DE LEVA, Enrico
Nacque a Napoli il 19 genn. 1867 da Salvatore e da Giuseppa Casaccoli.
Dotato di grande talento musicale, fu indirizzato dalla famiglia verso severi studi compiuti come alunno interno nel conservatorio napoletano di S. Pietro a Maiella, ove fu allievo di F. Rossomandi per il pianoforte, di G. Puzone per l'armonia e di N. D'Arienzo per il contrappunto e la composizione. Studiò poi con Luigi Sangermano, discepolo di Saverio Mercadante, di cui fu l'unico allievo. Iniziò giovanissimo a comporre canzoni napoletane, cui si dedicò per tutto l'arco della sua esistenza e alle quali è legata la sua fama. Si impegnò anche nella composizione di opere più ardue e complesse quali lavori teatrali e sinfonici: tale attività ebbe inizio con l'opera in quattro atti La Camargo, su libretto di G. Pessina, rappresentata al teatro Regio di Torino il 2 marzo 1898 sotto la direzione di A. Toscanini (l'opera, modificata in alcune parti fu riprodotta al teatro S. Carlo di Napoli il 23 aprile dello stesso anno diretta da E. Vitale).
Inoltre, pur non avendo conseguito alcun diploma, la solida preparazione maturata negli anni di permanenza nel conservatorio napoletano e la laboriosa esperienza quale autodidatta gli consentirono di iniziare ben presto una brillante carriera concertistica come pianista che lo portò in tournée in varie città italiane e straniere. Tra l'altro nel 1908 fu a Londra per un'acclamata tournée di concerti insieme con F. P. Tosti. Il prestigio raggiunto nella sua città gli procurò incarichi e pubblici riconoscimenti: nel 1907 successe a N. D'Arienzo come direttore artistico dell'istituto musicale dei Ss. Giuseppina e Lucia di Napoli.
Svolse anche una intensa attività didattica, prima come docente privato, poi dal 1915 come titolare della cattedra di canto nel conservatorio di S. Pietro a Maiella. Nominato più volte membro di giurie di concorsi e commissioni artistiche, si dedicò anche all'attività di conferenziere e nel 1905 tenne al Circolo filologico di Napoli la conferenza "Impressioni e giudizi musicali", in cui affrontò vari problemi di attualità e in particolare quello relativo alla divulgazione del wagnerismo in Italia. Nel 1916 fu tra gli organizzatori del comitato di festeggiamenti per il centenario di Giovanni Paisiello, di cui pronunziò il discorso celebrativo; fu, inoltre, presidente del primo congresso della Federazione orchestrale italiana tenutosi a Milano nello stesso periodo.
Legato a Gabriele D'Annunzio da profonda amicizia, ebbe giovanissimo i primi riconoscimenti per la sua delicata vena poetica, tra cui un contratto offertogli dall'editore Ricordi, che se ne assicurò la collaborazione, pubblicando molte sue composizioni. Particolarmente significativo fu il sodalizio artistico stabilito con Salvatore Di Giacomo, dalla cui collaborazione nacque, tra le altre, forse la più celebre delle sue canzoni, la gustosa e ironica 'E spingole frangese che, ispirata a modelli d'intonazione popolare, si configura come un tipico prodotto della tradizione vocale del folclore partenopeo (nel caso specifico derivata direttamente dai canti di Pomigliano d'Arco e Frasso Telesino) che viene ad essere assimilata e trasferita in una dimensione colta, sottilmente ironica, intesa come satira garbata, quasi uno scherzo in cui l'eco del passato viene rievocato con delicata discorsività. Tale composizione, entrata nel repertorio di tutti i divi del café chantant e del teatro di varietà, superò ben presto i confini nazionali ed entrò nelle corti europee.
Non meno proficua fu la collaborazione con Roberto Bracco, il quale nel 1908 pubblicò una raccolta di testi Poetici, Vecchi versetti, che offrì al D. vari spunti d'ispirazione per la sua produzione di canzoni: da essa nacquero canzoni ispirate a canti tradizionali come 'O munaciello e 'Nù passariello sperzo del 1901 appartenenti al genere patetico di cui rappresentano uno dei migliori esempi.
Particolarmente significativo fu, inoltre, il contributo dato dal D. all'arte del canto, con la lunga attività didattica in cui diede prova di un particolare talento pari a quello di compositore. La sua arte, maturata nella Napoli fin de siècle, trovò il suo ambiente ideale nel clima spumeggiante e raffinato del salone Margherita, il più elegante café chantant partenopeo, ove riviveva la spensierata atmosfera parigina.
Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del nuovo secolo vi sfilarono i nomi più prestigiosi del cosiddetto teatro minore internazionale, tra cui Nicola Maldacea, Fregoli, Elvira Donnarumma, Cléo de Merode, la bella Otero e fu qui che il D. visse una sua fortunata stagione artistica e poté introdursi in un ambiente popolato di intellettuali, artisti, rampolli di famiglie aristocratiche in cerca di fortuna e di successo.
Musicista assai dotato e interessato anche a composizioni di ampio respiro, diede tuttavia il meglio di sé nel campo della canzone come F. P. Tosti, M. Costa e V. Valente; altrettanto ricca e varia fu la sua produzione di romanze in cui, seguendo il filone della tipica romanza all'italiana di tradizione ottocentesca, ripercorse le tappe d'una gloriosa tradizione melodica che aveva trovato a Napoli il suo ambiente ideale.
Tra le sue canzoni napoletane pubblicate da vari editori, tra cui Santoianni, Peirone e Cosentino di Napoli, Forlivesi di Firenze, Aschenberg ed Enoch di Londra e Ricordi di Milano, si ricordano: Nun me guardà (poesia di P. Cinquegrana, Milano 1884); 'A novena (S.Di Giacomo, ibid. 1888); Bonnì ! Bonnì ! (S.Di Giacomo, Napoli 1888); 'E spingole frangese (S. Di Giacomo, Milano 1888); Vocca 'e rosa (G. Turco, ibid. 1889); A Capemonte (S. DiGiacomo, ibid. 1890); I bersaglieri (M. Giobbe, Napoli 1895); 'Nu passariello sperzo (R. Bracco, Napoli 1901); Voce luntana (S. Di Giacomo, Milano 1910); Scusate, si, ve prego (R. Bracco, London 1913); inoltre, tutte pubblicate dall'editore Ricordi, ma senza indicazione di data: Amore piccerillo (S. Di Giacomo); Durmenno (R. Bracco); Lacreme amare, Lassamme sta!, Rosa! Rosè! (S. Di Giacomo); Nanninè, Suspirata (F., Russo); 'O munaciello (R. Bracco); Campana d'ammore (P. Ruocco, Napoli 1939). Delle oltre cento romanze, tutte pubblicate a Milano dall'editore Ricordi salvo diversa indicazione, si ricordano: Stelle cadenti (L. Conforti, 1893); Vecchio mistero (N. Misari, 1893); Voce del vento (F. Cimmino, 1899); A che pensi ? (E. Praga, 1899); Alla neve (G. De Abate, 1899); Bocca adorata (O. Caterini, 1899); Cuore e cavallo (E. Panzacchi, 1899); Distacco (G. Bellezza, 1899); Finirti a' piè (E. Castellano, 1899); Mentre ritorna il sole (E. Panzacchi, 1899); Non lo sa ! (L. Stecchetti, 1899); Notte sul mare (F. Cimmino, 1899); Perché ? (D. Milelli, 1899); Rêvons c'est l'heure (P. Verlaine, 1900); Mentre tu canti (E. Panzacchi, 1901); E non ti basta ancor ? (G. Perruzzini da H. Heine, Firenze 1902); Sotto le finestre (G. De Monaco, Napoli 1907); Dolce menzogna (O. De Sica, 1907); Vegliando (C. Enrico, 1908); Mentre tu dormi (R. Mazzola, 1908); Canta il mare (R. Mazzola, 1910); Notte di luna (L. Laccetti, 1913); L'anima sogna (R. Mazzola, 1913); Come voi, arietta di stile antico (G. Chiabrera, 1913); Dolce sorriso, chiara pupilla, rispetto popolare (1913); Passa Pierrot (R. Mazzola, 1918); La pavana (R. Mazzola, 1919); Per l'azzurro (R. Mazzola, 1919); Bionda signora (O. De Sica, 1919) e varie altre su testi di F. Dall'Ongaro, G. Costa, R. Bracco, G. Possina, R. Pagliara ed E. Panzacchi.
Compose inoltre vari pezzi per pianoforte, pubblicati dall'editore Ricordi, salvo diversa indicazione; ricordiamo tra gli altri: Heures delicieuses (1911); Canzone, Gavotta, Minuetto, Pagine d'album (s.a.); Maschere (1913); Tristezza (1913); Réverences à la Marquise (1913); Gondoliera (1918); Bon soir Colombine (London 1911). Tra le composizioni di più ampio respiro si ricordano: Le quattro stagioni d'amore. Epithalamio del cavalier Pessina con echi melodici del maestro E. De Luca (Napoli 1889); La sirenetta (da La Gioconda di G. D'Annunzio per soprano e orchestra) e infine una Suite in quattro tempi per orchestra (Londra s.a.).
Rallentata l'attività negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale, la interruppe completamente a partire dal 1943 in seguito alla tragica fine dell'unico figlio Rosario, trucidato a soli diciotto anni dai tedeschi a Faicchio (Benevento) ove la famiglia risiedette durante la guerra.
Morì a Napoli il 23 luglio 1955.
Bibl.: F. Petriccione, Piccola storia della canzone napoletana, Milano 1959, pp. 36, 48, 51, 62, 141; V. Paliotti, La canzone napoletana ieri e oggi, Milano 1962, pp. 38 s., 47; E. De Mura, Enc. della canzone napoletana, Napoli 1969, I, pp. 50, 131, 151, 249 ss., 467 ss.; II, pp. 24, 131, 163, 239, 290; III, p. 42; V. Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli 1969, pp. 680, 684 s.; S. Di Massa, Storia della canzone napoletana dal '400 al '900, Napoli 1982, pp. 283, 306, 315, 318 s., 324, 326, 369; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 425, Suppl., p. 247; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 303; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubblicate in Italia, Firenze 1969, pp. 138 s.; Enc. della musica Ricordi, II, pp. 30 s.; Enc. della musica Rizzoli Ricordi, II, p. 263.