Masetti, Enzo
Compositore, nato a Bologna il 19 agosto 1893 e morto a Roma l'11 febbraio 1961. Musicista tra i più attivi nel cinema italiano del dopoguerra, M. fu sensibile alle ragioni di una cantabilità prettamente italiana, che travasava nella fruizione cinematografica le emozioni della romanza da salotto, secondo le esigenze del mercato. Autore raffinato, sempre attento a cogliere le diverse sollecitazioni suggerite dalle sceneggiature, laddove possibile tentò comunque cautamente qualche nuova strada: uno sperimentalismo ancorato alla tradizione che, d'altronde, si riflette anche nei suoi lavori operistici, sinfonici e cameristici. Nel 1946 vinse il Nastro d'argento con la colonna sonora di Malia di Giuseppe Amato.
Diplomatosi in composizione a Bologna, dove ebbe come maestro F. Alfano, M. si dedicò inizialmente all'opera lirica, incanalandosi su un genere assai collaudato in quegli anni: la fiaba musicale. Vennero così realizzate La fola delle tre ochette (1928) e La mosca mora (1930), su libretti in dialetto bolognese di commediografi vernacolari come A. Testoni e G. Gherardi. Più sperimentali risultarono invece le composizioni per orchestra dello stesso periodo, come Il gioco del cucù, con pianoforte solista, e Contrasti, mentre destarono una notevole attenzione il poema corale Carnasciale e Miserere e, successivamente, un lavoro di ardua definizione come La bella non può dormire (1957): sei quadri per altrettante storie d'amore ambientate nel Cinquecento.
Tuttavia, a partire da Cavalleria (1936), commedia sentimentale di Goffredo Alessandrini, il suo interesse si polarizzò verso la musica per film, intesa come 'musica di commento' (successivamente si sarebbe dedicato anche a radiodrammi). Sintomatico in questo senso è Piccolo mondo antico (1941), tratto da A. Fogazzaro, dove la colonna sonora (con innesti di canti risorgimentali e una citazione da La pietra del paragone di G. Rossini: la canzone Ombretta sdegnosa) rispecchia l'accuratezza stilistica della regia di Mario Soldati. Da citare anche La fossa degli angeli (1937), purtroppo andato perduto, ma amatissimo dal suo regista Carlo Ludovico Bragaglia, un tentativo di cinema-verità ambientato nelle cave di Carrara, in cui M. dà prova di virtuosismo tecnico con una partitura giocata sulla stratificazione di diversi piani sonori; gli incontri con Vittorio De Sica (La porta del cielo, 1945) e Pietro Germi (Il testimone, 1946); Vulcano (1950), film italiano di William Dieterle, con una pregevole pagina sinfonica (la scena della pesca del tonno); il sodalizio con Alessandro Blasetti, che dopo una serie di documentari sfociò nella partitura magniloquente per il film storico Fabiola (1949); Il brigante Musolino (1950), diretto da Mario Camerini, con un'ampia documentazione sonora folclorica.
La carriera di M. si sarebbe chiusa con le musiche per alcuni peplum di Pietro Francisci, come Le fatiche di Ercole (1958) ed Ercole e la regina di Lidia (1959), che non aggiungono nulla alla sua arte musicale, ma sono utili a completare il suo percorso artistico. M. volle credere nella musica da film, in un periodo in cui non tutti attribuivano al cinema valenza di opera d'arte, al punto da considerarla una vera disciplina: con i suoi trucchi del mestiere, ma anche con le sue regole scientifiche. Fu tra i primi a insegnare questa materia (a Roma, sia al Conservatorio di Santa Cecilia sia al Centro sperimentale di cinematografia) e ha lasciato vari scritti teorici, a cominciare dalla raccolta di saggi di autori diversi da lui curata (La musica nel film, 1950) in cui se ne riservò uno (Introduzione ai problemi della musica da film) tuttora di grande interesse. Le colonne sonore, vi sostiene M., hanno basi soprattutto tematiche: un tematismo soggetto a trasformazioni piuttosto che a concatenazioni, attraverso un trascolorare ‒ timbrico, armonico, ritmico ‒ di brani ora descrittivi, ora evocativi, ora allusivi.
E. Comuzio, Mosetti, Enzo, in Colonna sonora ‒ Dizionario ragionato dei musicisti cinematografici, Roma 1992, ad vocem; G. Rondolino, Cinema e musica, Torino 1991, p. 92; C.L. Bragaglia, Bragaglia racconta Bragaglia, Milano 1997, passim.