Amini (Emînî), Mahsa (Zina, Jîna). – Donna curda (Sequiz, Kurdistan, 2000 - Teheran 2022), vittima della repressione iraniana. Fermata a Teheran dalla polizia morale nel settembre 2022, presuntamente perché indossava l’hijab lasciando scoperta parte della capigliatura e violando in tal modo le disposizioni di legge iraniane, è stata arrestata e internata in un centro di reclusione per essere sottoposta a “rieducazione”; qui ha subìto violente percosse che l’hanno costretta al ricovero presso il Kasra Hospital, dove è deceduta a seguito di una emorragia cerebrale prodotta da un trauma cranico. Scelta a icona delle discriminazioni di genere e della violazione dei diritti umani, la sua morte ha provocato una sollevazione di massa delle donne iraniane, che ha trovato risonanza nella solidarietà di attivisti e personaggi pubblici suscitando la durissima condanna della comunità internazionale. Le ampie e inclusive proteste di piazza scoppiate nel Paese, che hanno progressivamente assunto il carattere di una ribellione totale contro la Repubblica islamica e la guida suprema Ali Khamenei, sono state duramente represse dalle forze dell’ordine, ciò provocando centinaia di morti tra i civili, tra cui altre giovani donne quali Hadis Najafi, Hananeh Kia e Ghazale Chelavi, e la condanna a morte di oltre una decina di manifestanti, alcuni dei quali giustiziati per impiccagione. Sui complessi e sanguinosi eventi connessi con l'uccisione di Amini ha dato compiutamente conto nel 2023 il testo illustrato Donna vita libertà curato da M. Satrapj in collaborazione con il politologo F. Vahid, il reporter J.-P. Perrin e lo storico A. Milani; nel settembre dello stesso anno, in concomitanza con il primo anniversario della morte, nuove manifestazioni di protesta si sono svolte in varie località del Paese. Nel 2023 Amini e il Movimento Donna, vita, libertà in Iran sono stati insigniti del Premio Sakharov del Parlamento europeo per il loro impegno nella difesa dei diritti umani.