ENIADE (Οἰνιάδαι, Oeniădae)
Importante città dell'Acarnania, posta circa due chilometri a N della foce dell'Achebo e provvista di un munitissimo porto sulla laguna Melita. Disputata fra Acarnani e Messeni di Naupatto fra il 455 ed il 449 a. C., dopo una parentesi filoateniese, nel 424, torna a far parte della lega Acarnana. Conquistata dagli Etolî nel 330 e ripresa dagli Acarnani nel 219, E. fu ampiamente restaurata nelle mura e nelle attrezzature portuali da Filippo V di Macedonia alleato degli Acarnani. Perduta ancora una volta nelle lotte contro i Romani della fine del III sec. a. C. e libera nuovamente nel 189, seguì, dopo la disfatta di Pidna del 168 a. C., la sorte delle altre città di Acarnania, rimanendo praticamente in soggezione a Roma.
Di estremo interesse gli avanzi del porto e della cinta muraria che, con uno sviluppo di circa 7 km, difendeva da ogni lato la collina su cui si innalzava la città e nel cui angolo S-E, separata dal resto della città da una propria cinta, stava l'acropoli. Le mura, che sappiamo rinnovate nel III sec. a. C., presentano tratti ancora in struttura poligonale e sono interrotte da numerose porte di cui alcune ad arco. Sul fianco E della collina sono stati identificati gli avanzi di un piccolo teatro, ed altri numerosi resti di edifici pubblici e privati affiorano nell'area della antica città.
Bibl.: L. Heuzey, Le Mont Olympe et l'Acarnanie, Parigi 1860, p. 435 ss.; E. Hoberhummer, Akarnanien, Monaco 1887, p. 33 s.; Powell-Sears, in Am. Journ. Arch., VIII, 1904, p. 137 ss.; J. Durm, Die Baukunst der Griechen3, Lipsia 1910, p. 211 ss.; F. Noack, in Arch. Anz., 1916, c. 215 ss.; E. Fiechter, Die Theater von Oiniadai u. Neu-Pleuron, Stoccarda 1931; D. Levi, in Enc. It., XIII, 1932, p. 990 s.; E. Kirsten, in Pauly-Wissowa, XVII, 2, 1937, cc. 2204 ss., 2557 s. Monete in: British Museum Cat. Greek Coins, VI, Londra 1883; B. V. Head, Hist. Num.2, Oxford 1911, p. 332.