PESSINA, Enrico
Giurista, nato a Napoli il 7 ottobre 1828, ivi morto il 24 settembre 1916. Appena ventenne, prese parte ai moti rivoluzionarî napoletani del 1848. Poco dopo, nel 1849, un suo Manuale di diritto costituzionale, segnalato per l'arditezza delle dottrine liberali professate, gli attirò le persecuzioni della polizia borbonica, che crebbero dopo la difesa, da lui assunta nel 1852, dei compagni di fede politica processati per gli avvenimenti del 15 maggio 1848. Per misura di alta polizia fu arrestato e stette nel carcere per quattro mesi. A questi seguirono due anni di domicilio forzoso in Ottaiano. Nel marzo del 1860, per le sue relazioni con il rappresentante del governo sardo a Napoli, veniva di nuovo arrestato, ma dopo due giorni di prigionia, riparò a Marsiglia. Da questo luogo di esilio andò poi a Livorno. Con decreto del Farini, dittatore dell'Emilia, fu nominato professore di diritto nell'università di Bologna. Ma, caduti i Borboni, assunse l'ufficio di sostituto procuratore generale presso la gran corte criminale di Napoli e poco dopo, al tempo della luogotenenza del principe Eugenio di Carignano a Napoli e in Sicilia, fu segretario generale nel dicastero di Grazia e giustizia. Eletto deputato nel primo parlamento italiano, ritornò più volte alla camera, dove sedette al centro sinistro. Il 16 marzo 1871 fu nominato senatore; nel 1889, vicepresidente del senato. Nel 1879, come ministro di Agricoltura, industria e commercio, entrò nel primo ministero Cairoli; nel 1885 fu ministro di Grazia e giustizia nel gabinetto Depretis. Il 24 novembre 1914 fu nominato ministro di stato.
Se non partecipò con molta assiduità ai lavori parlamentari, fu autorevolissimo membro di numerose commissioni costituite per la compilazione delle leggi penali: da quella incaricata della revisione e unificazione delle leggi italiane, per la quale scrisse la memorabile relazione pubblicata in testa al codice penale e al codice di procedura penale, fino alla commissione incaricata della revisione e del coordinamento del testo definitivo del codice di procedura penale nominata con decreto del 30 giugno 1912, dalla quale per altro poi si ritrasse per l'impossibilità di far trionfare alcune sue idee di riforma. Era membro residente dell'accademia reale di Napoli, socio nazionale dell'accademia dei Lincei, presidente dell'accademia Pontaniana di Napoli e socio di molte altre accademie italiane e straniere.
Dopo Francesco Carrara, il P. fu il più grande dei criminalisti italiani. Fu col Carrara uno dei capi dell'indirizzo giuridico, altrimenti detto classico, del diritto penale: indirizzo che egli sviluppò, sotto l'influenza della filosofia hegeliana, con spirito filosofico e con talento originale. La pena è da lui concepita come retribuzione giuridica del male del reato. Il suo mirabile equilibrio gli fece considerare oggetto della scienza del diritto penale il diritto storicamente divenuto e positivamente vigente nello stato, non il diriîto ideale, che è oggetto della filosofia e neppur ciò che può essere oggetto della politica criminale. Avversò il positivismo filosofico e metodologico applicato alle scienze giuridiche e l'empirismo semplicistico di antropologi, psicologi e sociologi criminalisti. La genialità della sua mente ebbe davanti a sé orizzonti più vasti di quello del diritto, e così fu non soltanto grandissimo giurista, ma filosofo, letterato e storico. E fu avvocato insigne e conferenziere affascinante.
Opere: Trattato di penalità generale secondo la legge delle due Sicilie, Napoli 1858; Trattato di penalità speciale secondo la legge delle due Sicilie, ivi 1859; Elementi di diritto penale, voll. 3, ivi 1865 (5ª ed., ivi 1885); Il naturalismo e le scienze giuridiche, ivi 1878; La scuola storica napoletana nella scienza del diritto, ivi 1882; Manuale del diritto penale italiano, voll. 3, ivi 1893-95 (3ª ed., 1905-06); Scritti di Enrico Pessina raccolti e pubblicati dal comitato promotore delle onoranze per il 50° anno di insegnamento, ivi 1899; Manuale del diritto pubblico costituzionale, ivi 1900; La crisi del diritto penale nell'ultimo trentennio del secolo XIX, ivi 1906; Il diritto penale in Italia da Cesare Beccaria fino alla promulgazione del codice penale vigente (1764-1890), in Enciclopedia del diritto penale italiano, Milano 1906, II, p. 539 segg.; Discorsi vari, voll. 7, Napoli 1914-16, ecc. L'Enciclopedia del diritto penale italiano è opera promossa e curata dal P.
Bibl.: Necrologi di E. P., in Rivista penale, LXXXIV (1916), p. 482; in La scuola positiva, XXVI (1916), pp. 818-823; A. Rocco, E. P., in La giustizia penale, 1926 (Opere giuridiche, Roma 1933, III, p. 425 segg.).