Nome con cui fu salutato dai suoi partigiani Enrico conte di Chambord (1820-1883), pretendente al trono di Francia. Le sue pretese dinastiche diedero occasione a G. Carducci di rappresentare nella Sacra di Enrico quinto (1874) quella ch'egli definì "la visione feroce e grottesca della impossibilità d'una restaurazione borbonica".