PERSICO, Enrico
PERSICO, Enrico. – Nacque a Roma il 9 agosto 1900, figlio unico di Gennaro e di Rosa Massaruti. Il padre era cassiere della Banca d’Italia; entrambi i genitori erano di origine napoletana.
A Roma intraprese studi classici nel ginnasio-liceo Umberto, dove strinse amicizia con Enrico Fermi, di un anno più giovane. Negli anni del liceo i due giovani svilupparono l’interesse per le materie scientifiche, incoraggiati dal professore di fisica Filippo Eredia. Persico si iscrisse nel 1917 a fisica all’Università di Roma, dove si laureò il 22 novembre 1921 con una tesi sull’effetto Hall svolta sotto la guida di Orso Mario Corbino, direttore dell’Istituto di fisica. Dopo la laurea fu per un breve periodo assistente all’Osservatorio astronomico del Campidoglio diretto da Alfonso Di Legge, per passare nel 1922, come assistente di Corbino, all’Istituto di fisica dell’Università di Roma, dove rimase fino al 1927. Nel 1924 ottenne la libera docenza e l’anno successivo trascorse un lungo periodo di studi all’Università di Cambridge, dove entrò in contatto con Arthur Eddington e Paul Dirac.
A Roma Persico si occupò di varie questioni, spaziando da ricerche sperimentali sull’effetto Hall a lavori teorici di relatività e astrofisica. Particolarmente significativi, tra i lavori di questo periodo, sono una nota scritta in collaborazione con Fermi sul principio delle adiabatiche e la meccanica ondulatoria, e una ricerca pionieristica fondamentale sulla teoria dei gas altamente ionizzati, ispirate rispettivamente dalle idee di Erwin Schrödinger, che erano appena state pubblicate, e dal rapporto con Eddington.
Nel 1926 Persico risultò secondo, dietro a Fermi e davanti ad Aldo Pontremoli, nella terna vincitrice del primo concorso bandito in Italia per la cattedra di fisica teorica, e fu chiamato a Firenze. Nell’Istituto di fisica di Arcetri diretto da Antonio Garbasso, Persico continuò a occuparsi dei problemi su cui aveva lavorato in precedenza a Roma, ma soprattutto svolse una funzione determinante come docente, contribuendo in modo decisivo alla diffusione delle nuove idee della meccanica quantistica e alla formazione di un’intera generazione di giovani ricercatori. Sotto la sua influenza crebbero in quegli anni a Firenze, tra gli altri, Bruno Rossi, Gilberto Bernardini, Giuseppe Occhialini, Giulio Racah, Daria Bocciarelli e Lorenzo Emo Capodilista. L’impegno didattico di Persico per la diffusione dei più recenti sviluppi della meccanica quantistica si concretizzò nel testo in cui sono esposti i contenuti del suo corso di fisica teorica (Lezioni di meccanica ondulatoria, redatte da B. Rossi e G. Racah, Firenze 1929 e Padova 1929-30). Prodotte inizialmente come dispense del corso, e subito dopo pubblicate a stampa grazie a un contributo dell’istituto di fisica romano, queste lezioni, poi note nell’ambiente dei fisici come ‘Il vangelo copto’, costituivano una delle migliori presentazioni esistenti all’epoca delle idee fondamentali della meccanica quantistica, anche al di fuori dell’Italia.
Nel 1929 gli fu offerta la cattedra di fisica teorica a Milano, resasi vacante a seguito della tragica morte di Pontremoli durante la seconda spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord del 1928. Persico rifiutò l’offerta, ma accettò l’anno successivo l’analoga proposta da parte dell’Università di Torino. La proposta di chiamare Persico era stata fatta alla facoltà di scienze torinese dal matematico Francesco Tricomi, che lo aveva conosciuto a Roma, vincendo le diffidenze nei confronti della nuova fisica teorica nutrite da Carlo Somigliana e verosimilmente anche dal titolare della cattedra di fisica sperimentale Alfredo Pochettino.
A Torino Persico si occupò di applicazioni della meccanica quantistica e, in collaborazione con Antonio Rostagni, dei problemi connessi alle tecniche di misura della radiazione neutra; si dedicò con particolare cura alla stesura di libri che esercitarono una considerevole influenza sulla cultura scientifica italiana (Ottica, Milano 1932; Introduzione alla fisica matematica, Bologna 1936). L’opera principale fu la sostanziale revisione e approfondimento delle lezioni di meccanica ondulatoria; ne risultò un brillante manuale di meccanica quantistica che passò attraverso numerose edizioni e fu pubblicato dopo la guerra anche in traduzione inglese (Fondamenti di meccanica atomica, Bologna 1939; Fundamentals of quantum mechanics, New York 1950). Il volume apparve come il terzo contributo – dopo quelli di Fermi su Molecole e cristalli (1934) e di Franco Rasetti su Il nucleo atomico (1936) – a quello che sarebbe dovuto diventare un grande Trattato di fisica pubblicato sotto gli auspici del Consiglio nazionale delle ricerche, che non fu mai completato. Il libro di Persico continuò a essere adottato a lungo come introduzione alla meccanica quantistica e rappresentò per generazioni di studenti italiani il primo approccio ai suoi concetti fondamentali.
A Torino, come in precedenza a Firenze, Persico contribuì con le sue doti di maestro alla creazione di un’importante scuola di fisica teorica moderna, formando numerosi giovani ricercatori; tra questi vanno ricordati Gian Carlo Wick, Nicolò Dallaporta, Luigi Radicati, Marcello Cini e Augusto Gamba. A differenza della quasi totalità dei fisici italiani della sua generazione, Persico nutrì sempre un vivo interesse per il versante epistemologico della riflessione scientifica e i problemi dei fondamenti della fisica che lo spinse a dedicare parte della sua attività alla traduzione di classici del pensiero scientifico (M. Planck, La conoscenza del mondo fisico, traduzione a cura di E. Persico di Wege zur Physikalischen Erkenntnis (1908-1933), Torino 1942).
Nel 1943 fu eletto socio dell’Accademia delle Scienze di Torino. Trascorse buona parte degli anni più duri della guerra, tra il 1943 e il 1945, a Torre Pellice, per sfuggire le difficoltà della vita a Torino e il pericolo dei bombardamenti. A partire dall’estate del 1945 il suo interesse per le questioni di carattere fondamentale lo portò a partecipare attivamente agli incontri di un gruppo di intellettuali di varia formazione interessati a problemi di filosofia della scienza. Questo gruppo, di cui facevano parte tra gli altri Nicola Abbagnano, Ludovico Geymonat e Prospero Nuvoli, diede vita nel 1947 al Centro di studi metodologici, cui Persico diede un attivo contributo di idee. Ma la situazione scientifica torinese negli anni del dopoguerra era scoraggiante e la prospettiva di una ripresa appariva molto lontana. Nel 1947 Persico accettò la proposta dell’Universitè Laval a Québec, in Canada, di coprire la cattedra lasciata libera dal suo vecchio amico Franco Rasetti che aveva diretto il laboratorio di fisica di quella Università dal 1939 e che si era appena trasferito alla Johns Hopkins University di Baltimora. A Laval Persico rimase tre anni; nonostante il relativo isolamento scientifico, come direttore del dipartimento di fisica riuscì a organizzare attività sperimentali e laboratori per gli studenti, e si occupò di vari argomenti teorici, tra cui lo studio degli spettrometri per raggi β.
Nel 1950 Persico rientrò in Italia, chiamato dalla Facoltà di scienze dell’Università di Roma sulla cattedra di fisica superiore che era rimasta vacante a seguito della morte di Antonino Lo Surdo. Tenne questo insegnamento fino al 1958, anno in cui passò alla cattedra di fisica teorica. A Roma si occupò per qualche tempo di ottica elettronica, ma ben presto tutta la sua attività fu assorbita dall’impegno richiesto per il progetto dell’elettrosincrotrone che l’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) aveva deciso nel 1953 di realizzare all’interno del costituendo Laboratorio nazionale di Frascati. Persico fu incaricato della direzione della sezione teorica del gruppo del sincrotrone e cominciò a dare un contributo determinante attraverso la formazione di un gruppo di giovani ricercatori nel corso di macchine acceleratrici da lui tenuto presso la Scuola di perfezionamento istituita nel 1954 dalla sezione romana dell’INFN. Fino al 1957, quando la parte di progettazione e di calcolo giunse alla fine, Persico lavorò ai più vari problemi teorici connessi con la realizzazione della macchina dallo studio delle distribuzioni di potenziale elettrico o di campo magnetico prodotti da elettrodi di forme non usuali, fino all’elaborazione di una teoria generale dell’iniezione di particelle cariche in macchine acceleratrici. Le dispense originali dei corsi tenuti alla scuola di perfezionamento furono poi riviste e raccolte in un volume sulla fisica degli acceleratori che conobbe larga diffusione (Lezioni sugli acceleratori di particelle, raccolte da G. Caglioti - N. D’Angelo - A. Reale, Roma 1954; Principles of particle accelerators, in collaborazione con E. Ferrari e S.E. Segre, New York 1968).
Terminata la collaborazione con il gruppo di Frascati, nel 1958 tornò a occuparsi dei suoi antichi interessi per la fisica dei gas altamente ionizzati, studiando, in collaborazione con George Jiri Linhart, i problemi del confinamento dei plasmi in bottiglie magnetiche. Si interessò anche degli aspetti teorici della fisica dei reattori nucleari, e tra il 1956 e il 1964 tenne su questi argomenti corsi avanzati, oltre che per la scuola di perfezionamento dell’Istituto di fisica di Roma, nel quadro del corso di fisica nucleare applicata e chimica nucleare e del corso di perfezionamento in ingegneria nucleare, organizzati dal Comitato nazionale per l’energia nucleare.
Durante tutto il periodo trascorso a Roma, Persico fu responsabile scientifico della biblioteca dell’Istituto di fisica; grazie al suo assiduo impegno la biblioteca triplicò la sua consistenza e vide crescere il numero degli abbonamenti a riviste scientifiche da poche unità fino a circa centocinquanta, oltre a subire una sostanziale ristrutturazione. Negli ultimi anni Persico dedicò sempre maggiore attenzione all’organizzazione del corso di laurea in fisica e più in generale a problemi di didattica, all’insegnamento della fisica e alla diffusione della cultura scientifica, producendo anche apprezzati lavori rivolti a un pubblico di formazione scientifica, ma non specialista e giungendo a pubblicare una guida all’inglese scientifico, in un’epoca in cui simili strumenti erano del tutto carenti, per quanto se ne sentisse ormai la necessità (Gli atomi e la loro energia, Bologna 1959; Guida alla lettura dell’inglese tecnico, Bologna 1965).
Sempre attento ai problemi della didattica e alle difficoltà degli studenti, Persico rimase profondamente turbato dalla contestazione studentesca del 1968, di cui non riusciva a comprendere le motivazioni.
Morì a Roma il 17 giugno 1969, dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale a causa di un nuovo attacco dell’affezione cardiaca che gli era stata diagnosticata qualche anno prima.
Nominò l’Accademia nazionale dei Lincei, di cui era socio dal 1952, erede universale dei suoi beni, con l’eccezione della sua ricca collezione di libri scientifici e delle sue carte personali, che lasciò all’Istituto di fisica romano.
Fonti e bibl.: Roma, Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di fisica, Fondo Enrico Persico; per la consultazione sono disponibili: Inventario del fondo E. P. (1919-1969), a cura di E. Mazzina - L. Orlando, Roma 1997 e L’archivio di E. P., I, La corrispondenza, a cura di G. Battimelli - M. De Maria - G. Paoloni, Roma 1990. L’inventario è anche disponibile dal sito di Archivi del Novecento (www.archividelnovecento.it).
M. Verde, E. P., cenni commemorativi, in Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino. Classe di scienze fisiche matematiche e naturali, 1970-71, vol. 105, pp. 313-323 (con elenco delle pubblicazioni); E. Amaldi - F. Rasetti, Ricordo di E. P., in Giornale di Fisica, 1979, vol. 20, pp. 235-260 (con elenco delle pubblicazioni); L. Giacardi - C.S. Roero, L’eredità del Centro di studi metodologici sulla matematica torinese, in Quaderni di storia dell’Università di Torino, a cura di A. d’Orsi, II-III (1997-98), 2, pp. 289-355; V. De Alfaro, E. P., in La Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali di Torino 1848-1980, II, I Docenti, a cura di C.S. Roero, Torino 1999, pp. 295-302.