BRUNI, Enrico
Nacque ad Asti intorno alla metà del sec. XV. Non si hanno notizie precise dei suoi studi, ma siamo indotti a credere che ricevesse una educazione accurata, dato che vari autori, tra cui il Fontanini, lo pongono nel gruppo dei letterati aggregati alla corte pontificia sotto i pontificati di Alessandro VI e Giulio II. Giunse ben presto a Roma e iniziò la sua attività in Curia; il 3 luglio 1476 fu creato notarius camerarius. Nell'ottobre 1486 venne nominato notaio della Camera apostolica e chierico del Sacro Collegio, carica che aveva ancora nel 1508. Nel 1488 Innocenzo VIII lo creò segretario e protonotario apostolico; in tale carica nello stesso anno assistette al matrimonio di Alfonso Del Carretto con Peretta Cybo. Il successore di Innocenzo VIII, Alessandro VI, lo confermò in tale incarico concedendogli anche quello di segretario ab epistolis. Nel 1492 fu eletto coadiutore del vescovo di Orvieto, Giorgio Della Rovere; morto nello stesso anno il vescovo di Orte e di Civita Castellana, Angelo Pichiroli, il B. il 29 ottobre fu chiamato a succedergli.
Della sua attività pastorale viene ricordato soltanto il trasporto delle spoglie di s. Eutizio in un tempio ai piedi del monte Cimino. Continuò a risiedere a Roma, svolgendo la sua attività di segretario ab epistolis e di protonotario apostolico;avendo rinunciato, al momento dell'elevazione al vescovato, alla carica di segretario apostolico. Il 14 sett. 1498 Alessandro VI lo nominò arcivescovo di Taranto: anche in questa sede il B. non risiedette mai e la visitò soltanto una volta in occasione dell'erezione del monumento funebre in onore del cardinale Ludovico Scarampi.
A Roma continuò nella sua attività ufficiale, di cui il Burcardo ci dà numerose notizie: l'8 sett. 1499 nella chiesa della Minerva, partecipò alla funzione per la Natività della Vergine; il 1º novembre dello stesso anno fu ammesso da Alessandro VI fra i suoi assistenti; il 12 novembre gli fu affidato l'incarico di presentare a Lucrezia Borgia, in occasione del battesimo del figlio Rodrigo, il ricco donativo dei cardinali; il 27 gennaio dell'anno successivo fu tra gli arcivescovi che si fecero incontro agli ambasciatori inviati presso il pontefice dal re di Navarra; nel marzo 1501 ospitò nel suo palazzo Francesco Pepi, oratore fiorentino. Nel giugno 1501 fu nominato collettore generale delle decime per la spedizione contro i Turchi, la cui lista ci viene fornita dallo stesso Burcardo.
Il 23 nov. 1501 venne nominato nuovamente segretario pontificio, succedendo a Giovanni Lorenzi. Nell'ottobre del 1501, alla morte, dopo pochi giorni di pontificato, di Pio III, il B. fu nominato custode del sacro palazzo.
La stima che il B. aveva goduto presso Alessandro VI non venne meno allorché al soglio pontificio venne eletto Giulio II: questi infatti, appena eletto, nominò il B. protesoriere e il 28 luglio 1505 tesoriere generale della Chiesa. A lui si deve se nel 1504 il pontefice promosse il miglioramento della zecca pontificia: il B. chiamò ad operarvi valenti incisori quali Cristoforo Foppa detto il Caradosso, Vittore Gambello detto il Camelio, Gian Cristoforo Romano ed altri.
Sempre nella sua veste di tesoriere il B. dovette seguire con particolare interesse, per conto di Giulio II, i lavori che il Bramante eseguiva in Vaticano: con un breve da Bologna del 1506(riportato dal Pastor) il pontefice gli raccomandava di sovrintendere ai lavori di S. Pietro perché continuassero senza interruzione. Ed il B. esaudiva la volontà del papa come dimostrano i mandati di pagamento. Il 16apr. 1507 pose la prima pietra degli altri 3piloni della cupola, essendo stato dato inizio al primo l'anno precedente. Continuava inoltre la sua attività ufficiale in qualità di protonotario apostolico: nel 1504accolse in Vaticano gli ambasciatori fiorentini e nello stesso mese introdusse in concistoro per l'obbedienza gli oratori senesi.
Il B. morì a Roma ai primi di ottobre del 1509, certo prima del 15, quando gli Atti concistoriali (Hofmann) danno come successore nella carica di notaio della Camera apostolica Cristoforo Fischieri; fu sepolto in S. Agostino, vicino a Ludovico Bruno, vescovo di Acqui, suo parente.
Fonti e Bibl.: Dispacci e lettere di G. Gherardi …, a cura di G. Carusi, Roma 1909, pp. XLIX, 76 s.; I. Burchardi Liber notarum ab a. 1483 usque ad a.1506, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXXII, 1-2, a cura di E. Celani, ad Indicem; W.Hoffmann, Foschungen zur Geschichte der kurialen Behörden, Rom 1914, I, p. 201; II, pp. 39, 86, 89, 117, 185, 189, 192 s., 214, 241; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IX, Venetiis 1721, p. 143; I. Fontanini, Antiquitates Romae, Romae 1723, pp. 304 ss.; P. L. Bonamici, De claris pontificiarum epistularum scriptoribus, Romae 1770, pp. 79, 204; F. A. U. Vitale, Memorie istoriche de' tesorieri pontifici..., Navoli 1782, p. 35; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, VI, Venezia 1847, p. 55; XXI, ibid. 1870, p. 137; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese... di Roma, V, Roma 1874, pp. 95, 171; XIII, ibid. 1879, p. 270; G. Martinori, Annali della Zecca di Roma, I, Roma 1917, pp. 35 ss.; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1925, pp. 737, 741; E. Rodocanachi, Le pontificat de Jules II, Paris 1928, p. 54; C. Eubel, Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, pp. 166, 246, 260.