ELIA, Enrico
Nacque a Trieste il 26 maggio 1891 da Alberto e da Ersilia Fano, entrambi d'origine ebraica. Il padre si suicidò quando l'E. era ancora bambino; la madre negli ultimi anni del secolo si convertì al cattolicesimo e volle che il figlio e sua sorella Cecilia (futura apprezzata pianista) fossero battezzati. Dopo aver compiuto gli studi nel liceo tedesco della sua città, l'E. cominciò nel 1910 a frequentare l'università di Vienna e due anni dopo si iscrisse all'Istituto di studi superiori di Firenze.
Quando l'Italia intervenne nella prima guerra mondiale, si arruolò volontario nell'esercito italiano. Il 29 giugno 1915 partì per il fronte come semplice fante e morì sul Podgora, presso Gorizia, il 19 luglio dello stesso anno. Tuttavia una scheda redatta per scopi militari, conservata nel Museo del Risorgimento di Trieste e scoperta da E. Guagnini, lo dichiara deceduto nell'ospedale di Cormons il 22 luglio, per le gravi ferite riportate in combattimento.
I pochi scritti dell'E. furono riuniti dalla sorella Cecilia intorno al 1920 e, quindi, nel 1922; mentre la Tibaldi Chiesa pubblicò nel '26 le Canzoni popolari della Svezia, della Scozia e della Finlandia, con un saggio di U. Saba. Nel 1981 le pagine dell'E., con il titolo Schegge d'anima, sono state ristampate e corredate di un'introduzione del Guagnini.
Un accostamento iniziale all'E. può essere effettuato in sede di poetica; e a tale proposito sono da sottolineare le sue predilezioni culturali, quali risultano - ovviamente incomplete - da alcune indicazioni contenute nei suoi scritti. I suoi interessi preminenti si rivolgono, oltre che a Dostoevskij e a Ibsen, al teatro naturalistico francese e a quello italiano; al genere narrativo, ossia al "racconto", alla "novella" e al "romanzo", considerati, secondo un'opinione allora diffusa, l'unica forma possibile di "epica" moderna; alla letteratura di carattere favolistico e fiabesco; al canto popolare italiano e a quello straniero di provenienza nordica; alla musica "seria" da Wagner a D'Indy e a Smareglia e, forse, a Sibelius, polemicamente contrapposta alla musica "leggera" e frivola, alle operette e alle medesime opere verdiane.
L'E. si avvicinò alla letteratura italiana attraverso le sue assidue letture, cominciate in età molto giovane, ed ebbe modo di estenderne e approfondirne la conoscenza a Firenze, durante gli studi universitari. Occorre anzi osservare che la sua permanenza in Toscana lasciò delle evidenti tracce sulla lingua da lui adoperata nei suoi scritti: una lingua resa incerta, impacciata e talora stridente e goffa dall'uso fiorentino frettolosamente appreso. Tale lingua, però, non appare sconveniente e stonata in una prosa che ha un carattere costante, e quasi un profumo, d'ingenuità e di schiettezza e una connotazione di fresco candore e sembra essere più "parlata" che scritta. Un'impronta non meno cospicua lascia in lui - scrittore tipicamente bilingue - la cultura tedesca, dalla quale derivò, tra l'altro, quel gusto della fiaba e della favola che si ritrova spesso nelle sue pagine. Anche la mentalità e la cultura ebraica sono familiari all'E.: si pensi, per esempio, al passo della lettera in tedesco a Rosa S., in cui ricorre la leggenda dell'"ebreo errante", da lui immaginosamente identificato con se stesso. Il mondo italiano, quello tedesco e quello ebraico, insomma, coesistono nel pensiero e negli scritti dell'E., il quale sotto questo aspetto è un esponente caratteristico di certo europeismo e cosmopolitismo triestino.
Dal punto di vista ideologico l'E. è un irredento, non un irredentista né un nazionalista; ed è di tendenze decisamente socialiste, e perciò avverso alle convenzioni, ai compromessi e alle ipocrisie della società borghese e fautore, come si ricava dal racconto La disfatta, dell'"amor libero", ritenuto la relazione migliore tra l'uomo e la donna. È questo, anzi, uno dei temi principali della sua opera, nella quale, coerentemente al suo elevato ideale etico, sostiene la necessità di cercare e stabilire dei rapporti autentici con gli altri, e specialmente con le donne. Egli pensa, cioè, che l'amore debba escludere ogni aspetto utilitaristico e ogni angusto conformismo borghese e svolgersi totalmente all'insegna dell'idealità, della libertà e del disinteresse. La ricerca della donna vera e dell'amore ideale è pertanto il motivo dominante degli scritti dell'E., come si deduce chiaramente, per esempio, dalla "novella dialogata" Il buon re, dalle novelle La sua prima conquista e La disfatta, dal Frammento di novella e dalle due favole inserite nella citata lettera a Rosa S. e in quella a una signorina di Vienna.
In tutte queste prose la ricerca dell'amore conduce variamente a risultati positivi o negativi, a conclusioni ottimistiche o pessimistiche: indice di certa problematica contraddittorietà implicita nel pensiero dell'E., partecipe insieme di spinte attivistiche e di propensioni elusive e rinunciatarie, portato a giovarsi di quello che definisce "il dono dell'azione" e ad accettare fatalisticamente sia una soluzione orgogliosa ma sterile, sia una penosa ma forse non evitabile sconfitta. Ciò che può essere anche più rilevante se le pagine o, per dirla con il Saba, le "gocce d'oro" dell'E., volte ora a esiti di tono realistico, ora ad accenti favolistici e fiabeschi, nascono, come è probabile, da una fondamentale matrice autobiografica.
Opere: Tentativi d'arte di E. Elia triestino caduto sul Podgora il19 luglio 1915, Trieste s.d.; Scritti di E. Elia triestino caduto sul Podgora il19 luglio 1915 raccolti dalla sorella, Milano 1922; Canzoni popolari della Svezia, della Scozia e della Finlandia raccolte e armonizzate da E. Elia, prefazione e traduzione italiana di M. Tibaldi Chiesa, Milano 1926; Schegge d'anima, con un saggio di U. Saba, introduzione di E. Guagnini, Pordenone 1981.
Fonti e Bibl.: [C. Elia Fano], Alcuni cenni sulla sua vita e le sue lettere dal fronte, in Tentativi d'arte…, cit., pp. 3-16 (e quindi in Scritti…, cit., pp. 7-27; e in Schegge d'anima, cit., pp. XLIII-LVII); U. Saba, Un morto sul Podgora. E. E., in L'Era nuova (Trieste), 18 luglio 1922; Id., E. E., in Arte e vita (Torino), febbraio 1923 (e quindi in Canzoni popolari…, cit.; in U. Saba, Prose di U. Saba, a cura di L. Saba, prefazione di G. Piovene, nota critica di A. Marcovecchio, Milano 1964, pp. 767-777, 886 s.; in Schegge d'anima, cit., pp. XXXIII-XLI); Id., Diquesto libro e di un altro mondo, saggio premesso a G. Bami, La Buffa, Milano 1950, pp. 9-17, e ripubbl. in Prose, cit., pp. 687-693; E. Montale, La Buffa, in Corriere della sera, 1º apr. 1950; G. Voghera, Glianni della psicanalisi, Pordenone 1980, ad Ind.; Id., Testimonianza su E. E., a cura di B. Lubis, in Iniziative isontine (Gorizia), XXIV (1982), 78, pp. 8-12; B. Maier, Ritratto di E. E., in Dimensione Trieste. Nuovi saggi sulla letter. triestina, Milano 1987, pp. 234-240.