ENOCH d'Ascoli
Grammatico, nato verso i primi del sec. XV, morto in patria tra l'ottobre e il novembre del 1457. Studiò in Firenze quando vi professava F. Filelfo e ivi fece il ripetitore nelle case dei Medici e dei Bardi. Insegnò poi grammatica in Ascoli, dal novembre 1440 grammatica e poesia a Perugia, e più tardi a Roma. Fu in Oriente, forse per investigazioni librarie; poi fu inviato da Niccolò V a cercare codici nell'Europa settentrionale.
Dall'ottobre del 1451, data della sua partenza, alla primavera del 1455, data del suo ritorno a Roma, E. visitò la Scandinavia, la Danimarca e la Germania e raccolse in esemplari antichi: l'Elegia in Maecenatem dalla Danimarca, Apicio da Fulda, Porfirione da Augusta, l'opuscolo di Svetonio, De gramm. et rhetor., e le opere minori di Tacito da Hersfeld. Calisto III, succeduto a Niccolò V, gli concesse in compenso solo un segretariato (settembre 1455), onde E. per trovare un mecenate a cui vendere i manoscritti girò varie città, inutilmente, finché la morte lo colse. Cosi i codici tacitiani andarono dispersi e degli originali si salvò solo un quinterno dell'Agricola: forse il primo a scompaginare la collezione fu Enea Silvio Piccolomini per trascegliersi la Germania. Apicio stette nascosto per circa trentacinque anni e di Porfirione non rimase traccia.
Bibl.: G. Voigt, Die Wiederbelebung des class. Alterthums, II, 3ª ed., Berlino 1893, pp. 199-200; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci, I, Firenze 1897, pp. 140-42; id., Storia e critica dei testi latini, Catania 1914, pp. 263-87; V. Rossi, L'indole e gli studi di Gio. di Cosimo de' Medici, in Rend. dei Licnei, Sc. morali, s. 5ª, II (1893), p. 128 segg.