VERSON, Enrico
– Nacque a Padova il 25 aprile 1845, figlio di Francesco Saverio e di Antonia Lozzi.
Il padre, di origine triestina, intraprese studi di medicina a Vienna, ma conseguì la laurea a Padova dove, dopo aver ricoperto vari incarichi presso ospedali della sua città natale, si trasferì nel 1841 per tenere il corso di clinica medica per chirurghi presso la locale università.
La morte improvvisa del padre nel 1849 lasciò la famiglia in difficili condizioni economiche, tanto che in seguito il giovane Enrico dovette dare lezioni private per mantenersi agli studi presso l’Università di Vienna, dove conseguì la laurea in medicina e chirurgia.
Dopo aver collaborato alla redazione del primo volume dell’Handbuch der Lehre von den Geweben des Menschen und der Thiere (Leipzig 1871), un trattato di istologia diretto da Salomon Stricker, nel 1870 Verson venne nominato aggiunto alla stazione bacologica sperimentale di Gorizia, il primo istituto dedicato alla ricerca sul baco da seta, allora diretto da Friedrich Haberlandt, e in questa veste partecipò al I Congresso bacologico internazionale che si tenne in quello stesso anno nella città friulana. Oltre a condurre ricerche ed esperimenti di cui diede conto sul periodico della stazione, Bachicoltura austriaca, durante la permanenza a Gorizia Verson tenne corsi di avviamento alla bachicoltura, i cui contenuti confluirono nella prima edizione del suo manuale sull’allevamento del baco da seta, Del filugello, lezioni teorico pratiche (Gorizia 1870). In seguito avrebbe poi pubblicato Del filugello e del suo allevamento. Lezioni (Torino 1877).
Nel 1871 fu chiamato a fondare la stazione bacologica sperimentale di Padova che, negli intenti di Luigi Luzzatti, allora segretario generale del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, avrebbe dovuto divenire il principale centro di ricerca e diffusione delle innovazioni nel settore a livello nazionale. Come direttore della stazione bacologica sperimentale si dedicò alla lotta contro la pebrina, la malattia del baco da seta che aveva messo in ginocchio la gelsibachicoltura europea, contribuendo a divulgare in Italia la tecnica di produzione del seme-bachi con il sistema di segregazione cellulare delle farfalle messo a punto pochi anni prima da Louis Pasteur. Oltre a organizzare corsi teorico-pratici di gelsibachicoltura rivolti a studenti italiani e stranieri, ai militari della guarnigione di Padova e ad allieve microscopiste, Verson promosse lo sviluppo di una rete di stazioni bacologiche estesa su gran parte del territorio nazionale.
Questi istituti, gestiti da privati ma sottoposti al controllo del ministero e al coordinamento della stazione di Padova, nelle sue intenzioni avrebbero dovuto sostenere il progresso della gelsibachicoltura fornendo servizi, formando manodopera specializzata e conducendo allevamenti-modello, ma ben presto la maggior parte di essi si dedicò alla produzione di seme-bachi in competizione con gli altri operatori privati.
Il pluridecennale impegno in campo scientifico e pratico in favore di uno dei principali comparti produttivi dell’economia italiana, insieme al ruolo di principale referente tecnico-scientifico del ministero dell’Agricoltura nell’ambito della gelsibachicoltura, portarono Verson a sviluppare un’estesa rete di relazioni internazionali. Partecipò ai principali convegni serici e alle esposizioni nazionali e universali documentando l’attività della stazione; entrò in rapporti di collaborazione scientifica – e talvolta in conflitto – con alcuni dei più importanti studiosi di scienze biologiche dell’epoca, a cominciare da Pasteur, e accolse a Padova esponenti dei servizi agricoli di molti Paesi europei ed extraeuropei. Nel 1893 gli fu conferita la medaglia d’oro del Congresso internazionale zoologico di Mosca e fu membro dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, dell’Accademia di agricoltura di Torino e socio corrispondente dell’Accademia Galileiana.
Per quanto attivamente impegnato nel favorire la ripresa della gelsibachicoltura italiana dalla crisi della pebrina, Verson considerò sempre la ricerca come il primo compito della stazione bacologica sperimentale, conducendo indagini sistematiche su diversi aspetti dell’anatomia e della fisiologia degli insetti sericiferi, dalla struttura degli arti all’apparato digerente, agli organi riproduttivi, alle ghiandole attive nelle fasi di sviluppo e metamorfosi. Scoprì, tra l’altro, le cellule giganti dei follicoli testicolari del Bombyx mori che presero il nome di cellule di Verson.
I risultati delle ricerche condotte con la collaborazione del suo assistente Enrico Quajat furono pubblicati prevalentemente nel periodico della stazione, l’Annuario della Regia Stazione bacologica sperimentale di Padova, diretto dallo stesso Verson, o negli Atti dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e in quelli dell’Accademia Galileiana. Sempre insieme a Quajat, Verson diede alle stampe una monografia dedicata al baco da seta, Il filugello e l’arte sericola: trattato teorico-pratico (Padova-Verona 1896).
Il progressivo superamento dell’emergenza causata dalla pebrina e il crescente disinteresse del ministero nei confronti della stazione bacologica sperimentale portarono Verson a rivolgersi sempre più alla ricerca, per applicare al baco da seta le scoperte più rivoluzionarie della scienza del tempo, dalla radioattività alle leggi di Mendel. Dai primi anni del Novecento concesse maggior spazio alle iniziative del suo assistente Quajat, dalle campagne di allevamento di specifiche razze di gelsi svolte negli osservatori bacologici sotto il coordinamento della stazione di Padova alla campagna per il rilancio della gelsibachicoltura nel Mezzogiorno, avviata nel 1905.
L’avvio dell’inchiesta serica, promossa da Luzzatti nel 1907, e il progettato rinnovo della stazione bacologica sperimentale di Padova, destinata a trasferirsi dalla sua sede originaria nei pressi di Prato della Valle a quella attuale a Brusegana, segnarono l’ultima fase della direzione di Verson, destinata a prolungarsi oltremisura in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale, che portò al richiamo di buona parte del personale. Dopo aver custodito la stazione, sostanzialmente inattiva, per tutta la durata del conflitto, Verson lasciò l’incarico nel 1919 venendo sostituito da Luigi Pigorini.
Morì il 17 febbraio 1927 a Padova, dove aveva continuato a risiedere anche dopo il pensionamento.
Fonti e Bibl: Necrologio di E. V., in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 1, LXXXVI (1926-1927), pp. 19-21; G. Teodoro, L’opera scientifica di E. V.(1845-1927), in Bollettino della Società entomologica italiana, LIX (1927), pp. 59-61; L. Pigorini, E. V. nella sua opera, in Annuario della Regia Stazione bacologica sperimentale di Padova, XLVI (1931), pp. 3-24; L. Cappellozza - S. Cappellozza, Gelsibachicoltura: tradizione e futuro a confronto, in L’agricoltura veneta dalla tradizione alla sperimentazione attraverso le scuole e le istituzioni agrarie padovane, a cura di P.G. Zanetti, Padova 1996, pp. 160-182; S. Zangheri, La stazione bacologica di Padova e la figura di E. V., in Le scienze biologiche nel Veneto dell’Ottocento. Atti del VI Seminario... 1996, a cura di B. Battaglia - G.A. Danieli - A. Minelli, Venezia 1998, pp. 101-109; A. Rigo, Introduzione a L’archivio dell’Istituto sperimentale per la zoologia agraria. Sezione specializzata per la bachicoltura di Padova. Inventario 1871-1952, a cura di A. Rigo, Salzano 2003, pp. VI-IX.