ENSENADA, Cenón de Somodevilla y Bengoechea, marchese de la
, Uomo politico spagnolo, nato in Alesanco (Logroño) il 2 giugno 1702, morto a Medina del Campo il 2 dicembre 1781. Cominciò la sua carriera nel 1720 con l'umile grado di ufficiale soprannumerario nel Ministero della marina. Dipoi, su proposta del Patiño nominato commissario reale di marina (10 agosto 1728), partecipò nell'agosto 1732 alla spedizione di Orano. Nella seguente campagna per la conquista del regno di Napoli fu "ministro principale dell'armamento navale", e in ricompensa ebbe il titolo di marchese de la Ensenada. Ritornato in Spagna, fu segretario del consiglio dell'ammiragliato, allora creato, segretario ad honorem del re, intendente di marina (1737). Durante la guerra di successione austriaca, nel 1741 fu assegnato all'Infante Don Filippo, generalissimo spagnolo in Italia, come segretario di stato e guerra; e accanto a lui restò sino al 1743, quando, venuto a morte il Campillo, fu richiamato in Spagna per assumere il gravoso peso delle segreterie di guerra, marina, azienda e Indie. Inoltre aggiunse a tali cariche anche quelle di segretario di stato, ispettore generale delle rendite, luogotenente generale dell'ammiragliato, notaio dei re di Spagna (1743), consigliere di stato (1745), segretario della regina (1750). Ma il 20 luglio 1754 fu destituito e relegato in Granata e poi nel porto di Santa Maria. Ivi visse per sei anni, del tutto lontano dalla vita politica spagnola; e ritornò a corte solo nel 1760, allorché ottenne di essere ricevuto dal nuovo re Carlo III. Ma si trattò di breve apparizione: ché il 18 aprile 1766 per ordine del monarca fu relegato in Medina del Campo.
Uomo di prodigiosa attività, egli fu uno dei più notevoli ministri riformatori della Spagna del Settecento. Assunto il governo mentre una guerra impopolare e dispendiosissima sembrava dovesse condurre al fallimento il paese, seppe condurla a termine senza aggravare ancora di più le condizioni dello stato. Ritornata la pace, tentò di porre riparo alla gravissima crisi che travagliava il paese, iniziando importanti opere pubbliche come l'apertura del canale di Castiglia; promovendo la diffusione in Spagna della cultura europea; proteggendo il commercio americano e le industrie nazionali; iniziando la generale riforma finanziaria dello stato con la creazione del catasto. Le relazioni che sottopose in gran numero al suo sovrano sono chiara prova del suo acume politico: e in esse troviamo affermata la necessità d'un codice civile e criminale "chiaro e succinto", d'una generale riforma giudiziaria, di ordinamenti atti a risolvere l'assillante problema demografico della Spagna attraverso l'immigrazione di elementi stranieri. Finalmente, risolse i conflitti tra Stato e Chiesa con il concordato del 1753. A tale opera diede effettiva unità il fine politico che egli s'era proposto e al quale subordinò tutti i suoi sforzi: la restituzione alla Spagna di un'effettiva autonomia politica, che la liberasse dalla schiavitù dell'alleanza francese e dal pericolo inglese: restituzione da ottenere non attraverso guerre - ché a differenza dei suoi predecessori egli sostenne esser la pace assolutamente indispensabile allo stato spagnolo, e giunse a mettere in dubbio sinanche l'utilità dei suoi possedimenti africani, che, tenendo costantemente aperto il conflitto con il mondo musulmano, rovinavano il commercio mediterraneo - sibbene con dei razionali armamenti, che pur non mirando a una parità con le due citate potenze, fossero tali da rendere decisiva nei conflitti europei l'alleanza spagnola e neutralizzassero tutti i tentativi che l'Inghilterra compiva per sostituirsi alla Spagna in America. Dinanzi a tale pericolo, valendosi dell'aiuto di Riccardo Wall, ministro degli Esteri di Ferdinando VI, l'Inghilterra con un intrigo di corte ben condotto riuscì a far cadere in disgrazia l'E. Sembra che la sua amicizia con i gesuiti inducesse poi Carlo III ad allontanarlo di nuovo dalla corte.
Bibl.: Fernandes de Navarrete, Noticia biogr. del marqués de la E., Madrid 1848; A Rodríquez Villa, Don Cenón de Somodevilla, parqués de la E., Madrid 1878; J. M. de Aranda, El marqués de la E., Madrid 1898.