Enneadi
(’Εννεάδες) Opera in cui sono raccolti 54 scritti di Plotino ordinati secondo consonanze tematiche da Porfirio, fra il 300 e il 305. Gli scritti sono disposti, in base a presupposti pitagorici, in sei gruppi, composti ciascuno di nove trattati, da cui il titolo di E. («novenali»). La prima e. tratta della vita filosofica e della felicità, atto interiore dell’anima che si situa nell’eternità della vita intellettiva. Al centro della seconda e. sono il cosmo, i corpi e la materia. Plotino distingue la materia in «sensibile» (illimitata, privazione dell’essere e «male») e «intelligibile», che possiede vita e intelligenza. La terza e. tratta del destino, della provvidenza (πρόνοια), del tempo e dell’eternità. Contro le tesi stoiche, Plotino sostiene che l’anima, svincolata dal corpo, è libera dalla causalità «esterna» e può seguire la ragione, ossia agire in base alla «provvidenza». L’eternità è l’autentica consistenza del reale; il tempo è invece il «volgersi» dell’anima al «sensibile». Nella quarta e., dedicata all’anima, Plotino confutando le tesi materialistiche e peripatetiche stabilisce che l’anima razionale, che contempla l’intelligibile mediante l’intuizione intellettuale, è incorruttibile e immortale, ed è distinta dall’anima sensibile, che insieme al corpo costituisce l’animale. Nella quinta e. è esposto lo schema triadico dell’emanazione o processione delle ipostasi (Uno-intelletto-anima). L’Uno è fondamento del tutto; sussiste in sé, al di fuori di ogni composizione. Per tale motivo, non è possibile parlarne («teologia negativa»); lo si può, impropriamente, definire Bene, oppure luce: punto luminoso da cui irradiano le altre ipostasi. L’intelletto contemplando l’Uno lo divide in essere, vita e pensiero; l’anima («anima del mondo») rivolta alle idee archetipiche, che sono il contenuto dell’intelletto, ordina il mondo. In tal modo il cosmo è «nell’anima» ed è vivificato e organico, come nel Timeo (➔) platonico; la corporeità rappresenta la «limitazione dell’anima». L’anima individuale può risalire fino all’intelletto e all’Uno e «vivere divinamente», contrariamente alle tesi gnostiche. Nella sesta e. sono esposte la critica alle «categorie», sia aristoteliche sia stoiche, e la dottrina dell’unione estatica dell’anima con l’Uno, resa possibile dalla negazione del desiderio, del pensiero e del proprio io.