ENTREMONT
Fortezza antica situata a 3 km da Aix (Intermontes nel Medioevo), il cui nome antico non è conosciuto; fu la capitale celto-ligure dei Salî o Salluvî a cominciare dal IV-III sec. a. C.
In guerra contro la repubblica greca di Marsiglia, della quale disturbava l'espansione commerciale, fu distrutta nel 123 a. C. dai Romani alleati di Marsiglia. L'anno seguente, il proconsole C. Sesto Calvino fondò la prima stazione romana nella Gallia, Aquae Sexuae Saluviorum (Aix).
Pur essendo in guerra con Marsiglia, i Salî commerciavano con i Marsigliesi, si servivano della loro moneta (un tesoro di 1400 oboli raffiguranti una testa di Apollo è stato ritrovato in una casa), usavano l'alfabeto greco (graffiti su ceramiche), e acquistavano i vini dell' Italia meridionale importati dai negozianti marsigliesi. Con Marsiglia come intermediaria, essi avevano subito l'influenza spirituale della Magna Grecia e dell'Etruria.
La città indigena, che è in corso di scavo, occupa un ripiano triangolare (3 ettari e mezzo), difeso su due lati da uno scoscendimento roccioso e chiuso verso il N da un muro lungo circa 400 m, fiancheggiato da torri quadrate. È divisa essa stessa in due quartieri, la città alta, dove era situato il palazzo dei principi Salî col santuario, e la città bassa.
La pianta della città è "a scacchiera": è concepita secondo i precetti dell'urbanistica delle città greche, sconosciuti, in via generale, al resto della Gallia: le strade (larghe da m 2,50 a m 3,40), non selciate, delimitano isolati rettangolari con abitazioni di uno o due vani, e formano quadrivî.
L'influenza della civiltà mediterranea è notevole soprattutto nella statuaria (museo di Aix), che appare nella Gallia per la prima volta nelle città indigene in relazione con Marsiglia. Le statue del III-II sec. a. C. rappresentano i re e principi Salî eroizzati nel santuario che conteneva certamente le loro ceneri: di pietra locale, in grandezza naturale e a tutto tondo, le statue hanno caratteri individuali; certe particolarità della tecnica arcaica le avvicinano alle statue etrusche di terracotta. Una di esse è equestre; altre rappresentano il guerriero accovacciato a terra a guisa di "Buddha", ricoperto di corazza e di casco di cuoio. Gli eroi poggiano la mano sinistra su una "testa tagliata" (tête coupée) con gli occhi semi-chiusi o chiusi, che tuttavia non sembra essere un trofeo di guerra (la testa decapitata del nemico vinto), ma sembra aver avuto piuttosto un significato religioso, apotropaico.
Bibl.: F. Benoît, L'art primitif méditerranéen de la vallée du Rhône, Parigi 1945; id., Les fouilles d'E., en 1946, in Gallia, V, 1947, pp. 81-97; id., La statuaire d'E. Recherches sur les sources de la mythologie celto-ligure, in Riv. St. Liguri, XIV, 1948, pp. 64-84; id., La estatuaria provenzal en sus relaciones con la estatuaria ibérica en la época romana, in Archivo esp. de Arqueol., n. 75, 1949, pp. 113-145; R. Lantier, Les nouvelles statues d'E., in Mon. Piot, XL, 1944, pp. 87-106; id., in Rev. Arch., XX, 1943, II, pp. 141-151; Espérandieu-Lantier, Recueil des Basér-liefs de la Gaule romaine, XII, 1947, numeri 7833-7845.