TAZZOLI, Enrico Napoleone
Sacerdote e martire della libertà italiana, nato a Canneto, in provincia di Mantova, il 19 aprile 1812, impiccato sugli spalti di Belfiore il 7 dicembre 1852.
Fece privatamente i primi studi; il 3 aprile 1825 ammesso al chiericato, studiò a Mantova, quindi a Verona, poi di nuovo a Mantova (novembre 1829), dove attese a studi teologici e filosofici. Appena ventiquattrenne fu scelto a insegnare filosofia nel seminario di Mantova, dove diede pure opera a promuovere l'istituzione degli asili infantili. Animato da sentimenti liberali, li manifestò in più occasioni, specialmente quando, predicando nel duomo per l'Avvento (novembre 1848), con "arditezza di raffronti richiamò le vicende di Mantova nel 1630; descrisse le devastazioni allora commesse dagli Austriaci con trasparenti allusioni alle prepotenze d'allora e vaticinò non lontano il tempo che queste iatture finirebbero per concorde volere degli Italiani". Tratto in arresto, si volle allora essere miti con lui, anzi il processo finì con una intemerata del Gorzgowski, governatore di Mantova. Il T. fece parte e anzi presiedette quel Comitato rivoluzionario che fu fondato a Mantova per opera di Battista Angelini di Villimpenta per suggerimento del Mazzini e col proposito di diffondere nella città e provincia mantovana le cartelle del Prestito nazionale ideato a Londra dal grande agitatore. Il ricavato delle cartelle del prestito mazziniano affluiva nelle mani del T., il quale, diligente fino allo scrupolo, teneva nota di esso in un registro cifrato che fu la causa principale della sua rovina. Infatti, quando in una perquisizione eseguita (31 dicembre 1851) a Castiglione delle Stiviere fu sequestrata una cartella del Prestito nazionale nella casa di certo Pesci, costui confessò subito di averla avuta dal sacerdote Ferdinando Bosio, che era collega nell'insegnamento e intimo del T., e che, dopo abili ed estenuanti interrogatorî, scese a dolorose confessioni. Avvertito in tempo, il T. si rifiutò di allontanarsi da Mantova, e fu arrestato la sera del 27 gennaio 1852 in casa sua, dove furono sequestrate carte che dovevano compromettere lui e altri congiurati, specialmente quel registro dei nomi cifrati, che poté in parte essere decifrato da chi imbastiva il processo. L'arresto del Castellazzo e del Faccioli, e le delazioni di costoro, finirono per rovinare il T., che durante gl'interrogatorî sostenuti in quasi un anno di detenzione nell'orrida muda della Mainolda, tenne un contegno eroico, tentando di salvare i suoi compagni di pena, addossandosi tutta la responsabilità della congiura. Commoventi sono le lettere da lui scritte ad amici e parenti, durante la sua lunga prigionia. Condannato a morte insieme con altri congiurati, mostrò sublime coraggio durante l'esecuzione capitale
Bibl.: C. Cantù, Del prete E. T. (estratto dalla Rass. contemporanea); G. Polari, E. T., Torino 1861; P. Suzzara-Verdi, Patria e cuore, fatti di Mantova, Milano 1861; C. Cantù, E. T., ivi 1868; L. Martini, Il confortatorio di Mantova negli anni 1851-52-53-55, voll. 2, Mantova 1871; T. Vedovi, Cenni biografici dei martiri di Belfiore e S. Giorgio, ivi 1872; E. Tazzoli, Memorie inedite al gen. Culoz sulle cause della congiura del 1850 (con prefazione di A. Luzio), ivi 1886; G. De Castro, I processi di Mantova e il 6 febbraio, Milano 1893; L. Reggiani, E. T., Torre Picenardi 1901; A. Luzio, I martiri di Belfiore e il loro processo, narrazione storica documentata, Milano 1905; E. Piva, Lettere e versi inediti di un martire di Belfiore (estratto dalla Miscellanea di studi critici in onore di G. Mazzoni), Firenze s.a.