ARNAUD, Enrico
Nacque nel 1641, da Francesco, di piccola nobiltà ugonotta, e da Margherita Grosso, oriunda di Dronero, ad Embrun (Francia), ma considerò sempre come patria le Valli Valdesi, ove emigrò adolescente con i suoi, per causa di religione. Seguì studi teologici a Basilea, nel 1662-64, in Olanda e all'Accademia di Ginevra, rientrando poi nelle Valli, ove dal 1670 esercitò il ministero pastorale.
In seguito alla revoca dell'editto di Nantes, anche Vittorio Amedeo II di Savoia emanò nel gennaio 1686 un editto, che ordinava l'abolizione del culto riformato nelle Valli, la distruzione dei templi, l'esilio dei pastori e la consegna dei figli dei Valdesi al clero, perché venissero educati nel cattolicesimo. L'A., che si trovava pastore a Torre Pellice, benché padre di numerosa famiglia, consigliò la resistenza armata ai Valdesi, ma questi esitarono. Vennero, infatti, due ambasciatori dai Cantoni svizzeri a intercedere presso il duca e, vistolo irremovibile, proposero ai Valdesi di emigrare in massa. Tuttavia il duca, con un nuovo editto del 9 aprile, impose addirittura l'esilio, con gravi condizioni per i Valdesi, come l'obbligo di vendere le loro terre entro dieci giorni e presentarsi disarmati a commissari ducali. Allora la popolazione, esasperata, prese le armi e cacciò in alcuni scontri, cui l'A. partecipò da valoroso, le forze ducali e quelle francesi inviate per rinforzo dal Re Sole. Tosto, però, le armi furono abbandonate, dietro menzognere promesse dei comandanti franco-sabaudi. L'A. fuggì subito, con la famiglia, a Ginevra e poi a Neuchâtel. I Valdesi rimasti furono massacrati a tradimento o, catturati, si spensero di fame e stenti in prigionia, salvo poche migliaia di superstiti, cui Vittorio Amedeo II concesse alfine, nel 1687, di raggiungere la Svizzera.
L'A. si prodigò allora per aiutare gli esuli, i quali ebbero generoso soccorso dalla pietà degli Svizzeri, che cercarono poi di avviarli in Germania, ove si sperava di sistemarli come agricoltori. Ma il progetto fu abbandonato, in seguito alla guerra della lega d'Augusta e all'avanzata francese in Germania: del resto, gli stessi Valdesi erano reluttanti, per irriducibile attaccamento alla patria. L'A. concepì allora l'idea di un loro rimpatrio a mano armata e tentò di attuarla nell'estate dell'anno 1688.
Fallitogli il tentativo, andò in Olanda a sollecitare l'aiuto di Guglielmo III di Orange e, ottenutolo, riorganizzò segretamente gli esuli. Si fece dare istruzioni militari, risultate poi preziose, da un vecchio guerrigliero valdese, Giosuè Janavel, anch'egli profugo a Ginevra. Infine partì da Prangins, presso Ginevra, con un migliaio di armati, tra Valdesi e ugonotti, la notte del 25-26 ag. 1689 (15-16 agosto, secondo il calendario giuliano allora seguito dai protestanti: di qui l'uso dei Valdesi di celebrare il 15 agosto, con adunate popolari, il ricordo del Rimpatrio). Con romanzesca marcia attraverso le Alpi, piombò in Val di Susa, sbaragliando un corpo di 2.500 francesi a Salbertrand, e poi nelle Valli, ove impegnò una guerriglia accanita con forze nemiche enormemente superiori di numero. Combattimenti e disagi decimarono i suoi uomini, specie i Francesi, meno avvezzi dei Valdesi all'alta montagna. Ma l'A. poté salvarli, trincerandosi nella fortezza naturale del monte Balziglia, in Val Germanasca, secondo i consigli avuti dal Janavel. Ivi resistette sino al maggio 1690, allorché fu snidato dall'artiglieria e ridotto all'estremo. Proprio allora, però, Vittorio Amedeo II passò dall'alleanza col Re Sole al campo della lega d'Augusta e chiese all'A. di collaborare alla guerra con i Francesi. Così i Valdesi poterono rientrare definitivamente nelle proprie Valli e ottenere altresì un editto, nel maggio 1694, che ne garantiva la libertà di culto. Col "Glorioso Rimpatrio" capeggiato dall'A. fu dunque assicurata per sempre l'esistenza della popolazione valdese del Piemonte.
Sospinto dal suo temperamento, altrettanto ardito quanto impetuoso e magari irrequieto o ambizioso, l'A. continuò a partecipare alla lotta contro il Re Sole come colonnello dei suoi Valdesi e agente segreto di Vittorio Amedeo II, specie in Svizzera. Nel 1698 il Savoia strinse con Luigi XIV un accordo, per cui otteneva Pinerolo e la Val Perosa, obbligandosi a espellere dal suo ducato i riformati nativi dei domini del Re Sole. Anche l'A., come nativo di Embrun, dovette esulare, insieme con i Valdesi della Val Perosa, alla volta della Svizzera. Andò in Inghilterra a sollecitare nuovi aiuti da Guglielmo III e poté sistemare i profughi nell'Assia e nel Württenberg, ove i Valdesi fondarono villaggi, oggi affatto germanizzati, ma conservanti la traccia delle proprie origini piemontesi nei toponimi (Villar, Pinasca, Perosa) e nei cognomi. Lo stesso A. fu pastore a Schönenberg (Württenberg), donde, però, ripartì più volte per viaggi in vari paesi. Tra l'altro, durante la guerra di successione spagnola, ricomparve nel 1704 nelle Valli Valdesi: ma è dubbio che abbia avuto altri incarichi militari o religiosi, mentre è certo che nel 1707 era di nuovo a Schönenberg.
Subito dopo il Rimpatrio, aveva sollecitato un amico di Ginevra, l'oriundo lucchese Vincenzo Minutoli, professore di teologia, a scrivere la storia delle sue gesta. L'opera fu composta dal Minutoli nel 1690, sulla base di informazioni dell'A. e dei diari tenuti da due ufficiali della spedizione (Reynaudin e Huc), ma restò inedita, forse per le circostanze politiche del tempo. Morto, comunque, il Minutoli, l'A. apportò modesti ritocchi al manoscritto e lo pubblicò col titolo: Histoire de la Glorieuse Rentrée des Vaudois dans leurs Vallées... par Henri A., pasteur et colonel des Vaudois, s. l. [ma Cassel] 1710, con una dedica alla regina Anna d'Inghilterra, tosto sostituita da altra al duca del Württenberg. La paternità dell'opera, che ebbe anche traduzioni in olandese, inglese e tedesco, è stata solo di recente restituita al Minutoli.
Ancora nel 1716 l'A. era ad Hannover, per sollecitare una pensione di colonnello dal re d'Inghilterra Giorgio I. In tarda età, si spense a Schönenberg nel 1721.
Bibl.: Della Histoire de la Glorieuse Rentrée esistono varie ediz., di cui la più recente è quella di Pignerol 1880. Una biografia dell'A. è annunziata adesso da A. Lacoste: in attesa, occorre riferirsi ad opere invecchiate, come E. Comba, E. A., pastore e duce dei Valdesi,Firenze 1889, ed H. A., sa vie, et ses lettres,La Tour 1889, oppure ad opere generali sui Valdesi nel 1686-89, come M. Viora, Storia delle leggi sui Valdesi di Vittorio Amedeo II, Bologna 1930, ed A. Pascal, Le Valli Valdesi negli anni del martirio e della gloria,in Bollett. d. Soc. di studi valdesi, LVIII (1937), pp. 5-48 e nn. seguenti. Esistono inoltre numerose monografie su singoli momenti dell'opera dell'A., per cui v. A. Armand-Hugon e G. Gonnet, Bibliografia Valdese,Torre Pellice 1953. Sulla vera paternità della Histoire de la Glorieuse Rentrée, v. T.Pons, Chi fu l'autore della Histoire de la Glorieuse Rentrée?,in L'Eco delle Valli Valdesi, XC(1960), nn. 7-9.