EPIFANIO di Salamina, santo
Vescovo e scrittore del secolo IV. Nacque a Besandirke, oggi Besanduc, in Palestina al principio del sec. IV. Andò ancor giovanetto in Egitto, trattovi dal fervore di quei monasteri copti, e tornato in patria fondò un monastero. Nel 367 fu eletto metropolita di Cipro, e consacrato vescovo di Salamina. Nella lotta contro Origene spese gli ultimi dieci anni della sua vita, scrivendo e accorrendo a Gerusalemme e a Costantinopoli, ove, per istigazione del patriarca alessandrino Teofilo, attaccò Giovanni Crisostomo, accusato di origenismo estremista; ma confessò poi di essere stato male informato. Morì nel 403, tornando da Cipro.
Scritti: L'Ancoratus ('Αγκυρωτός[λόγος]) scritto nel 374, vuol essere una specie di "ancora" di salvezza nell'esposizione della vera dottrina della Scrittura e degli Apostoli. Essa, insieme con le dottrine sulla Trinità e sull'Incarnazione, contiene il germe dell'opera più nota di E. (scritta tra il 375 e il 377) il Panarion ("contravveleno") adversus omnes haereses. L'opera è divisa in tre libri e sette tomi, e considera ottanta eresie diverse, di cui venti anteriori a Gesù Cristo. Se numerose notizie, spesso documentate, rendono particolarmente preziosa l'opera di E. per la storia del quarto secolo, l'animosità che egli pone contro l'eresia e il riconoscimento che egli stesso fa (Haer., LXXI) di parlare spesso per sentito dire, rendono sempre problematica l'accettazione pura e semplice delle sue asserzioni. Per i tre primi secoli E. sfrutta soprattutto l'Adversus Haereses d'Ireneo e il Syntagma d'Ippolito. Le diverse eresie sono nelle edizioni di E. numerate progressivamente e si usa citarle col loro numero d'ordine. Minore importanza hanno le altre tre operette di E.: l'Anakephalaiosis ("ricapitolazione") del Panarion (messa in dubbio come opera di E.); Sui pesi e le misure (superstite solo parzialmente in greco, e totalmente nella versione siriaca), che tratta, nella seconda parte, dei pesi e della cronologia della Sacra Scrittura, e nella prima del Canone Biblico e delle versioni dell'Antico Testamento; il trattatello Sulle 12 gemme, spiegazione degli ornamenti del sommo sacerdote giudaico; infine, alcune lettere, di cui una contro le immagini, messa in dubbio da D. Serruys (Académie Inscript. Belles Lettres, 1904,360 segg.), e rivendicata da Holl, Die Schriften des Epiphanius gen die Bilderaerehrung (Sitzb. Berl. Akad., 1916, 9, 828-868), e un'altra sulla Pasqua (Holl, Silzb. Berliner Akad., 25 febbraio 1926).
Dottrina: Principio di E. è che in cose di fede il cristiano deve contentarsi di quanto insegna la Chiesa; gli eretici, tagliatisi fuori dalla Chiesa, non sono informatori avvisati, e pertanto sono da respingere anche le idee poste a base del loro insegnamento e prese dalla filosofia greca: Origene. perciò, sarebbe , "padre di Ario, e radice e cagione di tutte le eresie". E. afferma che il Verbo assunse perfetta l'umana natura, che non ne venne a essere diminuita nell'Incarnazione: che Maria è vera Madre di Dio, sempre vergine, che Pietro è la pietra solida su cui poggia la Chiesa, in cui si ritrova la fede immutabile. Mentre S. Girolamo metteva in mostra l'erudizione filologica di E., chiamandolo pentaglotta (conosceva il greco, l'ebraico, il siriaco, il copto e il latino), l'esame della lingua da lui usata lo mostra rappresentante del greco della coinè.
Oltre all'edizione riprodotta in Patr. Graec., XLI-XLIII, sono da segnalarsi le edizioni del Holl, dell'Ancoratus e del Panarion,1-64, in Griech. Christl. Schriftsteller, XXV e XXXI, Lipsia 1915 e 1922.
Bibl.: J. Martin, Saint Épiphane, in Annales de phil. chrét., [155] 1907, pp. 113-150, 604-618; [156] 1908, pp. 32-49; B. Eberhard, Die Beteiligung des Epiphanius an dem Streite über Origenes, Treviri 1859; A. Vincenzi, Historia critica quaestionis inter Theophilum, Epiphanium et Hieronymum Origenis adversarios, et inter Ioannem Chrysostomum, Theotimum, Ruffinum et monachos Nitrienses, Origenis patronos, Roma 1865; K. Holl, Die handschriftliche Überlieferung des Epiphanius, in Texte u. Untersuch., XXXVI, ii, Lipsia 1910; Lipsius, Zur Quellenkritik des Epiphanius, Vienna 1885; J. Leipoldt, Epiphanius' von Salamis "Ancoratus" in saïdischer Übersetzung, in Berichte Leipziger Ges. Wiss., 1902, pp. 136-171; H. Gressmann, Jüdisch-aramäisches bei Epiphanius, in Zeits. neutest. Wiss., XVI (1915), pp. 171-197; U. v. Wilamowitz-Moellendorff, Ein Stück aus dem Ancoratus des E., in Sitzb. Berl. Akad., 1911, pp. 759-772; O. Bardenhewer, Gesch. altkirchl. Liter., III, Friburgo in B. 1912, pp. 293-302.