FORTI, Enrico (Rigo)
Libraio e tipografo tedesco, era originario di Iserlohn, nella Vestfalia; il nome è probabilmente la traduzione di un nome tedesco (Stark o Starke). Il F. operò a Messina negli anni Ottanta del Quattrocento, quando la città siciliana, porto e centro commerciale attivissimo anche a livello internazionale, risultava essere la sede preferita dei primi tipografi, soprattutto tedeschi, in Sicilia e nell'Italia meridionale.
Il F. fu preceduto a Messina dal tipografo Enrico Alding, che viene considerato l'introduttore della stampa in Sicilia, negli anni 1478-80. Il 5 apr. 1481 i due tipografi stipularono un contratto per la stampa di 600 breviari gallicani, che però non ebbe seguito. Il F., a ogni modo, fece uso in seguito dei caratteri posseduti dall'Alding. Il 29 dic. 1483 risulta associato con Johann Schade di Meschede, cittadina della Vestfalia distante pochi chilometri da Iserlohn: il documento che segnala tale associazione definisce il F. "stampator libraro de Alemagna" e indica che egli svolgeva funzioni di libraio acquistando vari libri da Giovanni Franck. È da credere che nel 1481 il F. sia subentrato all'Alding - morto o trasferitosi altrove - nella direzione dell'officina, associandosi, lui libraio, con un conterraneo più esperto nell'arte tipografica, lo Schade, che potrebbe essere stato un lavorante dell'officina dell'Alding. Questi, dal suo canto, a partire dal 1480 aveva manifestato alcune difficoltà economiche, come la mancata realizzazione del contratto per il breviario gallicano e la sua attestata incapacità, nel giugno dello stesso anno, a pagare alcune risme di carta.
Nel gennaio 1484 il F. e lo Schade risultavano ancora associati, ma poi si separarono, perché nel giugno 1484 Schade risulta associato con un altro tipografo tedesco, mentre il F. nel dicembre 1486 compare con Giovanni Salazer.
Ancora nel 1484, comunque, uscì, per i tipi del F. e dello Schade, il Fior di virtù, testo in 4°, di 65 carte, in carattere romano, senza numeri di pagina né segnature e senza richiami, ricco di ben 71 silografie intercalate al testo quasi a ogni pagina, che illustrano ogni passo didascalico del testo; il volume è stato giustamente definito il primo libro illustrato prodotto in Sicilia. Le silografie erano forse di più: nell'unico esemplare conservatosi (Firenze, Bibl. naz., Magl. A-6-45) mancano infatti sette fogli. Alle silografie vanno aggiunti i capilettera, incisi in tre diverse grandezze. Non si conosce l'autore delle incisioni, secondo alcuni studiosi di provenienza germanica o fiamminga, secondo altri un frate messinese o comunque siciliano che aveva esperienza di miniature. Le silografie, stilizzate e un po' rozze, risultano vivaci per fantasia e ingenua meraviglia. Per quanto riguarda i tipi, confrontandoli con quelli romani usati in precedenza dall'Alding, si trovano ben poche differenze, confermando l'ipotesi molto probabile che il F. li avesse acquistati o ereditati: si tratta di una gothica antiqua e delle stesse iniziali oblunghe che s'incontrano nel 1497 nelle edizioni di un altro tipografo nordeuropeo attivo a Messina, Andreas von Brügge, e nel 1498 in quelle di Georg Ricker di Landau, che a volte fu confuso erroneamente con il Forti.
L'opera è anche il primo caso di stampa messinese nel quale viene usata la marca tipografica, che i due tipografi inserirono per garantirsi dalla concorrenza. Nel verso dell'ultima carta del volume si accenna a un lavoro di emendazione dell'opera ("con summo studio emendata"), che può riferirsi al testo come alle silografie, la cui mirata scelta e inserzione all'interno del testo comportava un lavoro di preparazione. D'altra parte nessuna delle altre edizioni del Fiore di virtù presenta un simile apparato illustrativo. Sempre nel colophon, sotto la "tavola de li quaderni e carte", le due marche tipografiche: due scudi contenenti ciascuno la croce bizantina, attorno al primo del quale si legge a fondo bianco con caratteri maiuscoli neri il nome dello Schade, nel secondo a fondo nero con caratteri maiuscoli bianchi quello del Forti.
Il Fiore di virtù era una raccolta di allegorie a scopo edificatorio e di sentenze morali, di citazioni dai padri della Chiesa e dalla Bibbia, oltre a esempi tratti dalle favole di Esopo e di Fedro, e può essere ricollegata ai bestiari dei secoli precedenti. L'edizione messinese è arricchita da un compendio (alcuni versetti) in terza rima del Vangelo di Giovanni, aggiunto in fine d'opera, alla c. 65r-v. L'opera, composta alla fine del sec. XIII o nel primo quarto del sec. XIV e attribuita al benedettino Tommaso Gozzadini, che vi si cela sotto il nome di fra' Cherubino, scritta in una forma dialettale, continuava ad avere grande fortuna nel corso del Quattrocento; lo testimoniano i numerosi manoscritti che la contengono (solo a Firenze ve ne sono trentotto) e, dopo l'invenzione della stampa, alla quale corrispose una sorta di sistemazione dell'opera, il gran numero di edizioni accumulatesi in pochi anni (in tutto una quarantina: Gesamtkatalog der Wiegendrucke, 9913-9978). Rispetto all'editio princeps (presso Adamo da Ambergau, Venezia 1471), l'edizione messinese riduce i capitoli (quaranta contro sessantadue), e introduce elementi nuovi, come il compendio del Vangelo di s. Giovanni; riproduce invece lo stesso prologo dell'edizione di Treviso del 14 apr. 1480. A essa risultano simili, per la particolarità del prologo, due edizioni fiorentine del 1488 e 1489, salvo poche varianti tipografiche in principio e in fine, ma se ne differenziano ancora per il compendio del Vangelo di Giovanni, al posto del quale esse invece riportano in fine altri versi italiani. Per quanto riguarda la scelta del testo da parte dei due tipografi, si può ricordare che prima del 1484 è attestata la circolazione in Sicilia di altre edizioni a stampa dell'opera, che quindi dava al libraio-tipografo F. discrete garanzie di lettura e di vendita.
Fonti e Bibl.: G. Oliva, L'arte della stampa in Messina, Messina 1901, pp. 30-32; Id., Per alcune silografie messinesi, in Arch. stor. messinese, VIII (1907), pp. 138 s.; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts im Ausland, München 1924, p. 151; M. Sander, Le livre à figures italien depuis 1467 jusqu'à 1530, New York 1941, n. 2724; N.D. Evola, I "Miracoli della Vergine" e "Fiore di virtù" stampati a Messina nel Quattrocento, in La Bibliofilia, XLVII (1945), pp. 33-39; G.E. Calapaj, Xilografie messinesi del sec. XV, in Atti dell'Acc. Peloritana dei Pericolanti, classe di lettere, filosofia e belle arti, XLVIII (1951-1967), pp. 226-247; F. Geldner, Die deutschen Inkunabeldrucker, II, Stuttgart 1970, pp. 175, 177; C. Costanza, Il libro a stampa, in La cultura in Sicilia nel Quattrocento (catal. della mostra), Roma 1982, pp. 166-169; Cinque secoli di stampa a Messina, Messina 1987, pp. 31, 34, 41, 59 s., 391 s.; C. Bianca, Stampa, cultura e società a Messina alla fine del Quattrocento, Palermo 1988, pp. 29, 202, 208, 221; Indice generale degli incunaboli d'Italia, n. 3944.