BURICH, Enrico
Nato a Fiume il 15 luglio 1889 da Enrico, insegnante elementare, e da Francesca Cumicich, e rimasto orfano a tre anni, compì gli studi classici (1907) nella città natale, partecipando assai presto, con altri giovani coetanei (Riccardo e Silvino Gigante; Guido, Attilio e Arrigo Depoli; Armando e Amedeo Hodnig; Icilio Baccich, ecc.) all'associazione Giovine Fiume, di netta ispirazione irredentistica. Iniziati gli studi universitari di lettere a Budapest (lasciò una testimonianza di quegli anni con Studenti fiumani a Budapest, in La Voce, 9 giugno 1910), grazie a una borsa di studio del municipio di Fiume, passò nel 1909 a Firenze, laureandovisi nel 1912 con una tesi in letteratura tedesca su L'influenza dell'Ariosto sul Wieland (pubblicata poi nel 1924 sull'Annuario del R. liceo ginnasio "D. Alighieri" di Fiume). Collaborava intanto alla Voce, cercando di stimolare l'interesse dei "vociani" (soprattutto di Prezzolini e Slataper) per i problemi di Fiume e in particolare per quello della difesa della città di fronte alla politica sempre più dura di snazionalizzazione che veniva condotta dalle autorità ungheresi.
Tornato nel 1912 a Fiume, dopo un anno di insegnamento nella locale scuola "cittadina" fu costretto dalle pressioni delle autorità a rifugiarsi in Italia. Fra l'ottobre 1913 e il giugno 1915 poté insegnare, per l'intervento dell'amico G. Lombardo Radice, professore all'università di Catania, lingua tedesca presso l'istituto tecnico di quella città, continuando la collaborazione al gruppo della Voce. Scoppiata la prima guerra mondiale, nel periodo della neutralità italiana il B. propagandò con articoli e con conferenze la questione della sorte di Fiume; ebbe molta diffusione un suo opuscolo pubblicato a Milano nel marzo 1915 nella collezione diretta da U. Ojetti "Problemi italiani". Iniziava intanto la serie delle sue pubblicazioni di germanistica, traducendo e annotando i Discorsi alla nazione tedesca del Fichte (Palermo 1915) e Osservazioni e massime di G. C. Lichtenberg (Lanciano 1915). Con Icilio Baccich e Giovanni Host firmò il 18 marzo 1915 un appello al re per la liberazione di Fiume. Nel giugno 1915 si arruolò volontario nell'82º regg. fanteria (risale a questo periodo l'amicizia del B. con B. Tecchi); promosso ufficiale, restò tutta la guerra in zona d'operazioni quale interprete, per l'ungherese e il tedesco, presso il comando della IV armata. Nel novembre 1918 tornò a Fiume come ufficiale presso il comando italiano del Corpo interalleato d'occupazione alle dipendenze del gen. Grazioli.
Dopo il congedo dal servizio militare riprese sia l'insegnamento (prima nella civica scuola reale e poi nel liceo ginnasio Dante), sia l'attività di pubblicista sempre centrata sul problema fiumano, che intanto aveva assunto un posto rilevante nella vita italiana (su Il Mondo,Il Tempo,Il Resto del Carlino;alcune sue corrispondenze su quest'ultimo giornale durante le giornate del Natale 1920 furono raccolte nell'opuscolo Gliultimi giorni di Fiume dannunziana, Bologna 1921). Partecipò anche alla vita politica cittadina e all'attività del Consiglio nazionale, e fu vicino a D'Annunzio nei primi tempi dell'impresa fiumana, ritirandosi però ben presto dall'incarico presso il comando dannunziano. Nel settembre 1919 sposava Fila Ferrari.
Conchiusasi l'impresa fiumana, il B. fu capo dell'ufficio stampa del governo provvisorio; dopo le elezioni dell'aprile però si ritirò dalla politica attiva, dedicandosi solo all'insegnamento ed agli studi. Dopo l'annessione di Fiume all'Italia nel 1924, occupava la cattedra di lingua tedesca al liceo scientifico di Fiume. I suoi lavori sulla letteratura tedesca moderna (traduzioni, per esempio, dei romanzi di A. Zweig) ne favorirono la conoscenza in Italia. Importante fu pure la sua attività di traduttore dell'ungherese (F. Molnár). Tra il 1934 e il 1942 fu comandato presso la Petrarca-Haus di Colonia, dove svolse un'intelligente opera di mediazione fra la cultura italiana e quella tedesca attraverso corsi, conferenze, saggi e la collaborazione all'Italien-Jahrbuch, rivistadella Petrarca-Haus, e al Deutsche Dante Jahrbuch di Weimar. Tornato in Italia nel 1942, dopo la distruzione di Colonia, rimase un anno a Roma, comandato presso la scuola di lingua tedesca dell'università, rientrando a Fiume dopo l'8 sett. 1943, quale preside del liceo scientifico A. Grossich. Durante l'occupazione nazista mantenne un atteggiamento di non collaborazione, cercando di stimolare lo spirito pubblico alla resistenza contro i Tedeschi non disgiunta dalla difesa nazionale della città. Dopo l'occupazione iugoslava (maggio 1945) venne fatto segno a pressioni e minacce, sicché nel 1946 abbandonò Fiume (come del resto la maggioranza della popolazione) per rifugiarsi in Italia, prima, a Modena, poi a Roma, comandato dal 1949 al 1959 presso l'Istituto di studi germanici di villa Sciarra, e incaricato di lingua tedesca presso l'università. Negli ultimi anni s'impegnò particolarmente a raccogliere le memorie della città natale collaborando alla rivista Fiume, dicui dal 1952 fu membro del comitato di redazione e dirigendo (vicepresidente, poi presidente) la Società di studi fiumani.
Morì a Modena il 12 ott. 1965.
Bibl.: Oltre al necrologio in Corriere della Sera, 14 ott. 1965, cfr. G. Radetti, Ricordo di E. B., in Fiume, XII (1965), pp. 97-114 (elenco degli scritti, pp. 115-119).