EPIBATI
. Su una nave da guerra greca, accanto ai rematori (ἐπικωποι) e ai ναῦται, marinai specializzati, c'erano gli ἐπιβαται, soldati di marina. Nei primi tempi della marineria greca da guerra, le navi servivano come pontoni per portare gli ἐπιβάται, che si lanciavano all'arrembaggio delle navi nemiche: essi erano quindi numerosi (40 per ogni nave dei Chioti a Lade nel 496 a. C.). Quando più tardi i Greci si perfezionarono nella manovra e appresero a nuocere al nemico con l'urto delle navi, il numero degli epibati andò diminuendo; le navi ateniesi, che a Salamina avevano ancora a bordo 18 opliti e 4 arcieri, avevano in media solo 10 opliti durante la guerra del Peloponneso. Servivano come epibati sulle navi ateniesi i teti, e in via eccezionale opliti delle prime classi; sulle spartane, perieci. Grossi contingenti di epibati sono ricordati per le grandi navi a più di cinque ordini di remi dell'età ellenistica. Epibate è anche il titolo d'un ufficiale superiore navale spartano addetto al navarca, e al quale si affidava alle volte il comando d'una squadra. Anche sulle navi romane, accanto ai remiges e ai nautae, di solito liberti o peregrini alleati, s'imbarcavano soldati detti classiarii, classici milites, propugnatores o anche epibătae (v. classiarî). I Romani, di fronte alla superiorità manovriera dei Cartaginesi, tornarono al sistema dei grossi reparti di soldati a bordo delle navi, sulle quali si imbarcavano i legionarî. Le quinqueremi romane del tempo delle guerre puniche, che pare avessero di solito 30-40 epibati a bordo, alle volte forniti dai socii navales, imbarcavano sino a 120 soldati per la battaglia (così, per es., alla battaglia dell'Ecnomo) e 80-90 le triremi dell'ultimo secolo della repubblica; sulle 400 navi di Ottaviano ad Azio, s'imbarcarono 8 legioni e 5 coorti pretorie, circa 36.000 soldati. Sotto l'Impero la distinzione fra marinai ed epibati vien meno e tutto l'equipaggio è indicato con milites classis; ma anche soldati delle legioni venivano sovente imbarcati sulle navi militari.
Bibl.: O. Fiebiger, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, 1907, col. 21; G. Busolt, Griech. Staatskunde, Monaco 1920-26; pp. 573, 576, 714, 717, 1206; A. Koester, in J. Kromayer-G. Veith, Heervesen u. Kriegführung der Griechen und Römer, Monaco 1928, pp. 191 e 621; J. Kromayer, in Philologus, LVI (1897), p. 481 seg.