ENGELBERTO (Enghelberto)
Conte di Gorizia dal 1103, primo di questo nome, fratello di Mainardo (I), il capostipite della famiglia dei conti di Gorizia, era strettamente imparentato con il conte palatino bavarese Hartwig e con i figli di quest'ultimo Aribone II e Botone; forse discendeva direttamente da loro. Il quadro genealogico, tuttavia, non è, allo stato attuale delle ricerche, chiaro.
La famiglia degli Ariboni aveva vasti possedimenti nel territorio di Chiem, nel Salisburghese, e in Carinzia. Aribone II (m. 1102), nipote del patriarca di Aquileia Sigehard, che fino al 1053 si fregiava del titolo di conte palatino di Baviera, aveva fondato tra il 1070 ed il 1077, insieme con il fratello Botone, il monastero di Millstatt in Carinzia. La moglie di Aribone II, Liutgarda, probabilmente vedova del conte Engelberto della Val Pusteria, aveva incrementato in modo significativo, con la sua dote, il patrimonio della famiglia e costituiva l'anello di congiunzione con la casa dei conti di Gorizia.
E. ed i conti di Gorizia sono documentati come i successori degli Ariboni nei possedimenti di questi ultimi in Carinzia: E., nel 1122, ricordava i fondatori di Millstatt come suoi "parentes", dunque, come suoi genitori, o come suoi avi, o, almeno, come suoi consanguinei. 1 conti di Gorizia esercitarono, certamente a partire dal 1137, la "advocatia" sul monastero di MilIstatt, e dunque succedettero agli Ariboni anche nello stretto legame con quel cenobio. Infine, E. - cosi come Aribone II - viene più volte indicato quale conte palatino, "palatinus comes": nel 1107, quando in Ratisbona fu testimone ad una donazione del vescovo di quella città, Hartwig, in favore del monastero di Mondsee; e nel 1122, in un diploma del papa Callisto Il per Millstatt. Sulla base di tutti questi indizi si è dedotta una stretta parentela tra la casa degli Ariboni e quella dei conti di Gorizia, anzi addirittura una discendenza diretta. E. e Mainardo (I) vengono talvolta ritenuti nella.letteratura storica come figli di Aribone II e di Liutgarda.
Non è accertato se E. fu, come Aribone II, conte palatino di Baviera, o se già m quell'epoca - e non solo nel sec. XIII o nel sec. XIV - fosse stata creata una contea palatina di Carinzia. 1 necrologi dei monasteri di Admont, di Millstatt e di Sceon gli attribuiscono il titolo di "palatinus comes"; il necrologio di St. Lambrecht lo chiama "comes" di Aquileia; quello di Rosazzo, soltanto "comes"; e quello di St. Andreas sul Traisen, infine, "comes" di Gorizia. Il fatto che egli sia designato come "comes palatinus" solo in Baviera e nel suo "Hauskloster" (monastero di famiglia) di Millstatt, e che altrove egli sia indicato semplicemente come "comes", lascia supporre che egli era realmente conte palatino in Baviera. In una "notitia" non datata inserita nel Liber traditionum, commutationum et complacitum del monastero di Michaelbeuern si attesta che un "palatinus comes Engilbertus quondam sue proprietatis ancillam Adelhait nuncupatam", sua concubina, "ad cenobium. Blerense sub iure servili contradidit" insieme con la figlia "ex ca generans". Questa notizia è attribuita dal Wiesfiecker (Die Regesten…, I, p. 59n. 211) ad Engelberto (II) di Gorizia e datata circa 1145. Engelberto (II) non porta in alcuna altra fonte il titolo di conte palatino, e cosi di recente non è stato escluso che la notizia si riferisca ad E. (Dopsch, 1975, p. 144).
Nel 1122 - o poco prima - il conte palatino E. pose il monastero di Milistatt sotto la "tuitio" della Sede apostolica, in cambio del versamento di un censo annuo di un pezzo d'oro. Dunque, fino al 1122 Millstatt era stata un "Eigenkloster", un monastero di proprietà del suo fondatore e dei di lui successori e, quindi, da ultimo, di E.: da quella data in poi i suoi monaci poterono eleggersi in piena autonomia il loro abate e l'"advocatus monasterii" non aveva il potere di concedere in feudo alcuno dei suoi beni senza il consenso dell'abate e del capitolo.
In seguito i conti di Gorizia esercitarono l'"advocatia" di quel monastero: il fatto è documentato dal 1137. Riusci loro, inoltre, non solo di subentrare nei beni ereditari degli Ariboni, ma di acquisire anche significative proprietà nel Friuli, in particolare intorno a Gorizia, a Cividale, a Udine e a Latisana. Il loro ufficio più importante era la "advocatia" della Chiesa di Aquileia. In origine i beni dei conti di Gorizia erano stati feudo del patriarca di Aquileia e parte della Terra del Friuli; i conti di Gorizia, tuttavia, cercarono fin dall'inizio di eliminare ogni differenza tra i loro beni allodiali in Friuli ed il loro feudo aquileiese.
Scarsi sono dunque gli eventi a noi noti della vita di E.: nel 1107 si trovava a Ratisbona, la capitale bavarese, al seguito del vescovo Hartwig; nel 1122 trasferi alla Sede apostolica il monastero di Millstatt. Se può essergli attribuita la "notitia" contenuta nel Liber traditionum di Michaelbeuern, come suppone il Dopsch, egli ebbe una concubina di nome Adelaide, di stato servile, e da lei ebbe una figlia: concesse entrambe al cenobio di Michaelbeuern. Le fonti non ricordano altri suoi figli.
E. mori tra il 1122 ed il 1130 circa, di dicembre o di gennaio.
Fonti e Bibl.: Salzburger Urkundenbuch, I, a cura di W. Hauthaler, Salzburg 1910, p. 797 n. 57; Die Kärntner Geschichtsquellen, a cura di A. von Jaksch, III, 811-1202, Klagenfurt 1904, nn. 540, 570; IV, 1202-1269, ibid. 1906, tavv. XII a, XIV; Die Regesten der Grafen von Görz und Tirol, Pfalzgrafen von Kärnten, I, 957-1271, a cura di H. Wiesflecker, Innsbruck 1949, pp. 45-50, 55, 59; P. Paschini, Vicende del Friuli durante il dominio della casa imperiale di Franconia, in Mem. stor. forogiuliesi, IX (1913), pp. 350-353; Id., I patriarchi d'Aquileia nel sec. XII, ibid., X (1914), pp. 286, 289-95; A. Jaksch, Geschichte Kärntens bis 1335, I, Klagenfurt 1928, pp. 260 s.; H. Wiesflecker, Die politische Entwicktung der Grafschaft Gärz und ihr Erbfall an Österreich, in Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, LVI (1948), pp. 331-334; E. Weinzierl Fischer, Geschichte des Benediktinerklosters Millstatt in Kärnten, Klagenfurt 1951, pp. 26-32; H. Wiesfiecker, Meinhard der Zweite. Tirol, Kärnten und ihre Nachbarldnder am Ende des 13. Jahrhunderts, Innsbruck 1955, p. 10; J. P. J. Gewin, Herkunfs und Geschichte führender bayrisch-österreichischer Geschlechter im Hochmittelalter, Haag 1957, tav. D, pp. 95 s.; F. Tyroller, Erzbischof Friedrich I. von Köln und der bayerische Pfalzgraf E., in Annalen des historischen Vereins für den Niederrhein, CLX (1958), pp. 95-101; H. Dopsch, Gewaltbote und Pfalzgraf in Kärnten, in Carinthia I, CLXV (1975), pp. 142 ss., 149 s.; Id., Adel und Kirche als gestaltende Kräfte in der frühen Geschichte des Südostalpenraumen, ibid., CLXVI (1976), p. 36; Id., Salzburg und Aquileia, in Il Friuli dagli Ottoni agli Hohenstaufen, Udine 1983, pp. 526 s.; C. Fräss Ehrfeld, Geschichte Klirntens, I, Klagenfurt 1984, pp. 153, 428; W. Baum, Die Gründung des KlostersRosazzo und die Anfänge der Grafen von Görz, in Der Schlern, LXI (1987), pp. 625, 631; Id., Zur Kirchen- und Klosterpolitik der Grafen von Gorz, ibid., LXII (1988), pp. 467s.