epatocito (o epatocita)
La cellula propria del fegato, con caratteristiche uniche nell’organismo, vero e proprio laboratorio metabolico e catabolico. Gli e. costituiscono i due terzi circa della massa epatica e sono organizzati in acini, che sono l’unità funzionale del fegato.
L’e. ha struttura poligonale, con un nucleo gigante (o due); nel suo ampio citoplasma vi sono granuli e inclusi di sostanze varie prodotte dalla cellula stessa, ferro, pigmenti; nei lisosomi vi sono enzimi idrolitici. La cellula da una parte poggia sui capillari che provengono dalle diramazioni della vena porta, e recano tutte le sostanze assorbite dal tubo gastroenterico, e sono detti sinusoidi epatici, e dall’altra è in rapporto con l’endotelio capillare della vena epatica.
Gli e. hanno due polarità funzionali distinte: una baso-laterale che capta le sostanze nutritive provenienti dal sistema portale, l’altra apicale che, attraverso membrane canalicolari, secerne i componenti della bile. Il sistema capillare della vena epatica raccoglie i prodotti di sintesi escreti dell’e. e li immette nel torrente circolatorio. Gli e. svolgono numerose funzioni indispensabili alla salute e alla vita: sintetizzano la maggior parte delle proteine del plasma, le proteine di trasporto per altre sostanze (carrier), i fattori della coagulazione, alcune vitamine e alcuni ormoni; producono i componenti della bile (acidi biliari, colesterolo, fosfolipidi, ecc.); regolano il metabolismo degli zuccheri e dei grassi; regolano il metabolismo e la coniugazione di sostanze liposolubili organiche e di farmaci.
Le alterazioni funzionali dell’e. non sempre corrispondono ad alterazioni istologiche al microscopio ottico, ma moderne indagini di microscopia elettronica dimostrano alterazioni strutturali correlate a quelle funzionali ematochimiche. La complessità e la ricchezza delle funzioni dell’e. ne fanno il bersaglio di molte patologie, sia specifiche del fegato, che in comune con altri organi. L’alterazione più frequente dell’e. è la steatosi: in essa gli e. si presentano con infitrazione di grossi vacuoli vuoti, che spingono il nucleo in periferia (steatosi macrovescicolare), oppure di piccole gocce di trigliceridi (microvescicolare). Anche la necrosi dell’e., che corrisponde al quadro clinico di un’epatite, è molto frequente: in essa si ha distruzione degli e., con immissione in circolo degli enzimi in esso contenuti e delle sostanze cataboliche che, per la distruzione della struttura lobulare, vanno in circolo anziché nella bile; a causa della necrosi dell’e. vengono meno anche le sue funzioni di sintesi: proteine, fattori della coagulazione, vitamine, ecc. La biopsia epatica dimostra lo stato di distruzione cellulare e l’eventuale reazione infiammatoria che circonda gli epatociti. Alterazioni funzionali non epatiche dell’e. sono quelle dovute a deficit enzimatici, specialmente degli enzimi che riguardano la captazione e la coniugazione della bilirubina: immaturità alla nascita responsabile dell’ittero neonatale, o carenza di una proteina di trasporto della bilirubina come nel morbo di Gilbert. Rare sindromi da accumulo di metaboliti (lipidi, metalli) danno alterazioni tipiche dell’epatocito.