Enrichetto delle Querce
Notaio in Bologna, tenne l'Ufficio dei Memoriali nel secondo semestre del 1287, e in quell'occasione, seguendo la letteraria consuetudine dei notai addetti alla Camera actorum, trascrisse nel suo registro (Memoriale 69, c. 203v: Caboni XXII), per intero se pur con varie scorrettezze, il sonetto No me poriano zamay far emenda, ormai comunemente attribuito a Dante (Rime LI). La data del 1287, com'è stato più volte rilevato, fa del sonetto della Garisenda il più antico testo di D. che si conosca, e costituisce un importante riferimento al soggiorno di D. in Bologna.
Le benemerenze di ser E. si estendono all' eccezionale qualità del suo registro: " non soltanto esso appare opera di un vero calligrafo ornatista (graziosi fregi a penna si trovano qua e là, e un gotico a curve dolci, trecenteggiante, vi regna) ", ma anche si presenta " condotto a guisa di un vero ‛ libro ' di quel tempo: co' suoi margini e filari perfettamente allineati, coi cosiddetti ‛ richiami ' ad ogni quaderno... e con in fine quell'Explicit che solevasi porre a suggello di ogni opera scientifica o letteraria... Altri notari, predecessori o successori suoi, lasciarono nei Memoriali chiari saggi di scrittura o di compilazione ‛ libraria '; ma nessuno lo fece così largamente e studiatamente come lui " (Livi).
Altra e per noi ancor più considerevole sua caratteristica, l'uso, allora del tutto inconsueto in atti ufficiali, del volgare, testimoniato almeno da un lunghissimo rogito del 7 aprile 1295, la cui chiarezza e la cui compostezza linguistico-stilistiche hanno indotto il Livi ad affermare " che l'autore fosse, se non un vero e proprio ‛ maestro ', un peritissimo in quella che allora chiamavasi ars dictaminis o dictandi, e che in Bologna era allora nel massimo fiore ".
La sottoscrizione di questo contratto in volgare, " Ego Henreghetto da le Querçe ", si aggiunge così a quella latina del Memoriale, " per me Henrigiptum de Querçis notarium ". Ma il nome di E. s'incontra in altri documenti e luoghi della storia bolognese: e l'importanza delle mansioni affidategli dal comune dà la misura del prestigio di cui egli godeva in un ambito di vita politica e di attività amministrativa cittadina. Creato notaio nel 1278, tra il 1282 e il 1303 fece parte più volte del consiglio municipale, nel 1307 sedette in quello degli Anziani, nel 1308 fu eletto proconsole dei notai. A quanto ci risulta, nel 1298, nel 1299 e nel 1310 fu inviato ambasciatore a Firenze; nel maggio 1311, insieme con Giacomo Spiolara, alla corte papale in Avignone per assicurarne l'appoggio al governo guelfo di Bologna. L'anno successivo, morto E., suo figlio Ugolino entrava nell'Ufficio dei Memoriali, a conferma di una tradizione cancelleresca familiare. V. anche Bologna; Memoriali Bolognesi.
Bibl. - C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, I, Bologna 1596, 553; G . Carducci, Intorno ad alcune rime dei secoli XIII e XIV ritrovate nei Memoriali dell'Archivio notarile di Bologna [1876], in Opere, XVIII, ibid 1942, 144-148, 281; A. Gualandi, Accenni alle origini della lingua e della poesia italiana ecc., ibid 1885, 18-22 (pubblica integralmente il contratto del 7 aprile 1295); G. Livi, D., suoi primi cultori, sua gente in Bologna, ibid 1918, 5-7, 191-195 (riproduce il contratto del 7 aprile 1295, in trascrizione assai più corretta di quella del Gualandi) e passim; ID, D. e Bologna. Nuovi studi e documenti, ibid 1921, 5-6, e passim; A. Caboni, Antiche rime italiane tratte dai Memoriali bolognesi, Modena 1941, 53; S. Debenedetti, Osservazioni sulle poesie dei Memoriali bolognesi, in " Giorn. stor. " CXXV (1948) 6; M. A. Anzalone, Osservazioni sulle antiche rime italiane tratte dai Memoriali bolognesi, in " Filologia Romanza " I (1954) 95 ss.; Contini, Rime 50; Barbi-Maggini, Rime 184 ss.