PUCCI, Enrico
PUCCI, Enrico. – Nacque a Lucca il 7 aprile 1848, da Giovacchino e da Chiara Gadducci.
Fu tenuto a battesimo nella parrocchia di San Michele in Lucca, con i nomi di Alberto Gustavo Enrico (Archivio di Stato di Lucca, Ufficio di Leva, 230, atto n. 465).
Frequentò la Regia Scuola della Marina di Genova e, ancora cadetto, prese parte alla terza guerra d’indipendenza (1866). Maturò le sue prime esperienze nel campo della geodesia operativa nel 1869, partecipando alla campagna idrografica nel mare Adriatico, a bordo della pirocorvetta Monzambano, comandata dal capitano di vascello Antonio Imbert.
Nel 1874, ancora tenente della Regia Marina, partecipò a un’importante missione dell’Istituto topografico militare (ITM) per la misura della base geodetica nei pressi di Udine, realizzata sotto la direzione del capitano di stato maggiore Giovanni Maggia dell’ITM, in cooperazione con tecnici austriaci (ITM, 1877, p. 4). In tale occasione, Pucci fu incaricato dell’esecuzione dei lavori preparatori di livellazione della base e della disposizione dei longimetri (spranghe di Bessel) lungo la direzione della misura (ibid., p. 14).
Successiva a tale evento fu poi la sua assunzione all’ITM, avvenuta nel 1875, in qualità di ingegnere geografo, ruolo nel quale rimase fino al 1880 (Mori, 1922, p. 420). In tale Istituto, dopo un primo periodo di formazione professionale, prese parte, nel 1878, a un’altra, importante missione geodetica: la misura della base di Somma, detta anche del Ticino (Istituto geografico militare [IGM], 1895, p. 10), diretta ancora dal capitano Maggia. Per tale operazione, Pucci svolse sul campo il ruolo di ‘aiutante’, durante i lavori di misura della base, e si occupò della campionatura dei longimetri utilizzati, impiegando un comparatore di Bessel, insieme al collega ingegnere Francesco Garbolino e al topografo Luigi Gra dello stesso ITM (IGM, 1895, p. 21).
Nel 1877 fu impegnato nelle operazioni di triangolazione di primo ordine a ovest del meridiano di Milano, provvedendo alla determinazione dei vertici trigonometrici di Antola, monte Telegrafo, Penice e Tortona, con un teodolite di Starke; nel 1879 curò poi la determinazione del vertice di Busto Arsizio (1a e 2a stazione), con un teodolite di Pistor, e il raccordo della rete trigonometrica con la base del Ticino, al centro, all’estremo nord (1a e 2a stazione) e all’estremo sud (1a e 2a stazione), impiegando un teodolite di Brunner (ITM, 1881-1882, pp. 298, 300).
Nello stesso anno diede alle stampe il suo primo lavoro in campo geodetico, pubblicando una memoria dal titolo Sulla livellazione trigonometrica (Firenze 1879), ultimo importante lavoro di questo primo periodo di esperienze operative, prima di lasciare definitivamente l’ITM.
Nel 1880 ottenne la nomina a professore straordinario di geodesia teoretica presso la facoltà di scienze dell’Università La Sapienza di Roma, dove ebbe modo di ampliare gli orizzonti dei suoi studi in campo geodetico. Nel 1881 diede alle stampe una nota Sulla teoria delle basi geodetiche, pubblicata nel Giornale di matematiche (XIX, pp. 151-155), e si occupò poi delle riduzioni delle osservazioni geodetiche da una superficie di livello a un’altra. Nel 1883 fu incaricato anche di svolgere il corso di esercitazioni pratiche di geodesia, complementare dei corsi di geodesia e geometria pratica, per assumere poi l’incarico del corso di geometria differenziale. Pubblicò, tra il 1883 e il 1886, Fondamenti di geodesia, trattato in due volumi, innovativo rispetto ai precedenti Pincipii di geodesia di Federigo Schiavoni, giunti nel 1880 alla terza edizione. Quasi in contemporanea alla pubblicazione del secondo volume di questo trattato, nel 1886 ricevette la nomina a professore ordinario nella Scuola di applicazione per ingegneri di Roma.
Durante il periodo romano, avviò con Giuseppe Pisati una proficua collaborazione e una profonda amicizia, che si conclusero con la prematura morte di entrambi, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. L’attività di ricerca avviata in questo periodo dai due scienziati fu incentrata sulla determinazione della gravità assoluta in Roma, per la cui misura ricorsero all’applicazione del metodo ideato dal matematico, astronomo e geodeta tedesco Friedrich Wilhelm Bessel, ma impiegando cinque differenti coppie di pendoli. I due studiosi eseguirono 32 determinazioni di gravità assolute, coadiuvati dal giovane Paolo Pizzetti. L’esito delle indagini fu premiato nel 1882 dall’Accademia dei Lincei e pubblicato nella memoria a firma di entrambi gli studiosi, dal titolo Sulla lunghezza del pendolo a secondi (Roma 1883).
Dopo la premiazione dei Lincei, Pucci e Pisati continuarono le loro attività sperimentali di misura della gravità, compiendo ancora altre 147 determinazioni, fino al 1887, effettuate con oltre 20 coppie diverse di pendoli, e poi ancora con altre centinaia di misure, per un periodo complessivo di quasi un decennio. Questa copiosa messe di dati non fu però mai pubblicata dai due scienziati, che ritennero comunque non definitivi gli esiti delle loro ricerche. Fu poi a cura di Vincenzo Reina che questi loro ultimi lavori sperimentali furono raccolti sotto il titolo Sulla lunghezza del pendolo semplice a secondi in Roma, esperienze eseguite dai prof. G. Pisati ed E. Pucci e pubblicati postumi (1894).
Nell’anno accademico 1889-90 Pucci tenne il discorso di solenne inaugurazione degli studi dell’Università di Roma sul tema Le intuizioni e le sintesi della scienza, illustrando i contributi dei vari rami delle scienze allo sviluppo della civiltà ed esortando gli allievi a compiere i necessari sacrifici, in nome del progresso, rifuggendo dagli «ozi ignoranti» (cit. in Boaga, 1951, p. 49).
Enrico Pucci cessò di vivere a soli 43 anni, dopo essersi dedicato esclusivamente alla didattica nelle cattedre di geometria differenziale e di geodesia e alla ricerca scientifica, producendo nove pubblicazioni e un trattato.
Morì a Firenze l’11 febbraio 1891, dopo una lunga e penosa malattia.
Opere. Sulla livellazione trigonometrica, Firenze 1879; Sulle posizioni geografiche, in Giornale di matematiche ad uso degli studenti delle Università italiane, XVIII (1880), pp. 358-368; Sulla teoria delle basi geodetiche, ibid., XIX (1881), pp. 151-155; Sulla lunghezza del pendolo a secondi, in Reale Accademia dei Lincei. Memorie della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, 1882-83, 15 (4 febbraio 1883, con G. Pisati); Fondamenti di geodesia, I-II, Milano 1883-1887; Sulle formule fondamentali della geodesia geoidica, in Annali di matematica pura ed applicata, 1886, 14, 1, pp. 193-220; Dell’angolo caratteristico e delle linee caratteristiche di una superficie, in Atti della R. Accademia dei Lincei. Rendiconti, 1889, vol. 5, n. 7, pp. 502-507; Le intuizioni e le sintesi della scienza, discorso letto nella R. Università di Roma per la solenne inaugurazione degli studi dell’anno scolastico 1889-90, Roma 1890; Sul modo di ricercare la vera espressione delle leggi della natura dalle curve empiriche, Roma 1890; Sulla lunghezza del pendolo semplice a secondi in Roma, esperienze eseguite dai prof. G. Pisati ed E. Pucci, a cura di V. Reina, in Reale Accademia dei Lincei. Memorie della Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, CCXCI (1894), 1 (4 dicembre 1892), pp. 3-162.
Fonti e Bibl.: ITM, Misura della base geodetica eseguita nel 1874 nelle vicinanze di Udine, I, Geodetica, Napoli 1877; ITM, Triangolazione di 1° ordine nella regione dell’Italia Settentrionale che rimane a ovest del meridiano di Milano, I, Osservazioni azimutali eseguite dal 1877 al 1881..., Firenze 1881-1882; IGM, I, Misura della base di Somma o del Ticino; II, Misura della base di Ozieri (Sardegna), Firenze 1895; A. Mori, La cartografia Ufficiale in Italia e l’Istituto Geografico Militare, Roma 1922, p. 420; G. Boaga, E. P. (1848-1891), in Bollettino della Società italiana di fotogrammetria e topografia, I (1951), 3, pp. 48-49.