EPIGENESI (dal gr. ἐπί "dopo" e γένεσις "generazione")
Secondo le teorie dominanti nel secolo XVIII, lo sviluppo degli organismi non sarebbe stato altro che una evolutio, un accrescimento di parti totalmente preesistenti nel germe, talché l'organismo nascituro sarebbe stato preformato in ogni sua parte (teoria della preformazione), secondo alcuni (ovisti) nell'uovo, secondo altri (animalculisti, vermicellai) nello spermio. Invece, secondo la teoria dell'epigenesi, già ammessa da Aristotele e introdotta nella scienza moderna da C. F. Wolff (1759), dal materiale più o meno indifferente dell'uovo fecondato, si formerebbe l'organismo, con tutte le sue parti, prodotte gradatamente e organizzate ex-novo. Le ricerche sperimentali moderne, mentre hanno da un lato riconosciuto un fondo di verità nella preformazione, in quanto hanno riscontrato nella maggioranza delle uova la presenza di "localizzazioni germinali" più o meno stabilmente determinate, e quindi una "organizzazione" che è in una data relazione con l'organismo che si formerà, hanno però conservato l'interpretazione essenzialmente epigenetica dello sviluppo, che in molti casi si è potuta dimostrare, ad es. attraverso le induzioni esercitate da alcuni organi o territorî embrionali, su altri. In complesso lo stridente contrasto fra le due teorie, che si manifestava in antico, tende ora a scomparire (v. differenziamento; determinazione; embriologia).