Medioli, Enrico
Sceneggiatore cinematografico e televisivo, nato a Parma il 17 marzo 1925. Autore raffinato, la cui ispirazione artistica affonda le radici nel mondo letterario, romantico e decadente, M. stabilì un profondo e intenso sodalizio creativo con Luchino Visconti, con il quale iniziò a collaborare, a partire dagli anni Sessanta, scrivendo per lui sceneggiature basate su adattamenti di romanzi su soggetti originali. Affascinato dalle tematiche care al regista, M. tratteggiò con sensibilità personaggi minati psicologicamente da un senso di morte e dissoluzione, e sospesi dialetticamente tra un passato che non offre più un rifugio e un presente/futuro cui non possono sottrarsi.
Trasferitosi a Roma, prima di occuparsi di cinema scrisse per il teatro una commedia musicale (Lina e il cavaliere), e fu assistente di Visconti anche nella regia, soprattutto di opere liriche. Nel 1960, sostituendo Vasco Pratolini e affiancando Suso Cecchi d'Amico, oltre a Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, M. iniziò la collaborazione cinematografica con Visconti, dando il suo apporto alla sceneggiatura di Rocco e i suoi fratelli. Fu questo il primo ritratto di un gruppo familiare, contadino e meridionale, in cui emergono tensioni, violenza e lotte feroci nell'affrontare il difficile inserimento nel tessuto urbano di una grande città del Nord. Anche La caduta degli dei (1969), che valse a M. una nomination all'Oscar, nel riecheggiare il clima di cupo intrigo di un Macbeth moderno, risulta imperniato sulla famiglia nel cui seno però si insinua il germe del crollo, della dissoluzione e della corruzione. Il film nacque da un soggetto elaborato da M. con il regista e fu poi sviluppato con Nicola Badalucco; durante la lavorazione la precedente intuizione di ambientarlo fra l'alta borghesia industriale italiana fu abbandonata per sviluppare la storia di ricchi industriali metallurgici tedeschi negli anni Trenta, in virtù di nuove suggestioni nate da letture sul Terzo Reich. Punto di arrivo dell'ideale parabola discendente nell'analisi della vita familiare fu Gruppo di famiglia in un interno (1974), basato su un soggetto che M. propose al maestro e in cui si rivela la sua passione per le conversation pieces (ritratti di gruppi familiari). L'elaborazione dei temi cari al regista ‒ la memoria, il vagheggiamento del passato, il protagonista come rappresentante di valori positivi e ideali ‒ era già stata affrontata da M. attraverso l'adattamento (realizzato con la Cecchi d'Amico, Franciosa, Festa Campanile) del romanzo di G. Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo (1963) e con la sceneggiatura di Ludwig (1972) e viene qui portata a maturazione. Infatti nella figura del vecchio e solitario intellettuale, che prende le distanze dal mondo circostante volgare ed estraneo e la cui famiglia è costituita da fantasmi immaginari e da inquilini sconosciuti, M. rievoca sia l'aristocratico Don Fabrizio di Salina (l'attore è in entrambi i casi Burt Lancaster), rappresentante di una classe dirigente colta e depositario di un patrimonio di tradizione e di cultura, sia il re esteta, affascinante e folle nella sua incapacità di adattarsi al mondo reale, a lui contemporaneo. Per Visconti, e sempre con la Cecchi d'Amico, M. aveva scritto anche il dramma Vaghe stelle dell'Orsa (1965), e l'ultimo film del regista L'innocente (1976), tratto dal romanzo di G. D'Annunzio, ambientato in epoca umbertina, in cui vennero elaborati dialoghi che si ispiravano a tutta l'opera del poeta.
Oltre al lavoro svolto con Visconti, si deve ricordare la partecipazione di M. alle sceneggiature di Lettere di una novizia (1960) di Alberto Lattuada, adattamento del romanzo di G. Piovene, ai due film di Valerio Zurlini La ragazza con la valigia (1961) e La prima notte di quiete (1972), a Splendori e miserie di Madame Royale (1970) di Vittorio Caprioli, a La storia vera della Signora dalle camelie (1981) di Mauro Bolognini, e a Oltre la porta (1982) di Li-liana Cavani. Nel 1984 fece parte del gruppo di sceneggiatori che adattarono il romanzo The hoods di H. Gray per Once upon a time in America (C'era una volta in America) di Sergio Leone. Da allora ha lavorato esclusivamente per la televisione.