PAGLIA, Enrico
– Nacque a Mantova il 13 giugno 1834, primogenito di Luigi, sarto, e di Barbara Goffredi, casalinga. Dopo aver frequentato le scuole elementari fu avviato alla carriera ecclesiastica. In seminario ebbe come insegnanti importanti patrioti, quali Enrico Tazzoli, Luigi Martini, Giuseppe Pezzarossa: un contatto quotidiano che alimentò in lui convinti ideali risorgimentali. Fu educato a un metodo rigoroso di ricerca, a un cattolicesimo liberale e riformatore, alla politica intesa come impegno e militanza.
Assunse gli ordini sacerdotali il 22 dicembre 1855 ed ebbe subito la nomina di insegnante di scienze naturali presso il seminario di Mantova. Lasciò però la città nel 1859, quando, in seguito alla pace di Zurigo del 10 novembre, Mantova venne staccata dalla Lombardia. Paglia, che nel maggio 1859 aveva composto una canzone popolare per esortare i connazionali a combattere per la libertà e l’indipendenza sotto la bandiera sabauda, prese quindi la via dell’esilio, spostandosi prima a Moglia di Gonzaga e l’anno successivo a Reggiolo, dove insegnò nel ginnasio comunale e assunse la direzione delle scuole comunali. Nel 1861 si trasferì ad Asola e poi a Codogno fino al 1866, anno del ritorno definitivo nella città natale, dove proseguì l’insegnamento diventando direttore didattico delle scuole municipali.
Nel 1873 abbandonò la veste talare, sperando comunque «colla grazia divina di rimanere nella Chiesa cristiana cattolica» e confessando la motivazione che lo aveva spinto a ricevere gli ordini sacri: «nessun altro motivo determinò a tale gravissimo passo che la necessità di sfuggire per tale mezzo alla coscrizione militare» (Mantova, Arch. storico diocesano, Arch. mons. Luigi Martini, Corrispondenza, b. 19, lettere di Enrico Paglia a mons. Luigi Martini del 6 e 16 giugno 1873).
Affiancò all’attività di direttore didattico molti altri incarichi. Fu segretario del Comizio agrario di Mantova dal 1872; socio effettivo della Società geologica residente in Milano dalla seduta del 27 febbraio 1859 (incarico che mantenne anche dopo la trasformazione dell’istituto in Società italiana di scienze naturali dal 1860); professore socio residente della Regia Accademia Virgiliana di Mantova dal 1871 al 1880, socio effettivo residente nel periodo 1885-1887. Fu membro della Commissione di vigilanza dell’Archivio Gonzaga, delle biblioteche e dei Musei comunali di Mantova, membro della Società storica lombarda. La bibliografia ottocentesca lo cita anche come Regio ispettore degli scavi per la provincia di Mantova ma di fatto questo incarico non risultò mai essergli stato conferito.
Pubblicò numerosi contributi sull’agricoltura, la geologia, la zootecnia, su questioni naturalistiche, archeologiche, storiche, statistiche ed economiche con un calibrato dosaggio di rigore scientifico ed utopia, astrattezze teoriche e pratiche certezze.
L’interesse per la geologia lo portò a occuparsi di paletnologia. Fu il primo tra gli studiosi mantovani ad avvicinarsi a questa nuova disciplina: un interesse che risale alla frequentazione del mondo scientifico milanese a partire dal 1859; in particolare, a proposito dell’argomento, lo influenzarono gli interventi dei soci della Società geologica Gabriel de Mortillet, Paolo Lioy ed Antonio Stoppani. Contribuì all’ingresso e diffusione della paletnologia in territorio mantovano tramite i contatti con amici studiosi di scienze naturali (quali Vincenzo Giacometti e Francesco Masè). Fu solo nel 1867 che compì le prime esplorazioni, indagando la stazione di Bigarello con Giacometti. Sino al 1877 allargò le sue ricerche paletnologiche nei siti mantovani che si andarono via via individuando.
Nel suo saggio del 1879 si definì «coscienzioso espositore di fatti» e giustificò il suo interesse per la paletnologia sostenendo che «con ciò non credo di uscire dal seminato; presentandosi l’archeologia come un anello di congiunzione tra gli studi naturali, propriamente detti, e l’antropologia e la storia» (p. 273). Mise così ben in luce la sua idea di paletnologia, cogliendo al meglio l’origine e lo sviluppo della disciplina: nata dalle scienze naturali, gradualmente se ne distaccò per cogliere anche aspetti d’indagine più antropologici.
Avviato agli studi naturalistici dal mantovano conte Luigi d’Arco, fu encomiato e citato nelle opere geologiche di Antonio Stoppani, e mostrarono ammirazione per lui gli studiosi Paolo Mantegazza, Paolo Lioy. Ebbe contatti epistolari con gli scienziati Théodore Caruel, Gabriel de Mortillet, Giovanni Omboni, Giovanni Passerini, Antonio Stoppani, Torquato Taramelli.
Uomo poliedrico e cultore delle scienze, è ricordato soprattutto come docente, sacerdote, scrittore, naturalista, paletnologo e storico. Fu fervida anche la sua attività pubblicistica, volta ad elevare moralmente e socialmente la condizione femminile. Inoltre, contribuì alla conoscenza di vari aspetti del territorio mantovano. Il suo maggiore sforzo in tal senso fu il Saggio di studi naturali sul territorio mantovano, pubblicato nel 1879 e articolato in sei parti: geografia fisica, geognosia, valli salse di Sermide, geogonia, archeologia (al capo secondo inserì una parte dedicata alla preistoria del Mantovano, fornendo un quadro sintetico delle scoperte), storia naturale. Questo lavoro, completo, articolato, con numerose informazioni tuttora valide e unico per il mantovano, contribuì ad affermare Enrico Paglia nel mondo scientifico.
Morì a Mantova, celibe, il 6 gennaio 1889.
Opere: Tra le opere principali di Paglia si segnalano: Degli strati del terreno sottoposto al letto attuale del Po, in Atti dei geologi residenti in Milano, I (1855-59), Milano 1859, pp. 109-113; Sulle colline di terreno erratico intorno all’estremità meridionale del Lago di Garda, in Atti della Società italiana di scienze naturali, II, Milano 1860, pp. 337-342; Lettera sulla terramare di Bigarello, in G. de Mortillet, Materiaux pour l’histoire positive et philosophique de l’homme, Parigi 1868, pp. 300-302; Carta del mantovano, Mantova 1870; Valli salse di Sermide nel mantovano, Milano 1874; Saggio di studi naturali sul territorio mantovano, Guastalla 1879; La provincia di Mantova: monografia agraria, in Atti della giunta per l’inchiesta agraria, VI (1882), 4, pp. 103-163; Brevi notizie geografiche-storiche-statistiche sul Mantovano con cartine topografiche, Mantova 1886; Il Villafranchiano nei dintorni del Lago di Garda, in Rendiconto del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, 1889, vol. 22, n. 2, pp. 112-117.
Fonti e Bibl.: Mantova, Arch. storico diocesano, Arch. mons. Luigi Martini, Corrispondenza, b. 19; Ibid., Biblioteca comunale Teresiana, lettere di vari a E. P.; Padova, Arch. del dipartimento di geoscienze dell’Università degli studi, Fondo Giovanni Omboni, fascicolo E. P. . G. Quadri, [Necrologio di E. P.] , in Gazzetta di Mantova, 8 gennaio 1889; S. Arrivabene, Sul feretro di E. P., ibid., 11 gennaio 1889; G. B. Intra, E. P., in Archivio storico lombardo, s. 2, XVI (1889), pp. 294-296; L. Carnevali, E. P., in Atti e memorie della Regia Acc. Virgiliana di Mantova, 1889-90, pp. 59-77; E. Penasa, L’opera scientifica di E. P., ibid., n.s., 1935, vol. 24, pp. 75-169; G. Schizzerotto, Mantova 200 anni di ritratti, Castelgoffredo 1981, pp. 322 s.; Id., Sette secoli di volgare e di dialetto mantovano, Mantova 1985, pp. 432-436; F. Baraldi, Luigi d’Arco, geologo mantovano, in un inedito del 1858: “Viaggio a monte Baldo”, in Atti e memorie dell’Acc. Virgiliana di Mantova, 1987, vol. 55, pp. 85-110; M. Bencivenni, R. Dalla Negra, P. Grifoni, Monumenti e istituzioni. I. La nascita del servizio di tutela dei monumenti in Italia: 1860-1880, Firenze 1987, pp. 293 s.; R. C. De Marinis, Il Mincio e il suo territorio, Verona 1993, pp. 57-67; S. Attene, Gli studi archeologici e la conoscenza del territorio mantovano nell’Ottocento, in Civiltà mantovana, XXXI (1996), pp. 57, 63-69; Dizionario onomastico mantovano, a cura di A. Baroni, Mantova 2002, p. 210; D. Martelli, L’archivio di monsignor Luigi Martini. Inventario, Mantova 2003, pp. 155, 329, 491; D. Trevisan, I paletnologi mantovani tra il XIX e la prima metà del XX secolo, in Civiltà mantovana., XLVI (2011), pp. 67-103.