ENRICO da Pisa (Henricus plebanus)
Negli ultimi cento anni la critica ha riconosciuto in E., canonico della cattedrale pisana, il poeta autore del Liber Maiolichinus de gestis Pisanorum illustribus, carme ove è narrata l'impresa pisana degli anni 1113-1115 contro i musulmani delle isole Baleari. E. partecipò alla spedizione e nomina se stesso in un importante passo del poema, quando, il 5 febbraio 1115, alla vigilia di una battaglia decisiva, egli riceve in sogno il presagio della vittoria. Nello stesso passo si definisce prete e pievano (vv. 3165-72).
Le altre notizie su di lui provengono dai documenti conservati negli archivi pisani e si riferiscono esclusivamente alla sua attività all'interno della canonica cattedrale pisana. Per la prima volta egli compare, già come prete e canonico e quindi adulto, in un atto del 5 maggio 1108, allorché con altri suoi confratelli acquisi un appezzamento di terreno per la canonica. Mancano dunque documenti precedenti che testimonino la sua carriera ecclesiastica all'interno dei capitolo, e neppure esistono notizie che consentano d'individuare la famiglia cui apparteneva, cittadina o forse del contado.
Egli sottoscrisse come prete e canonico nel 1108 in un'enfiteusi concessa dal vescovo Pietro e dai canonici il io ottobre e, ancora, al ritorno dalla spedizione balearica, in una concessione operata dal capitolo il 6 novembre 1115 a favore del monastero pisano di S. Zeno. Invece, il 16 febbraio 1116, a conferma di quanto avrebbe scritto di sé nel poema, E. si sottoscrisse come pievano di Calci e canonico in una concessione del vescovo Pietro. Apprendiamo cosi quale fosse la pieve di cui era titolare, anche se non possiamo precisare quando egli ne fosse stato investito, se prima di partire per l'impresa balearica - come suggerisce il Liber Maiolichinus - oppure al suo ritorno. Peraltro la pieve di Calci, località a pochi chilometri dalla città, era strettamente legata al vescovado pisano, che l'aveva fondata sul finire dell'XI secolo, e perciò non di rado l'ufficio di pievano era conferito ad un canonico. Non ci è però pervenuta alcuna documentazione diretta sull'attività di E. come pievano.
Mancano notizie su E. fino al 1125, allorché il 2 agosto ricevette con alcuni confratelli una donazione e il 14 settembre si sottoscrisse in un atto dell'arcivescovo Ruggero relativo ai diritti delle pievi. Altre tre sue sottoscrizioni risalgono al settembre-ottobre 1127 in altrettanti documenti del capitolo; infine, il 26 giugno 1129, riprendendo il titolo di pievano tralasciato nei documenti precedenti, concesse con gli altri canonici un livello. Al medesimo anno risale un'interessante notizia: sottoscrivendosi come prete e pievano di Calci nella rinnovazione della protezione ai fabri che lavoravano per l'Opera della cattedrale pisana, accordata dall'arcivescovo Ruggero, E. afferma di essersi molto adoperato a tale scopo ("in hoc opere multum laboravi"), segno di un suo ruolo importante all'interno della canonica e di un suo fattivo interesse e per il cantiere della cattedrale e per coloro che vi lavoravano.
Il suo rilievo tra i canonici è ancora testimoniato dall'ufficio che, in aggiunta al canonicato e alla pievania, egli ricopri negli ultimi anni di vita, quello di custode della canonica stessa. E appunto come prete, pievano e custode egli si sottoscrisse negli ultimi documenti pervenutici, una donazione alla canonica il 21 febbraio 1133 e due acquisti da lui operati con i suoi confratelli il 16 febbraio e il 10 marzo 1134. Probabilmente mori non molto tempo dopo tale data.
Il Liber Maiolichinus de gestis Pisanorum illustribus èstato pubblicato a cura di C. Calisse in Fonti per la storia d'Italia, XXIX, Roma 1904
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