GUJ, Enrico
Nacque a Roma il 15 apr. 1841 da Giovanni Augusto, ingegnere, e da Rosa Aloisi. Avviato alla professione paterna, conseguì nel 1864 la laurea in ingegneria nell'Università di Roma; fu allievo anche dell'architetto R. Francisi (Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, vol. 164, n. 104).
Iniziò la sua attività di progettista con interventi nel centro storico di Roma: nel 1868-69 progettò e realizzò il palazzo Pesci (via dei Cestari, nn. 33-37, e via dell'Arco della Ciambella, n. 17a), per il quale il padre aveva redatto una perizia di esproprio nel 1865 (Roma, Arch. stor. Capitolino, Tit. 54, prot. 61074/1873); già in quest'opera d'esordio emergono soluzioni compositive e linguistiche neocinquecentesche, caratteristica precipua della sua intera produzione. Nell'ambito dei lavori di allargamento di via della Rotonda, tra il 1871 e il 1872, il G. fu impegnato nella ridefinizione di palazzo De Dominicis (già Crescenzi-Bonelli), spostando l'ingresso secondario nella facciata su via di S. Eustachio, caratterizzata da una fascia centrale rivestita in bugnato (ibid., prott. 38150/1871; 11119/1873; 2104/1873). Nel 1872-74 predispose il progetto di sopraelevazione e accorpamento della casa Asperduti-Evangelisti in via Brunetti, nn. 24-26 (ibid., prott. 28902/1872; 22248/1874).
Negli stessi anni avviò la sua lunga e fortunata attività di docenza, prima all'Archiginnasio, dove insegnò geometria grafica e idrometria (1869-70), geometria descrittiva (1870-71), architettura statica e idraulica (1871-72) e in seguito nella nuova Scuola di applicazione per ingegneri, dove ebbe la cattedra di architettura tecnica dal 1873 al 1905, ricoprendo la carica di vicedirettore dal 1886 al 1901 (Spano). Il suo insegnamento era improntato sui tradizionali modelli accademici d'ispirazione francese, sensibili alla didattica di E.-E. Viollet-le-Duc; numerose erano le visite durante l'anno accademico a monumenti storici, in buona parte di età rinascimentale, con esercitazioni ex tempore, alternate a sopralluoghi nei cantieri della Roma umbertina, in compagnia degli stessi progettisti, tra gli altri G. Podesti, L. Carimini, G. Burba. Il corso veniva chiuso da un "esperimento finale", consistente in un rilievo dettagliato di un edificio storico, da eseguirsi nell'arco di una settimana (Annuario della Scuola d'applicazione per gl'ingegneri, 1891-1906). Tra gli allievi che proseguirono al suo fianco la carriera accademica in qualità di assistenti vi furono G. Misuraca, F. Spalazzi, E. Paniconi e G. Giovannoni che lo definì "il Nestore degli insegnanti d'Architettura in Italia", rimarcando il metodo didattico improntato sullo studio delle "forme classiche in quei rilievi architettonici che egli poneva come a base positiva del suo insegnamento" (Prof. comm. E. G.). Nel 1882 presentò un piano per l'ingrandimento della sede della Scuola ubicata nel convento di S. Pietro in Vincoli che, seppur realizzato solo parzialmente, tracciò la strada per il successivo progetto di G.B. Milani (Relazione illustrativa del progetto di riduzione e compimento dell'edificio ove ha sede la Regia Scuola d'applicazione per gl'ingegneri in Roma, Roma 1882, e Sistemazione dell'edificio della R. Scuola d'applicazione per gl'ingegneri in Roma, in L'Italia, III 1885, 7, pp. 102-106).
Durante i primi anni di insegnamento alla Scuola di applicazione l'attività professionale del G. registrò un sensibile rallentamento; in questa fase la principale realizzazione è rappresentata dal cimitero comunale di Genzano (1873-77), a impianto rettangolare definito su tre lati da emicicli, con la chiesa sita al termine del viale principale, su pianta a croce greca, con la successione di vestibolo voltato a botte, tamburo ottagonale e cupola cassettonata, abside a catino (Melaranci).
L'interesse per i grandi spazi romani a esedre emerge anche nel progetto redatto con G.B. Giovenale e presentato nel 1877 al secondo concorso per il palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, dove ottenne menzione dalla giuria; l'impianto era caratterizzato da una sala centrale a "doppio ordine di loggiati in giro" e da un'ampia esedra destinata all'esposizione di opere all'aperto, con annessa sala ottagona (Il palazzo per la Esposizione nazionale; Accasto - Fraticelli - Nicolini, pp. 70 s.).
Negli ultimi due decenni dell'Ottocento l'attività del G., oramai in fase matura, si divise tra una serie di proposte per la sistemazione di alcuni nodi urbani nel centro di Roma e il restauro della Farnesina ai Baullari.
Nel 1884 il G. presentò due progetti inerenti la realizzazione di una fontana in ricordo dell'apertura di via Nazionale, vagamente ispirata alla fontana di Trevi, da ubicarsi in una prima stesura a ridosso di palazzo Vidoni, verso largo Strozzi e, dopo la bocciatura in Consiglio comunale, riproposta senza successo in piazza S. Pantaleo (Roma, Arch. stor. Capitolino, Ufficio V. Piano regolatore, posiz. 14, f. 233, e, a stampa, Proposta di una fontana monumentale da erigersi sul prolungamento della via Nazionale, Roma 1884; Proposta di una fontana, in L'Italia, III 1885, 4, pp. 63 s.).
Nell'annosa questione della sistemazione di piazza Colonna, il G. redasse un progetto nel 1895, dettato dai principî di "viabilità e decoro" (Proposta per la sistemazione di piazza Colonna, Roma 1896), proponendo una piazza rettangolare unita allo slargo di S. Maria in Via mediante una "specie di imbuto svasato" tra i due edifici preesistenti riadattati a nuove funzioni (caffè-concerto e albergo), con una linea d'intervento vicina al "concetto di restauro urbanistico che informa grandissima parte delle sistemazioni coeve nella capitale" (Giovanetti, p. 389).
Più ardita e criticabile appare la proposta presentata nel 1900 per la sistemazione di palazzo Altieri verso via del Plebiscito, mediante la realizzazione di un portico interno "che poco o nulla alteri la compagine del palazzo", con un "partito decorativo armonizzante con quello che esiste" (Proposta tecnico-finanziaria per la creazione di un portico sotto il palazzo Altieri: Roma, Arch. stor. Capitolino, Ufficio V. Piano regolatore, posiz. 14, f. 245).
Alcuni tra i caratteri dei progetti citati sarebbero confluiti nel piano di ridefinizione del palazzo Regis Linotte in corso Vittorio Emanuele II a Roma, noto come Farnesina ai Baullari, l'opera più rappresentativa nella produzione del G., che lo vide impegnato per un ventennio.
In qualità di architetto dei proprietari I. Turrio e F. Baldassarri, il G. predispose un progetto già nel 1885 (Progetto di compimento del palazzetto ai Baullari denominato "La Farnesina", in L'Italia, III 1885, 9, pp. 142-146); ripresentato nel concorso del 1886-87, il piano venne scelto dalla commissione che segnalò alcune modifiche da apportarsi nel progetto esecutivo, redatto nel 1888-89. I lavori iniziarono solo nel 1898 e vennero ultimati nel 1905; le decorazioni pittoriche (1906-08) furono eseguite da Eugenio Cisterna (ampia documentazione in Roma, Arch. stor. Capitolino, Ufficio V. Piano regolatore, posiz. 11, ff. 1-12). Lasciando pressoché inalterati i prospetti sul vicolo dell'Aquila, il G. ridisegnò e integrò le facciate sul corso Vittorio Emanuele II, con la loggia d'angolo a serliane, e su via dei Baullari, dove inserì il terrazzamento gradonato, operazioni che ridefinirono anche l'impianto planimetrico dell'edificio. Con l'intenzione di realizzare un'opera che "paia come uscita dalla testa del medesimo architetto che la creò" (ibid., f. 6), l'autore si fece interprete della corrente più vicina a Viollet-le-Duc, allontanandosi dalle direttive di Camillo Boito, cercando di evitare "la distinzione fra parti vecchie e nuove, e riprendendo stilisticamente i motivi originali in una libera interpretazione progettuale" (Racheli, Restauri…, p. 89). In quest'ottica il progettista riservò particolare attenzione alla scelta e alla lavorazione dei materiali, in special modo per la pietra da taglio e le cortine in laterizio. Criticata dai contemporanei, l'opera fu inserita da Giovannoni (1929) nella categoria dei "restauri di innovazione", rimarcando "la troppa genialità di quel portico d'angolo" ma ritenendola in definitiva rispondente "ad una necessità assoluta che nulla poteva evitare".
Tra il 1889 e il 1894 il G. progettò e realizzò la villa per Carlo Piancastelli a Fusignano in Romagna, poi demolita; interessante per l'impianto di tipo centrico, in parte derivato dagli studi di G. Semper, con atrio colonnato a tre navate e scala a triplice rampa decorata alla raffaellesca, l'edificio presentava eleganti logge a serliana nelle due facciate principali, con ricercate decorazioni esterne in cemento idraulico (Villa Piancastelli in Fusignano, Roma 1896).
Tra le opere minori del G. vanno menzionate le cappelle Maurizi e Cortesi al Verano, di datazione incerta; l'ingresso dell'orto botanico nel vicolo Corsini (Roma, Arch. stor. Capitolino, Ispettorato edilizio, prot. 3064/1897); il restauro di parte del pavimento del portico e della chiesa di S. Pietro in Vincoli, concluso nel 1891 (Racheli, 1995, p. 360); la casa Millefiorini ad Albano, "elegante edificio in stile del Quattrocento" (Giovannoni, Commemorazione…, p. 80); la sistemazione del nuovo accesso alla villa Colonna in via Ventiquattro Maggio, in collaborazione con il padre (Riduzione dell'ingresso alla villa Colonna al Quirinale, in Edilizia moderna, III 1894, 11-12, p. 87). Il G. fu anche autore di un progetto per il nuovo cimitero di Castellammare di Stabia, rimasto sulla carta (Nuovo cimitero progettato per Castellammare di Stabia, ibid., V 1896, 3, p. 21).
Accademico di S. Luca dal 1881 (Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, vol. 143, n. 137), fu presidente dell'Accademia nel biennio 1901-02, partecipando anche a varie commissioni interne.
Si deve citare, tra l'altro, la commissione operante nel 1886-87 per l'esame dei titoli di ammissione all'albo degli architetti e ingegneri del Comune di Roma (Gallo, p. 100). Insieme con il pittore F. Gai, nel 1883 venne incaricato dal consiglio accademico di effettuare un sopralluogo al palazzo Farnese di Caprarola, per suggerire modalità e tecniche appropriate circa i restauri necessari nel complesso (Relazione intorno lo stato del palazzo Farnesiano: Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, vol. 147, n. 43); nel 1888 i due fecero una nuova visita per controllare la qualità dei lavori, non lesinando critiche al progettista (Palazzo Farnese in Caprarola. Relazione sui restauri iniziati dal comm. Francesco Gavaudan, Roma 1888). Nel 1884 il presidente F. Fabi Altini lo incaricò del progetto per l'archivio accademico, da ricavarsi nei locali attigui alla biblioteca nella sede dei Ss. Luca e Martina (Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, vol. 148, n. 61).
Fu membro dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon, dell'Associazione artistica fra i cultori di architettura, del Consiglio superiore dei Lavori pubblici e di numerose commissioni, tra cui quella del secondo concorso per il palazzo di Giustizia nel 1886 (Marconi, p. 27); nel 1902 fu nominato commissario regio dell'Istituto di belle arti di Napoli.
Sposato con Teresa Marelli, ebbe da lei tre figli, dei quali Romolo (1877-1941) ed Ernesto (1880-1945) seguirono la carriera paterna.
Il G. morì a Roma il 28 dic. 1905.
Tra gli scritti del G., oltre a quelli citati, si ricordano: Giulio Pitocchi, Roma 1895; Palazzo Farnese in Caprarola, con F. Gai, ibid. 1895; Luigi Biolchini, ibid. 1897; Parere tecnico sulla caduta di parte del cornicione della nuova casa Rossellini sul corso d'Italia a Roma, con A. Ciappi, ibid. 1898; L'utilità e l'importanza della prospettiva nell'architettura, ibid. 1899; Parole pronunciate sulla bara del prof. Cesare Mariani il dì 23 febbr. 1901, ibid. 1901; Casa Paniconi in via delle Fiamme in Roma, in Edilizia moderna, XII (1903), 2, p. 5; Commemorazione del senatore prof. Luigi Cremona, Roma 1903.
Fonti e Bibl.: Oltre a quanto citato nel testo, si veda Arch. di Stato di Roma, Università di Roma, b. 315; Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, voll. 144, n. 9; 147, n. 55; 192, n. 23; 191, n. 17; Ibid., Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale Antichità e belle arti, Istituti di belle arti (1860-96), b. 11; Il palazzo per la Esposizione nazionale di belle arti da eseguirsi in Roma, in L'Ingegneria civile e le arti industriali, IV (1878), 5, pp. 66-74; J. Arnaud, L'Académie de St-Luc à Rome, Rome 1886, pp. 369 s.; C. M., La villa Piancastelli in Fusignano, in Edilizia moderna, III (1894), 3, pp. 22 s., tavv. XII-XIII; Id., Ristauro e compimento della Farnesina ai Baulari in Roma, ibid., IV (1895), 2, pp. 11-13; G. Giovannoni, Prof. comm. E. G., ibid., XV (1906), 2, p. 8; Id., Commemorazione del socio E. G., in Annuario dell'Associazione artistica fra i cultori di architettura. Roma, 1905-1906, Roma 1906, pp. 76-80; R. Pélissier, Per il cinquantenario della Scuola d'ingegneria di Roma. Notizie storiche e biografiche, Roma s.d. (ma 1924), pp. 43 s., 136; G. Giovannoni, Questioni di architettura, Roma 1929, p. 168; N. Spano, L'Università di Roma, Roma 1935, pp. 124, 126, 194, 334, 339; A. Mambelli, Un umanista della Romagna. Carlo Piancastelli, Faenza 1938, pp. 21 s., tavv. 3-6; M. Piacentini - F. Guidi, Le vicende edilizie di Roma dal 1870 ad oggi, Roma 1952, pp. 38, 56, 68, 73; G. Accasto - V. Fraticelli - R. Nicolini, L'architettura di Roma capitale 1870-1970, Roma 1971, pp. 70 s., 114, 118; A.M. Racheli, Corso Vittorio Emanuele II. Il tracciato e i monumenti, in Roma capitale 1870-1911. Architettura e urbanistica (catal., Roma), Venezia 1984, pp. 328 s., 342-344, 349; Id., Corso Vittorio Emanuele II. Nuove ricerche archivistiche, ibid., pp. 361 s., 368; F. Giovanetti, Via del Corso rinnovata. La sistemazione di piazza Colonna, ibid., pp. 388 s., 402; V. Di Gioia, Dalla Scuola d'ingegneria alla facoltà d'ingegneria di Roma, Roma 1985, pp. 31, 33, 37 s.; A.M. Racheli, Restauri in Roma capitale. Teorie da Camillo Boito a Gustavo Giovannoni, in Forma. La città antica e il suo avvenire, Roma 1985, pp. 88-90; Id., Corso Vittorio Emanuele II. Urbanistica e architettura a Roma dopo il 1870, Roma 1985, passim; L. Gallo, Gli architetti attivi in Roma nella seconda metà del secolo XIX nel fondo "Titolo 54" dell'Archivio storico Capitolino, in Architettura. Storia e documenti, 1986, n. 2, pp. 100, 109; L. de Stefani, Le scuole di architettura in Italia. Il dibattito dal 1860 al 1933, Milano 1992, pp. 56, 67; C. Benocci, Il palazzo Regis ai Baullari, sede del Museo Barracco, in Museo Barracco. Storia dell'edificio, Roma 1995, pp. 9-69; A.M. Racheli, Restauro a Roma 1870-1990. Architettura e città, Venezia 1995, pp. 53, 56 s., 68 s., 83, 360, 378; A. Curuni, Gustavo Giovannoni. Pensieri e principî di restauro architettonico, in La cultura del restauro. Teorie e fondatori, a cura di S. Casiello, Venezia 1996, pp. 272-274; C. Schiattone, Palazzo Regis: storia delle trasformazioni, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, n.s., 1998, n. 31, pp. 59-74; R. Catini, I concorsi Poletti 1859-1938, Roma 1999, pp. 16 s., 71, 81, 111, 114, 117 s.; V. Melaranci, Genzano di Roma: la città, i monumenti, Genzano 2001, pp. 120-127; G. Fatica, Vignola a Caprarola: restauri e prospettive, in Le fabbriche di Jacopo Barozzi da Vignola. I restauri e le trasformazioni, Milano 2002, pp. 61-68; P. Marconi, Il "Palazzaccio": storia e architettura, in Il palazzo di Giustizia di Roma, Roma 2002, pp. 27, 35; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 263.