Weizman, Eyal. – Architetto britannico-palestinese (n. Haifa 1970). Docente di Culture spaziali e visuali presso la Goldsmiths, University of London, nel 2005 ha fondato il Centro di ricerca architettonica, dando vita nel 2007 con A. Petti e S. Hilal al collettivo Decolonizing architecture e fondando nel 2012 Forensic architecture, entrambi impegnati nella realizzazione di progetti multidisciplinari che integrano architettura, arte, pedagogia e politica, in una visione eticamente impegnata nel ripensamento delle relazioni di dominazione e nella decostruzione/decolonizzazione degli spazi civili, con particolare attenzione ai territori palestinesi, interpretati come il prodotto di politiche di controllo e sopraffazione. Collaboratore di ONG e organizzazioni per la difesa dei diritti umani, cocuratore della mostra Civilian occupation: the politics of israeli architecture (2003), della sua densa produzione saggistica sono stati tradotti in italiano: Architettura dell'occupazione. Spazio politico e controllo territoriale in Palestina e Israele (2009); Il minore dei mali possibili (2013); Architettura forense. La manipolazione delle immagini nelle guerre contemporanee (2022); Spaziocidio. Israele e l'architettura come strumento di controllo (2022); Il teschio di Mengele. L'avvento di un'estetica forense (2023).