FRANGIPANE, Enrico
Figlio di un Giacomo (forse da identificare con l'omonimo senatore romano del 1199), il F. viene nominato una prima volta nell'anno 1218 a proposito dei diritti che la sua famiglia vantava su Terracina.
Giacomo, figlio di Giovanni di Pietro, attestato negli anni 1181 e 1182, è ricordato spesso insieme col fratello Cencio con l'appellativo "Transtiberim"; è lecito supporre quindi che il fulcro delle sue proprietà fosse nella zona di Trastevere. Fu proprietario, insieme con altri membri della famiglia, del castello di Ninfa, oggetto intorno alla fine del XII secolo di una serie di transazioni che portarono alla cessione nel 1202 della proprietà in favore di Lotario Tignosi. Giacomo è attestato nel 1199 insieme con Ottaviano di Giovanni di Ottaviano come senatore di Roma, poco tempo dopo la riforma attuata da Innocenzo III che aveva ridotto a due il numero dei senatori capitolini. Nel 1204 in occasione delle lotte cittadine divampate per ripristinare l'antico Collegio, un tempo composto da cinquantasei senatori, Giacomo compare fra gli oppositori del pontefice insieme con la vedova di Rainone Frangipane, ed è certo che combatté intorno alle roccaforti dei Frangipane contro Pietro Annibaldi, sostenitore del papa. Ancora ricordato in documenti del 1206, i suoi eredi sono nominati nel 1209: la data della morte va quindi collocata in questo arco di tempo.
Negli anni Venti e Trenta del XIII secolo il F., al pari del suo lontano parente Pietro Frangipane, sostenne probabilmente l'imperatore Federico II contro il pontefice Gregorio IX. Nel marzo 1244 insieme con il figlio Giacomo trattò con l'imperatore ad Acquapendente, cedendogli la metà del Colosseo unitamente a un palazzo situato davanti al monumento, beni che essi avevano in feudo dalla Chiesa, e precedentemente già dati in pegno agli Annibaldi. La trattativa si svolse nel momento in cui Federico, dopo la rivolta antimperiale di Viterbo e le sconfitte delle proprie truppe presso Ronciglione, si andava ritirando dal Lazio, provocando mutamenti negli schieramenti delle fazioni nobiliari romane. Anche il F. già nell'aprile seguente cambiò fronte: evidente segnale di questo mutamento è il fatto che papa Innocenzo IV lo liberò insieme con suo figlio dal vincolo precedentemente stipulato con l'imperatore e sottopose di nuovo le proprietà al dominio della Chiesa.
Il F. raccolse i frutti di questa nuova alleanza qualche anno dopo: il 29 maggio 1249 Innocenzo IV gli affidò il principato di Taranto e la Terra d'Otranto, richiamandosi al privilegio - peraltro assai dubbio - con cui, circa cinquant'anni prima, l'imperatrice Costanza, avrebbe concesso in feudo quei territori a Oddone Frangipane. L'atto fu in realtà una semplice attestazione onorifica, perché sia il principato di Taranto sia la Terra d'Otranto erano fermamente controllate da Federico II, ma attesta comunque il rinnovato rapporto tra il F. e il Papato. Pochi giorni più tardi il papa gli cedette vita natural durante anche tutti i profitti del Giudicato di Arborea in Sardegna.
La situazione giuridica del principato di Taranto dopo la morte di Federico II risulta piuttosto confusa. Il 24 luglio 1251 Innocenzo IV si dichiarò disposto a concedere il principato di Taranto a Manfredi, figlio di Federico II, senza menzionare i diritti del F. sullo stesso feudo, tuttavia il 21 genn. 1252 confermò a quest'ultimo il diritto feudale del 1249, proclamando che il F. era, per quei territori, direttamente soggetto alla Sede Apostolica. Il 27 sett. 1254 Innocenzo IV, però, riconfermò di nuovo a Manfredi i diritti sul principato, senza nominare, anche in questo caso, il Frangipane.
Non si conosce la data di morte del Frangipane.
Suo figlio Giacomo è attestato nel marzo 1252 come unico senatore romano: fu l'ultimo senatore designato dall'aristocrazia romana prima che il popolo prendesse il potere e insediasse sul Campidoglio quale suo rappresentante il bolognese Brancaleone Andalò.
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