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DELLE SEDIE, Enrico

di Alberto Iesuè - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)
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DELLE SEDIE, Enrico

Alberto Iesuè

Figlio di Arcangiolo, commerciante, e di Gesualda Canaccini, nacque a Livorno il 17giugno 1824 (Arch. di Stato di Firenze, Stato civile toscano). Partecipò agli eventi del 1848 combattendo a Curtatone. Fatto prigioniero, fu tradotto a Theresienstadt (Terezin in Boemia). Liberato, entrò nella milizia toscana e, nel 1849, partecipò alla difesa di Livorno, Dedicatosi alla musica, completò poi gli studi con C. Galeffi e, per la declamazione e l'arte scenica, con l'attore L. Domeniconi.

Il debutto come baritono avvenne nell'estate del 1851 al teatro di San Casciano, presso Firenze, con una compagnia di dilettanti diretta da F. Lorenzi; è incerto se l'esordio sia avvenuto nel Nabucco di G. Verdi (in Enc. dello spett.), o nell'Ernani onel Barbiere rossiniano (A. Bonaventura, in Liburni Civitas, II [1929], p.84, G. Roberti, in E.D...., p. 9). Il successo ottenuto lo esortò comunque a proseguire nella carriera: nel carnevale successivo si presentò a Pistoia nel Nabucco e, nel 1852, a Firenze nel Rigoletto di G. Verdi, opera in cui ottenne un vero trionfo. Nella parte del buffone verdiano il D. si impose immediatamente per una interpretazione originale e personalissima, distaccandosi da quella creata a Venezia da F. Varesi e seguita fedelmente da tutti gli altri interpreti.

Il 6 febbr. 1853 cantò a Legnago nel Don Pasquale (dottor Malatesta) di G. Donizetti, nel febbraio del 1854 a Reggio Emilia nella Tancreda di Achille Peri e nell'estate dello stesso anno alla fiera di Lugo. Nel 1855 si impose definitivamente nei teatri più importanti: al teatro Argentina di Roma fu applaudito come cantante e come attore, tanto da reggere il confronto con F. Colini, nella Luisa Miller di G. Verdi; al teatro alla Canobbiana di Milano interpretò Corrado d'Altamura di F. Ricci, Puritani di V. Bellini, Lucia di Lammermoor di G. Donizetti; sempre a Milano partecipò a vari concerti nel teatro alla Canobbiana e nelle sale della Società degli artisti.

Criticato inizialmente per i mezzi vocali modesti sia per volume sia per estensione, fu presto accettato dal pubblico per la voce calda e pastosa, per la finezza del gusto, per l'intensità dell'espressione, per l'intelligenza interpretativa e per l'efficacia dell'azione drammatica. Nel 1856 fu di nuovo al teatro Argentina in Marin Faliero (Israele) di G. Donizetti e in Maria di Biscaglia di S. Fenzi (prima rappresentazione, 31 maggio), poi al teatro Carignano di Torino nel Rigoletto e ne La Demente di F. Marchetti (prima rappr., 27 novembre).

All'inizio dell'anno seguente conseguì un grande successo personale nel Torquato Tasso di G. Donizetti eseguito al teatro Carcano di Milano, dove il 20 febbraio prese parte alla prima rappresentazione della Lida da Carcano di A. Tadei. Alla prima di Ginevra di Monreale di A. Sala (Verona, teatro Filarmonico, 18 marzo) fu invece ancora criticato per il modesto volume vocale. A Treviso cantò ne IlConsiglio dei dieci di L. Campiani (teatro di Società, prima rappr., 14 nov. 1857).

Nella stagione 1857-58 fu al teatro Carlo Felice di Genova in Traviata, Rigoletto e Trovatore di G. Verdi: "...la sua voce non è potente, ma ha. tale dolcezza e pastosità che squisitamente si piega a tutte le modulazioni del canto e a tutti i colori della passione..." (in Gazz. mus. di Milano, XVI[1858], 4, p.29). Nell'autunno del 1858 tornò al teatro Argentina di Roma nella Vestale di S. Mercadante, Saffo di G. Pacini, Rigoletto, I promessi sposi di A. Traventi (prima rappr., 22 novembre). Nella stagione carnevale-quaresima 185859 si esibì al teatro Vittorio Emanuele di Torino in Ugonotti di G. Meyerbeer, Lucrezia Borgia di G. Donizetti, Isabella d'Aragona di C. Pedrotti (prima rappr., 7 febbr. 1859), Petrarca alla corte d'amore di G. Roberti (prima rappr., 22 febbraio), Traviata. Fu alla Scala di Milano solo nella Lucia di Lammermoor (7 agosto). Nel 1859 cantò anche a Vienna, nel 1860 a Berlino (Barbiere di Siviglia), Londra (Un ballo in maschera) e a Pietroburgo.

A Parigi, città che gli offrì forse le maggiori soddisfazioni artistiche e dove rimase per il resto della sua vita, debuttò nel 1861: il 17 ottobre al Théâtre Italien venne rappresentato Un ballo in maschera. Nella stagione 1861-62 cantò poi in Trovatore (conte di Luna), Marta di F. von Flotow (Plumkett), Don Pasquale (ildottore), Rigoletto, Il barbiere di Siviglia (Figaro), Don Giovanni di W.A. Mozart, Lucrezia Borgia (ilduca Alfonso), Il Furioso di G. Donizetti (Cardenio), Traviata. Partecipò anche ai "Concerts spirituels" della settimana santa eseguendo la famosa aria "Pietà Signore" (erroneamente attribuita ad A. Stradella). Nelle stagioni successive interpretò i ruoli di Dandini nella Cenerentola di G. Rossini e Barbarino in Stradella di von Flotow (1862-63), Severo nel Poliuto di G. Donizetti, don Carlo in Ernani, Enrico in Maria di Rohan di G. Donizetti (1863-64), Nottingham in Roberto Devereux di G. Donizetti, Antonio in Linda di Chamounix di G. Donizetti, Carlo Cibo in La duchessa di San Giuliano di A. Graffigna (1864-65), Barono in Leonora di S. Mercadante (1865-66). Dopo queste cinque stagioni di ininterrotti successi il D. si ritirò momentaneamente dalle scene, ma poi tornò a cantare, sempre a Parigi, nelle stagioni 1868-69 e 1869-70.

Nel marzo del 1867, su proposta di D. F. Auber, fu nominato insegnante di canto al conservatorio, posto che mantenne fino al 1871 quando rassegnò le dimissioni e si dedicò all'insegnamento privato. Cantò ancora in concerto nel 1872 e dette l'addio alle scene nell'aprile del 1874 con la Lucia di Lammermoor.

Morì a La Garenne-Colombes, Parigi, il 29 nov. 1907. Aveva donato poco prima alla Biblioteca F. D. Guerrazzi di Livorno la sua raccolta di circa 2.000 spartiti per canto e pianoforte di opere liriche, melodie, romanze, dei più celebri autori dei secoli XVII-XIX.

Come maestro di canto (fu coadiuvato nell'insegnamento privato dalla moglie Margherita Tizzoni, ex allieva del conservatorio di Milano, morta a Parigi il 23 marzo 1888), ebbe forse maggior presenza che nella storia dell'arte lirica. Se, a cagione dei mezzi vocali modesti per volume ed estensione, rare furono le sue apparizioni nei grandi teatri anche quando il suo nome era ormai celebre, riversò nell'insegnamento le sue precipue qualità di gusto, di stile, di espressione e di intima aderenza al personaggio. Tra i suoi allievi si ricordano, tra gli altri, Bianca Donadio (nome d'arte di Blanche Dieudonné), Gustavo Moriani e Felice Coen (futuro maestro di A. Bonci). Raccolse idee, esperienze e metodo negli scritti L'art lyrique. Traité complet de chant et de déclamation lyrique, Paris 1874 (traduzione italiana: Arte e fisiologia del canto, Milano 1876); Riflessioni sulle cause della decadenza della scuola di canto in Italia, Parigi 1881; Estetica del canto e dell'arte melodrammatica, Milano 1885, che, dopo quello di M. P. R. Garcia, è il trattato più importante dell'Ottocento e che segna l'abbandono definitivo delle concezioni belcantistiche.

Fonti e Bibl.: Notizie in Gazz. mus. di Milano, XI (1853), 6, p. 30; XII (1854), 7, p. 54; XIII (1855), 22, p. 175; 36, p. 286; 38, p. 301; 39, p.308; 40, p. 317; 47, p. 373; 48, p.381; 49, p. 389; XIV (1856), 10, p. 79; 26, p.206; 38, p. 303; XV (1857), 4, p. 28; 8, pp. 59 s.; 12, p. 95; 51, p. 406; XVI (1858), 1, p. 5; 3, p.23; 4, p. 29; 6, p. 45; 40, p. 321; 43, p. 346; 44, p. 353; XVII (1859), 4, p. 34; 7, p. 53; 8, p. 65; 9, p. 72; 10, p.82; 14, p. 113; 22, p. 177; XVIII (1860), 4, p. 30; 6, p. 47; 18, p. 143; XIX (1861), 36, p. 145; XX (1862), 15, p. 61; 38, p. 153; XXI (1866), 5, p. 39; 18, p. 1543; XXIII (1868), 11, p.87; 37, p. 303; 41, p. 335; P. Cambiasi, Rappresentazioni date nei reali teatri di Milano (1778-1872), Milano 1872, pp.63, 111; G. Roberti-D. Bernard, E.D. artista insegnante scrittore. Giudizi della stampa ital. e straniera, Livorno 1875; G. Monaldi, Cantanti celebri del sec. XIX, Roma s.a., pp. 204 s., 290; A. Bonaventura, Musicisti livornesi, in Liburni Civitas, II (1929), 2, pp. 83 ss.; M. Strakosch, L'impresario in angustie, a cura di E. Gara, Milano 1940, pp. 127, 259 s.; Boll. dell'Istituto di studi verdiani, Parma 1960, I, 2, pp. 716, 950 s.; C. Gatti, Il teatro alla Scala (Cronologia), II, Milano 1964, p. 51; B. Lupo, La scuola della voce, in Nuova Riv. musicale ital., VI (1972), 2, pp.210, 212 s.; V. Terenzio, La musica ital. nell'Ottocento, II, Milano 1976, p.713; Storia dell'Opera, III, 1, Torino 1977, pp. 206 s., 374; E. Battaglia, L'esperto della vocalità, in Nuova Riv. musicale ital., XII (1978), 1, p. 72; M. Rinaldi, Due secoli' di musica al teatro Argentina, II, Firenze 1978, pp. 898 s., 909, 911, 931 s., 934; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, I, Genova 1980, p. 232; M. Del Monaco, La mia vita e i miei successi, Milano 1982, pp. 31, 34; Encicl. dello spett., IV, coll. 415 s.; La Musica, Diz., I, pp. 505 s.; Id., Enc. storica, IV, pp. 799-803; Encicl. della Musica Rizzoli-Ricordi, II, p.266; Musik in Geschichte u. Gegenwart, III, coll . 147 s .

Vedi anche
Donegani, Guido Industriale italiano (Livorno 1877 - Bordighera 1947). Dimostrò, giovanissimo, eccezionali doti organizzative. Entrato nel campo industriale nel 1898 con una modesta impresa che gestiva tre miniere, la trasformò nella società Montecatini, di cui fu amministratore delegato prima e poi presidente (fino ... Cappellini, Alfredo Ufficiale di marina italiano (Livorno 1828 - Lissa 1866), medaglia d'oro: nella battaglia di Lissa (20 luglio 1866), comandante della cannoniera corazzata Palestro, affondò con l'equipaggio per lo scoppio della santabarbara della nave provocato da una cannonata nemica. Larderel, de Larderel ‹lardrèl›, de. - Famiglia di industriali, d'origine francese e residente in Toscana. Fra essi particolare menzione deve essere fatta di Francesco Giacomo (Vienne, Delfinato, 1789 - Firenze 1858) che ottenne (1818) in affitto i lagoni boraciferi di Montecerboli ove sorse il primo stabilimento ... Fattóri, Giovanni Fattóri, Giovanni. - Pittore italiano (Livorno 1825 - Firenze 1908); uno dei maggiori pittori italiani del sec. 19º. Condusse una vita modesta, tenendosi in disparte anche dalle polemiche dei macchiaioli di cui è considerato il massimo esponente. Dopo aver studiato a Livorno con G. Baldini e a Firenze ...
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enrico s. m. (pl. -chi). – Nome di varie monete fatte coniare da sovrani di nome Enrico o portanti il suo nome: tra esse, il denaro poi chiamato bolognino, coniato a Bologna dal 1191 e che portava il nome dell’imperatore Enrico VI al quale...
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buon Enrico buòn Enrico locuz. usata come s. m. – Erba perenne della famiglia chenopodiacee, detta anche colubrina, tutta buona, spinacio selvatico (lat. scient. Chenopodium bonus-Henricus): ha fusti poco ramosi, foglie triangolari, ondulate...
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