ENRICO duca di Baviera, detto il Leone
Figlio di Enrico il Superbo, nacque non prima del 1129 e non dopo il 1135; dopo la morte del padre crebbe in Sassonia sotto la tutela di sua madre Gertrude. La guerra fra la casa Guelfa e gli Hohenstaufen si svolgeva in gran parte in Svevia e in Baviera, dove lo zio di Enrico, Guelfo VI, fratello di Enrico il Superbo, sosteneva gl'interessi della casa Guelfa contro Corrado III e contro Leopoldo d'Austria, al quale era stata concessa la Baviera. La morte di Corrado III e l'ascesa al trono imperiale di Federico Barbarossa condussero finalmente alla pace (1154). Per essa Enrico ebbe il suo ducato di Sassonia e anche quello di Baviera, quest'ultimo tuttavia ridotto territorialmente giacché la Marca Orientale, la futura Austria, fu separata dalla Baviera e data ad Enrico di Babenberg; Guelfo VI, zio di Enrico il Leone, ebbe i possessi della casa in Svevia e i feudi italiani di Enrico il Superbo, il margraviato della Toscana e i beni matildici. L'accordo dimostra che Federico Barbarossa lasciava mano libera ad E. nelle parti orientali dell'Impero tedesco; E. trasse partito della sua libertà d'azione, per allargare verso Oriente il ducato di Sassonia. In più spedizioni (1160 e 1164) egli conquistò infatti la regione degli Obotriti pagani, l'attuale Meclemburgo; e col trasferirvi coloni dalla Fiandra, dall'Olanda, dalla Vestfalia e dalla Sassonia acquistò durevolmente la regione all'Impero tedesco, ponendo un argine all'espansione dei Danesi. In rapporto con queste colonizzazioni della riva orientale dell'Elba, sta la fondazione di città, come Lubecca, l'ampliamento di altre come Brunswick, residenza preferita di E. Da lui pure venne fondata una colonia commerciale a Wisby, nel Gotland. Ma tale espansione territoriale rese inevitabile il conflitto fra lui e le altre potenze interessate nell'Oriente slavo. L'opposizione fu accresciuta ancora dalla politica interna di E., che intendeva far valere il potere ducale più di quel che non fosse consuetudine negli stati feudali. La Baviera offriva condizioni favorevoli a questo riguardo; ma nella Sassonia la politica del duca urtò contro l'opposizione del margravio Alberto l'Orso e dell'arcivescovo di Brema. Ora, finché durò l'accordo fra il duca e l'imperatore, questi lo sostenne; cioè durante i primi anni del regno di Federico Barbarossa, nei quali E. prese parte anche alle spedizioni dell'imperatore in Italia (1155, 1158, 1162). L'imperatore voleva anche il fidanzamento di Enrico con Matilde, figlia del re Enrico II d'Inghilterra; ciò avvenne nel 1165, quando E. II ebbe concluso l'alleanza con Federico Barbarossa contro il papa Alessandro III, e le nozze furono celebrate nel 1168. Ma quando verso il 1170 Enrico diresse sempre più i suoi sforzi a edificare la sua potenza nella Bassa Germania e si staccò completamente dalla politica imperiale, i suoi rapporti col Barbarossa peggiorarono. Il contrasto divenne aperto, quando E., in un incontro con l'imperatore nel 1176 a Chiavenna (episodio che da alcuni storici viene posto senza ragioni sufficienti nel regno delle favole) rifiutò di prestare l'aiuto che gli venne chiesto per la guerra contro la Lega Lombarda. Il malumore di E. s'accrebbe, quando Federico Barbarossa ebbe comprato i possessi della casa Guelfa in Svevia e in Italia. Così, dopo il suo ritorno dall'Italia (1178) il Barbatossa fece iniziare il processo contro E., appoggiando le lagnanze dei principi sassoni contro di lui, e quando questi non si presentò, nonostante l'invito tre volte ripetuto, gli furono tolti i suoi feudi da un tribunale di principi (gennaio 1180). La Baviera fu data ad Ottone di Wittelsbach; della Sassonia la metà occidentale - la Vestfalia - passò all'arcivescovo di Colonia, il resto al figlio minore di Alberto l'Orso, Bernardo di Anhalt. E. si sottomise dopo un anno; ma riebbe solo i suoi possessi della Sassonia attorno a Brunswick e a Lüneburg e dovette obbligarsi a lasciare il paese per tre anni. Si recò allora alla corte del suocero in Inghilterra; ritornato in patria nel 1185, il suo agire, dominato dal desiderio di ricuperare la posizione perduta, non fu tale da calmare la diffidenza dell'imperatore. Così nell'iniziare la sua crociata del 1189, il Barbarossa lo fece esiliare di nuovo per tre anni. Ma questa volta E. tornò dopo breve tempo (autunno del 1189); e allora Enrico VI, luogotenente dell'imperatore, aprì immediatamente la guerra contro di lui, che fu interrotta, quando Enrico, per assicurare l'eredità della sua moglie Costanza in Sicilia, iniziò nel 1190 la sua prima spedizione in Italia.
Durante l'assenza di Enrico VI, E. il Leone si pose di nuovo a capo dei principi nemici della casa Hohenstaufen: ma essi furono vinti infine dall'abile politica del giovane imperatore. La riconciliazione fra le due case rivali condusse infine al matrimonio del figlio di E., Enrico, con una figlia della casa Hohenstaufen, erede del Palatinato del Reno; e questo diede alla casa Guelfa la possibilità di crearsi un nuovo centro d'azione. E. il Leone morì il 6 agosto 1195; con lui scomparve una delle personalità principesche più notevoli del Medioevo in Germania.
Bibl.: Fonti principali: Helmoldi Bosoviensis e Arnoldi Lubecensis, Chronica Slavorum, in Mon. Germ. hist., Script., XXI e in Script. rer. Germ., Hannover 1868. Documenti in: Chr. L. Scheid, Origines Guelficae, II-V, Hannover 1750-80; cfr. H. Prutz, Heinrich der Löwe, Lipsia 1865; M. Philippson, Heinrich der Löwe, Lipsia 1867, 2ª ed., 1918; A. L. Poole, Henry the Lion, Londra e Oxford, 1912; F. Güterbock, Die Gelnhäuser Urkunde und der Prozess Heinrichs des Löwen, Hildesheim 1920; L. Heydel, Das Itinerar Heinrichs des Löwen, in Niedersächisisches Jahrbuch, VI, Hildesheim 1919; L. Weiland, Das sächsische Herzogtum unter Lothar und Heinrich dem Löwen, Greifswald 1866; C. Th. Heigel e S. O. Riezler, Das Herzogrum Bayern zur Zeit Heinrichs des Löwen und Otto von Witteslbach, Monaco 1867; S. Rietschel, Die Stadtpolitik Heinrichs des Löwen, in Histor. Zeitschrift, CII (1909), pp. 257 segg.