ENNIO (Quintus Ennius)
Poeta latino autore degli Annales, di tragedie e commedie, nato a Rudiae (Rugge, prov. di Lecce). Nel 204, M. Porcio Catone lo condusse a Roma. Accompagnò M. Fulvio Nobiliore nella campagna di Etolia (189). Nel 184 ebbe la cittadinanza romana. Morì di gotta nel 169 a. C. Secondo una tradizione non confermata, gli Scipioni ne ospitarono la salma nel loro sepolcro gentilizio fuori Porta Capena (v.). Forse essi si saranno limitati a porvi la statua marmorea ricordata da Cicerone (Pro Archia, 9), da T. Livio (xxxviii, 56) e da Plinio (Nat. hist., vii, 114), sotto la quale fecero incidere una delle due iscrizioni epigrammatiche composte, secondo Cicerone (Tusc., i, 15, 34), da E. stesso. In una testa di peperino (Musei Vaticani), raffigurante un personaggio d'aspetto giovanile, coronato di lauro, con forme tondeggianti, grandi occhi e capelli leggermente inanellati che cadono sulla fronte e la nuca, scoperta nel sepolcro degli Scipioni, si è creduto riconoscere il ritratto di Ennio. Ma all'identificazione manca ogni elemento di confronto e vi si oppone il fatto che il poeta sarebbe qui rappresentato in aspetto troppo giovanile; inoltre la statua ricordata da Cicerone era di marmo. È più probabile si tratti perciò del ritratto di uno degli Scipioni, raffigurato laureato come "sacrificante". Stilisticamente la testa va classificata nella fase iniziale della ritrattistica romana (terzo venticinquennio del II sec. a. C.) opera di carattere più intenzionale che fisionomico, priva di definizione psicologica nella quale risulta più evidentemente l'adozione di un tipo di bellezza virile prettamente ellenico, che non la ricerca di individualizzazione del soggetto raffigurato. La fluidità di modellato, che sembra tradire la derivazione da un archetipo coroplastico e che si esprime specialmente nel trattamento delle parti carnose del volto, trova confronto in opere della tarda plastica etrusca e, insieme con gli argomenti addotti, contribuisce a porre quest'opera nel solco della tradizione artistica italica.
Il cosiddetto mosaico di Monnos a Treviri, con busti di poeti latini e greci entro riquadri, reca anche il "ritratto" di E., evidentemente derivato da altra composizione, probabilmente pittorica.
Si è fatto il nome di E. anche per la figura di un poeta vestito di toga exigua insieme a Clio in un mosaico contenente anche le altre muse, trovato nelle terme di Sfax.
Bibl.: Iconografia: O. Vessberg, Studien zur Kunstsgeschichte d. röm. Republik, in Acta Inst. Rom. Regni Sueciae, VIII, 1941, p. 42 ss.; B. Schweitzer, Die Bildniskunst der römischen Republik, Lipsia 1948, p. 56 ss.; Fasti Arch., IX, 1956, n. 5327.