DETESALVE (Detesalvi, de Detesalve), Enrico (Anrico, Unrico)
Compare per la prima volta, in funzione di testimonio insieme con il fratello Rubaldo, nell'atto notarile del 27 genn. 1180, rogato in Savona, nella chiesa di S. Pietro, dal notaio Arnaldo Cumano, con cui il marchese di Savona Enrico Del Carretto rilasciava ai consoli del Comune savonese quietanza per la somma di 350 lire, da lui ricevuta in pagamento della cessione delle gabelle sulla pesatura. La presenza del D. è attestata in Savona anche nell'ottobre del medesimo anno, e il 19 dic. 1182:in entrambe le date egli compare ancora come testimone in due rogiti del notaio Arnaldo Cumano. Dopo il dicembre del 1182 non è più documentata la sua presenza nella città, al cui ambiente egli dovette però rimanere legato, dal momento che nel febbraio del 1192, in Genova, prestò fideiussione per Enrico Papalardo, console savonese, con riferimento ad una partita di pepe.
La prima notizia relativa alla presenza del D. in Genova risale per lo meno all'ottobre del 1186, quando sappiamo che prestò fideiussione per Filippo Baraterio, acquirente di una partita di fustagni da un mercante milanese con promessa di pagamento a termine. Nel 1188 lo troviamo elencato insieme con il fratello Rubaldo fra i cittadini genovesi che giurarono la pace con i Pisani. Nel 1189 fu inviato dalla Repubblica di Genova, insieme con Ansaldo Buferio, come ambasciatore a Filippo II Augusto di Francia, a Riccardo d'Inghilterra e ad altri baroni e principi oltremontani per incitarli a prendere la croce in soccorso della Terrasanta: in seguito alla sconfitta inflitta dal Saladino agli eserciti degli Stati crociati nella battaglia di Hattin del luglio 1187erano nuovamente cadute in mano agl'infedeli, infatti, prima Gerusalemme, e poi, sempre in quell'anno, San Giovanni d'Acri, Giaffa, Sidone, Gibelletto, Beirut, Cesarea ed Ascalona; e quindi, nel 1188, Tortosa, Gibello e Laodicea (per citare soltanto i centri maggiori). I due ambasciatori, durante il viaggio, furono catturati da Domitilla (Donexella), vedova di Alberto marchese d'Incisa, e dai suoi figli. L'episodio provocò una dura reazione da parte di Genova, che intervenne con l'aiuto degli Astigiani e degli Alessandrini in favore dei propri inviati costringendo gli aggressori a liberare il D. e il Buferio, i quali, ripreso il viaggio, portarono a termine la loro missione. L'imperatore Enrico VI, su istanza di Bonifacio di Monferrato, emanò, nel 1191, una sentenza severissima contro i marchesi d'Incisa, che, definiti "publici aggressores viarum", furono privati di tutti i feudi e posti al bando dell'Impero.
Le notizie relative all'attività pubblica del D. si intrecciano con quelle riguardanti la sua attività privata, che ci è attestata, per il periodo compreso fra gli anni 1191 e 1206, dai cartolari notarili genovesi. Risulta che possedeva un porticus in Genova e che stipulò contratti commerciali di societas e di accomendacio (sempre in qualità di "socius stans" e, talvolta, per importi pecuniari di una certa consistenza) per varie piazze del Mediterraneo occidentale ed orientale: Palermo, l'Oltremare e, soprattutto, Bugia e Ceuta. Agiva per conto terzi. Funse da testimonio in rogiti dei notai genovesi Guglielmo Cassinese e Giovanni di Guiberto.
Nel 1201 fu tra i ventuno cittadini genovesi eletti "ad officium publicorum testium", prestando il giuramento di rito. Nel 1208 i consoli genovesi Guglielmo Embriaco, Ottobuono Della Croce, Guglielmo Guercio, Montanaro Doria, Guglielmo di Negro e Guglielmo Spinola inviarono il D., insieme con Nicola MalIone, come ambasciatore al sultano del Marocco, Moḥammed-Nasir (1199-1214), con il quale essi rinnovarono per due anni il trattato di pace concluso per quindici anni da Genova con 'Abdal-Mu'min nel 1161e già rinnovato, sempre per quindici anni, nel 1176 e nel 1191. Nel 1210 il D. fu console del Comune di Genova insieme con Guglielmo del fu Nicola Embriaco, Guglielmo Malocello, Simone de Camilla, Enrico de Domoculta e Giovanni Avvocato. Dopo tale data non si hanno più sue notizie.
Nel campo commerciale agisce, a partire dal 1206, - e non va confuso con lui - il nipote Enrico Detesalve, suo omonimo, figlio di suo fratello Rubaldo.
Fonti e Bibl.: G. B. Moriondo, Monumenta Aquensia, Taurini 1789, I, coll. 94 ss.; Liber iurium Reipublicae Genuensis, a cura di E. Ricotti, in Monum. hist. patriae, VII, Augustae Taurinorum 1854, col. 472, n. CCCCXLIII; Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, a cura di L. T. Belgrano - C. Imperiale di Sant'Angelo, Roma 1901, in Fonti per la storia d'Italia, XI, vol. II, pp. 30 s.; Codice diplom. della Repubblica di Genova dal MCLXIIII al MCLXXXX, II, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, Roma 1938, ibid., LXXVII, vol. II, p. 325; Notai liguri del sec. XII, II, Guglielmo Cassinese (1190-1192), a cura di M. W. Hall-H. G. Krueger-R. L. Reynolds, Genova 1938, docc. 139, 378, 386 s., 496, 959, 1024, 1030, 11386, 1591, 1619; III, Bonvillano, a cura di J. E. Eierman-H. G. Krueger-R. L. Reynolds, ibid. 1939, doc. 238; IV, Oberto Scriba de Mercato (1186), a cura di M. Chiaudano, ibid. 1940, doc. 218; V, Giovanni di Guiberto (1200-1211), a cura di M. W. Hall Cole-H. G. Krueger-R. G. Reinert-R. L. Reynolds, ibid. 1939-1940, docc. 867, 1735, 1737; Ilcartulario di Arnaldo Cumano e Giovanni di Donato (Savona 1178-1188), a cura di L. Balletto-G. Cencetti-G. F. Orlandelli-B. M. Pisoni Agnoli, Roma 1978, docc. 347, 543, 1114 V; A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, a cura di G. B. Spotorno, I, Genova 1854, pp. 264 s., 303 s.; C. Varese, Storia della Repubblica di Genova dalla sua origine al 1814, I, Genova 1835, pp. 204 s.; A. Olivieri, Serie dei consoli del Comune di Genova, in Atti della Soc. ligure di storia patria, I (1858), pp. 372, 408, 424; A. Schaube, Storia del commercio dei popoli latini del Mediterraneo sino alla fine delle crociate, Torino 1910, p. 347; G. Heyd, Storia del commercio del Levante nel Medioevo, Torino 1913, p. 326; F. Donaver, La storia della Repubblica di Genova, Genova 1914, App., p. 103.