ENOTEISMO (dal gr. εἶς, ἑνός "uno" e ϑεός "dio")
Termine coniato da Max Müller per designare l'atteggiamento religioso (da lui osservato specialmente nei Veda) di chi, nel fervore e nella concentrazione momentanea dell'adorazione d'una data divinità, la invoca e la celebra come unica e sola, senza assurgere per questo a una vera e propria concezione monoteistica (affermazione d'un dio solo con esclusione di tutti gli altri) né levare la minima protesta contro il politeismo stesso, cui l'adorante del resto pienamente aderisce e in cui, svanita l'esaltazione religiosa, ricade. Si tratta dunque d'un fenomeno (constatabile anche nell'antica religione egiziana, nella babilonese, ecc.) che appartiene al mondo dell'intermittente e fluttuante esperienza religiosa, e non rappresenta una forma e categoria stabile e ben determinata dell'idea di Dio, né ha, infatti, nella storia delle religioni l'importanza attribuitagli da Max Müller, il quale, in dipendenza dalle idee di Schelling, credeva di poter segnalare nell'enoteismo l'antecedente comune indistinto sia del monoteismo sia del politeismo.