DOLLFUSS, Engelbert
Uomo politico austriaco, nato a Texing, nella Bassa Austria, il 4 ottobre 1892, assassinato a Vienna il 25 luglio 1934. Uscito da famiglia di piccoli proprietarî di campagna, studiò giurisprudenza a Vienna ed economia politica a Berlino. Allo scoppio della guerra mondiale si arruolò volontario nel corpo scelto delle truppe alpine austriache. D0po la guerra compì i suoi studî a Berlino, e in Prussia rimase per alcuni anni, facendo le sue prime armi nel campo delle organizzazioni agricole. Rientrato in Austria, svolse la sua attività nelle organizzazioni economiche agricole austriache, tutte più o meno connesse col partito cristiano-sociale, e nelle quali D. fu l'uomo di fiducia del partito, che ne mise a profitto la riconosciuta competenza e le doti di organizzatore.
Nel luglio 1930 il D. entrò, in rappresentanza della classe agricola, nel Consiglio d'amministrazione delle ferrovie federali austriache, delle quali fu nominato, nell'ottobre dello stesso anno, presidente. Sei mesi più tardi, succedeva ad A. Thaler come ministro dell'Agricoltura e foreste nel gabinetto Ender-Schober-Winkler. Quando, nel maggio 1932, il gabinetto Buresch lasciò aperta un'ardua successione, il D. riuscì, dopo lunghe trattative, a comporre un ministero basato sui cristiano-sociali, sulle Heimwehren e sugli agrarî (20 maggio 1932), del quale assunse la presidenza, con i portafogli degli Esteri e dell'Agricoltura e Foreste. Incontrò subito molte resistenze da parte dei tedesco-nazionali e dei nazionalsocialisti; anche l'appoggio degli agrarî, che pure erano rappresentati nel suo gabinetto, non fu sempre cordiale e sincero; ma il suo compito più grave fu quello di affermare l'autorità dello stato sopra le fazioni in aperta lotta sanguinosa e di restaurare l'economia del paese gravemente compromessa. Scarso affidamento facendo sulle basi parlamentari del suo gabinetto, fin dal settembre 1932 cercò di sottrarsi a quest'incerto terreno, riesumando il Kriegswirtschaftliche Ermächtigungsgesetz del 1917 e in virtù di esso emanando provvedimenti con forza di legge, per assicurare l'ordine nel paese e riassestare la pubblica finanza. A questo fine negoziò anche un prestito a Losanna. Dopo il 4 marzo 1933, venuto meno il funzionamento del Nationalrat in seguito alle insanabili divergenze fra i partiti, instaurò l'autoritärer Kurs, cioè un regime di autorità al di fuori del parlamento e al disopra dei partiti. Cercò anche di liberarsi dalla base su cui aveva formato il suo gabinetto o almeno di toglierle le caratteristiche di partito per darle la fisionomia di un largo movimento aperto a tutti coloro che sinceramente volessero un'Austria indipendente, governata secondo i criterî di collaborazione fra le varie classi conforme alle tradizioni patriottiche e cristiane dell'Austria. Così egli chiamò in vita il Vaterländische Front (13 maggio 1933), il quale si opponeva tanto alle ideologie socialdemocratiche, fortissime ancora in Vienna, quanto alla marea montante del nazionalsocialismo. L'energia dimostrata dal D. gli valse l'appoggio e la stima, all'estero, di uomini di governo, in particolare di B. Mussolini, col quale il D. ebbe importanti convegni a Roma (12 aprile 1933) e a Riccione (19-20 agosto 1933). Dopo aver fatto sciogliere l'organizzazione armata dei socialdemocratici (31 marzo 1933) e il partito nazionalsocialista (19 giugno 1933) ricompose il gabinetto quando anche gli agrarî si staccarono definitivamente dal suo movimento (17 settembre 1933). In questo secondo gabinetto assunse i portafogli degli Esteri, dell'Agricoltura, della Difesa, della Sicurezza nazionale. Il 3 ottobre 1933 fu, non gravemente, ferito da un colpo di rivoltella sparatogli contro da un nazionalsocialista. Il governo rispose con grande energia e severità prendendo misure eccezionali per combattere il terrorismo. La stessa inflessibile energia il D. spiegò per soffocare ed eliminare l'insurreziona dei socialdemocratici, di cui ebbe ragione in pochi giorni (12-15 febbraio 1934). Il 25 luglio 1934 al momento del colpo di mano che avrebbe dovuto aprire la via a un governo di nazionalsocialisti cadde ucciso a revolverate nel palazzo della Cancelleria dove erano penetrati un centinaio di ribelli.