REDENTI, Enrico
REDENTI, Enrico. – Nacque a Parma il 15 dicembre 1883 da Alberto e da Lidia Bissoni.
Il padre, avvocato e professore di diritto civile nell’Università di Parma, morì quando Redenti aveva sedici anni, lasciandolo con la madre, che morì più che novantenne nel 1932.
Redenti conseguì la licenza liceale a Parma, nel cui Ateneo si iscrisse a giurisprudenza frequentando solo il primo anno, nel 1900-01. La madre infatti si trasferì a Roma perché il figlio potesse formarsi con giuristi come Vittorio Scialoja, Cesare Vivante e Vincenzo Simoncelli, che insegnava procedura civile e ordinamento giudiziario e con cui Redenti, non ancora ventunenne, si laureò il 15 ottobre 1904 discutendo una tesi su I magistrati del lavoro. A coprire la cattedra di procedura civile fu chiamato dopo due anni Giuseppe Chiovenda, con cui Redenti consolidò lo studio del diritto processuale civile recandosi anche, tra il 1909 e il 1910, all’Università di Berlino, per l’importanza che aveva assunto la dottrina processualistica tedesca.
A partire dall’8 marzo 1907 ebbe l’incarico di procedura civile e ordinamento giudiziario nell’Università di Camerino, dove insegnò anche diritto commerciale. Conseguita a Roma nel 1908 la libera docenza in procedura civile e ordinamento giudiziario, venne promosso professore straordinario a Camerino il 25 maggio 1908, salendo in cattedra a soli 24 anni. Alla fine del 1909 passò a Perugia come straordinario di procedura civile e con incarico di istituzioni di diritto privato, rimanendovi un solo anno, poiché avendo concorso per le cattedre di Messina e di Parma le vinse entrambe, optando per quella della natale Parma, dove fu chiamato il 16 gennaio 1911, e dove conseguì l’ordinariato il 1° luglio 1915. Resasi vacante la cattedra di procedura civile nell’Università di Bologna, Redenti, che frattanto era riuscito primo anche in un concorso per l’Ateneo pavese, preferì accettare la designazione della facoltà bolognese, dove giunse nel gennaio del 1916, anche se di fatto iniziò l’insegnamento solo nel 1919, perché allo scoppio della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi. Prestò servizio a Roma a capo del servizio per il trattamento economico, salariale e disciplinare delle maestranze presso il ministero per le Armi e munizioni, tenendo rapporti anche con il governo francese, che gli concesse, al termine del conflitto, la croce di cavaliere della Legione d’onore.
Da allora svolse tutta la sua carriera accademica a Bologna, non accettando la chiamata di Napoli prima e di Roma poi. Accanto al diritto processuale civile insegnò diritto commerciale all’Università Bocconi di Milano dal 1928-29 al 1940-41. Fu tra coloro che si adoperarono perché nell’Ateneo bolognese, accanto alla biblioteca universitaria, sorgesse l’Istituto giuridico. Attento alle nuove esigenze formative di laureati e laureandi, volle che alle lezioni si accompagnassero esercitazioni, la cui sede fu l’Istituto di applicazione forense, di cui fu direttore per ventitré anni, dall’istituzione, nel 1928, fino al suo collocamento a riposo, nel 1951, cui seguì nel 1959 la nomina a professore emerito.
Nel 1947, nell’occasione di un convegno a Firenze sulla riforma del processo civile, fu costituita l’Associazione italiana fra gli studiosi del processo civile, di cui assunse presto la presidenza. Sempre nel 1947 fondò a Bologna, con il civilista Antonio Cicu, la Rivista trimestrale di diritto e procedura civile.
Qualche anno dopo l’inizio dell’insegnamento Redenti aprì a Bologna uno studio d’avvocato, dove svolse la sua attività anche Arturo Carlo Jemolo, e che emerse a livello nazionale. Fu presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati e procuratori di Bologna dal 24 gennaio 1954 al 1° gennaio 1963 e membro del Consiglio nazionale forense.
Fu anche legislatore: partecipò ai lavori preparatori del codice di procedura civile del 1940. Il percorso di tale codice fu lungo e discontinuo. Redenti fece parte di una sottocommissione istituita a seguito del d. lgs. 21 marzo 1918, n. 361, di cui Giuseppe Chiovenda raccolse i lavori in un primo progetto. Nel 1923 fu poi emanata la l. 2814, e Redenti fece parte della sottocommissione C incaricata della preparazione del codice di procedura civile, il cui progetto fu redatto sostanzialmente da Francesco Carnelutti, ma anche questo non diventò diritto positivo. Frattanto fu incluso nel piccolo gruppo che, con colleghi d’Oltralpe, iniziò la redazione di un progetto di codice italo-francese delle obbligazioni e dei contratti, che non ebbe seguito. Nel 1933 il ministro dell’epoca affidò direttamente a Redenti il compito di predisporre uno schema, conosciuto come progetto Redenti e pubblicato nel 1936, relativo al solo processo di cognizione. Collaborò quindi al cosiddetto progetto preliminare Solmi, dal nome del ministro guardasigilli, Arrigo Solmi, e al relativo progetto definitivo. Frattanto però era divenuto guardasigilli l’onorevole Dino Grandi, il quale aveva riunito attorno a sé un piccolo comitato (Carnelutti, Piero Calamandrei, Redenti e il magistrato Leopoldo Conforti), che elaborò un ulteriore progetto, divenuto il codice approvato con r.d. 28 ottobre 1940 n. 1443, dopo un confronto con il progetto ministeriale, cui lavorò anche l’allievo di Redenti, Tito Carnacini.
Gli scritti di Redenti sono numerosi e non legati al solo diritto processuale civile (si veda la bibliografia – fino al 1950 – in Studi in onore di Enrico Redenti nel XL anno del suo insegnamento, I, Milano 1951, pp. XVII-XIX; egli stesso riunì in due volumi i suoi scritti minori: Scritti e discorsi giuridici di un mezzo secolo, I, Intorno al diritto processuale, II, Intorno al diritto sostanziale, Milano 1962).
Subito dopo la laurea, Enrico Redenti aveva pubblicato il primo saggio, legato all’argomento della tesi: Il contratto di lavoro nella giurisprudenza dei probiviri, in Rivista di diritto commerciale, I (1905), pp. 356-378, cui aveva fatto seguito, l’anno dopo, il Massimario della giurisprudenza dei probiviri, Roma 1906, che era ben più di un massimario, essendo arricchito da parti sostanziali, dedicate al contratto di lavoro, e processuali, sul giudizio davanti ai probiviri, riferimenti a legislazioni straniere comprese Australia e Nuova Zelanda. Molto moderno l’approccio che inquadra le problematiche anche nella prospettiva politico-sociale. Una caratteristica dell’opera di Redenti fu proprio quella di considerare le interazioni fra diritto sostanziale e processo e di prestare attenzione alla realtà.
Al tema del litisconsorzio, suggeritogli da Giuseppe Chiovenda, è dedicato il lungo studio storico Pluralità di parti nel processo civile (Diritto romano), in Archivio giuridico, 1907, pp. 3-134, e poi la monografia Il giudizio civile con pluralità di parti, Milano 1911, che costituì una pietra miliare degli studi monografici processualistici per il metodo utilizzato di ricavare dai casi sostanziali le categorie, di cui poi ricostruire le discipline particolari. L’opera venne ristampata nel 1960 (collana della Fondazione Calamandrei, Milano 1960) con prefazione dello stesso Redenti, considerata una sorta di testamento spirituale.
Nel 1911 licenziò la voce Fideiussione (pubblicata successivamente nel Dizionario pratico di diritto privato, diretto da V. Scialoja - R. de Ruggiero - P. Bonfante, III, 1, Milano 1923, pp. 118-150), poi La prova della data «riguardo ai terzi» (Roma 1915), cui seguì un lungo periodo di silenzio dovuto all’attività professionale e a vicissitudini familiari. Quindi le grandi opere della maturità: Dei contratti nella pratica commerciale (Padova 1931), frutto del lungo insegnamento di diritto commerciale alla Bocconi, dove è espressa la visione sociale ed economica del fenomeno giuridico; nel 1932 le dispense litografate del Corso di procedura civile ed ordinamento giudiziario, il cui primo capitolo è stato pubblicato da Tito Carnacini con il titolo originario De iustitia et iure, in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, 1981, pp. 1-26, e i Profili pratici del diritto processuale civile (Milano 1938).
Redenti considerava la giurisdizione come applicazione delle sanzioni, che sono sia penali sia civili, e si sostanziano in provvedimenti di reazione al torto. Di fronte alla violazione delle norme, con l’azione (attività processuale) si propone al giudice l’azione (pretesa) ed egli dirà se l’azione (diritto) sussiste, traendone le conseguenze. Centrale è anche la nozione di parte, dove evidenzia la distinzione fra essere parti del rapporto sostanziale, parti dell’azione in senso sostanziale e parti del processo, dati i diversi fenomeni ai quali la nozione si riferisce o si applica. I Profili pratici del diritto processuale civile divennero in seguito il Diritto processuale civile, del 1947-1950, opera mantenuta attuale dalle riedizioni a cura di Carnacini prima e di Mario Vellani poi. Da ultimo pubblicò Breve storia semantica di «causa in giudizio», in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, 1961, Supplemento, che reca un contributo alla teoria generale dell’efficacia dell’atto e della sentenza.
Ricevette diversi riconoscimenti, oltre quelli accademici. Dopo la seconda guerra mondiale fu chiamato a far parte dell’Accademia dei Lincei. La città di Bologna gli conferì l’Archiginnasio d’oro, il maggior riconoscimento che il Comune assegna a personalità del mondo della cultura e della scienza, e gli ha intitolato una via.
Sposatosi prima con Juliette Cesure e quindi, il 4 agosto 1944, a Bazzano (Bologna) dove aveva una villa, con Bianca Paltrinieri, non ebbe figli, ma considerò come tale la nipote della moglie, Graziana Covezzoli, che accolse in casa dopo la scomparsa dei genitori, e che lasciò unica erede.
Morì a Bologna il 1° gennaio 1963.
A lui venne intitolato l’Istituto di applicazione forense dell’Università degli studi di Bologna. Porta il suo nome la fondazione voluta dalla moglie per testamento a sua memoria, e che attribuisce i premi Enrico Redenti sia ad affermati studiosi sia a giovani autori di opere significative.
Fonti e Bibl.: E. Fazzalari, E. R. nella cultura giuridica italiana, in Rivista di diritto processuale, 1963, pp. 362-380; T. Carnacini, La vita e le opere di E. R., in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, 1964, pp. 1-27; S.A. Nicora, Il principio di oralità, Roma 1977, pp. 85, 97 ss.; T. Carnacini, E. R. nel centenario della nascita, in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, 1983, pp. 769-771; G. Auletta, Gli studi di diritto sostanziale di E. R., ibid., 1985, pp. 1-23; E. Grasso, Metodo giuridico e scienza del processo nel pensiero di E. R., ibid., pp. 24-48; U. Romagnoli, Un giurista liberal-democratico e il diritto dei probiviri, ibid., pp. 49-56; F. Cipriani, Storie di processualisti e di oligarchi: la procedura civile nel Regno d’Italia, 1866-1936, Milano 1991, pp. 357 ss.; Id., Il codice di procedura civile tra gerarchi e processualisti: riflessioni e documenti nel cinquantenario dell’entrata in vigore, Napoli 1992, pp. 29 ss., 105; S. Caprioli, Redenti giurista empirico, introduzione alla ristampa di E. Redenti, Massimario della giurisprudenza dei probiviri (1906), Torino 1992, pp. 3-66; F. Carpi, E. R.: dal «Massimario» al «Diritto processuale civile», in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, 1994, pp. 387-401; L. Castelvetri, Il diritto del lavoro delle origini, Milano 1994, pp. 164 ss.; P. Rescigno, Dalla giornata lincea in ricordo di E. R., in Rivista di diritto civile, 1995, pp. 109-115; F. Carpi, Spunti per il sessantesimo compleanno del codice di rito, in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, 2003, pp. 1009-1015; F. Cipriani, Scritti in onore dei ‘patres’, Milano 2006, p. 325 ss., che riproduce con una postilla: Id., Alla scoperta di E. R.(e alle radici del codice di procedura civile), in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, 2006, pp. 75-125; C. Vellani, E. R. ed il diritto commerciale, in Liber amicorum per Massimo Bione, a cura di L. Foffani - M.C. Fregni - R. Lambertini, Milano 2011, pp. 653-665.