ENTIMEMA (dal gr. ἐνϑύμημα "riflessione")
Nome dato da Aristotele al sillogismo retorico, deducente "da verosimiglianze o da segni" (ἐξ εἰκότων καὶ σημείων), e cioè argomentante da premesse non del tutto certe o nei loro dati di fatto o nelle loro connessioni logiche. Fondamentale nella retorica, l'entimema aveva con ciò scarso valore nella vera dimostrazione apodittica. Più tardi (il nuovo significato appare per la prima volta, sembra, presso Boezio) il nome passò invece a designare quei sillogismi ellittici, in cui una delle due premesse era sottintesa (p. es.: "sei uomo, dunque sei mortale": dove è sottintesa la premessa maggiore "tutti gli uomini sono mortali"); e s'intende come, data la maggiore vivacità ed efficacia di tali sillogismi, essi potessero assumere il nome tipico dei sillogismi oratorî. Aristotele aveva del resto chiamato già sentenze entimematiche quelle anche più ellittiche forme di espressioni, in cui i tre giudizî sillogistici si trovavano fusi addirittura in uno (p. es.: "mortale, non serbare odio immortale": dove il sillogismo completo suonerebbe "chi è mortale non deve serbare odio immortale; tu sei mortale: quindi non devi serbare odio immortale").