ENRICO d'Andeli
Verseggiatore francese del sec. XIII, a cui sono attribuite quattro operette, di cui una bellissima: il Lai o Dit d'Aristote, una specie di fabliau in cui è raccontata la leggenda del filosofo che, vinto e domato dalla seduzione di una donna, si piega a terra carponi e, a guisa di cavallo, porta l'avvenente incantatrice sul dorso.
Quali che siano le origini del maggior numero dei fabliaux, resta il fatto che il motivo fondamentale di questa leggenda è d'origine orientale. Un racconto arabo, infatti, tradotto in turco e intitolato, nella versione francese del Cardonne (1771), Le Vizir sellé et bridé, ci mostra un vecchio visir imbrigliato da una schiava. Questo racconto si collega a una novella del Panciatantra; ma la fonte immediata di E. d'A. deve essere stata probabilmente un testo latino: uno degli exempla di Giacomo di Vitry.
Le altre tre operette attribuite a E. d'A. sono: La bataille des vins, La bataille des sept arts e Le dit du chancelier Philippe; ma v'è chi gli contesta, per ragioni linguistiche, quest'ultimo componimento. Chi sia stato E. d'A. non sappiamo in modo sicuro; pare ch'egli vada identificato con un certo chierico Henricus de Andeliaco che figura il 20 marzo 1259 in un documento del regesto Visitationum di Eude Rigaud, canonico di Rouen. Il suo nome è affidato soprattutto al Lai d'Aristote.
Bibl.: Manca un'edizione critica: v. in A. de Montaiglon, Recueil... des fabliaux, ecc., Parigi 1883, V, p. 243. Cfr. P. Meyer, in Romania, I (1872); A. Héron, uvres de H. d'A., Rouen 1880; F. Augustin, Sprachliche Untersuchung über die Werke H. d'A., Berlino 1886; A. Héron, Le Lai d'Aristote, Rouen, 1901.