BRIZZI, Enea
Nato all'isola del Giglio il 26 febbr. 1821 da Pietro e Maddalena Rosi, trascorse l'adolescenza e la gioventù a Firenze, dove studiò armonia e composizione con L. Picchianti e L. M. Viviani. Dedicatosi anche allo studio della tromba con P. Mattiozzi, nel 1842 fu nominato capo della fanfara dei carabinieri e nel 1850 passò a dirigere la banda dei veliti toscani, coadiuvato dai fratelli Gioacchino e Giovanni Bimboni. Compose, inoltre, vari inni, marce e altra musica per banda, fra cui si ricordano l'inno Delle spade il fiero lampo di A. Brofferio e la marcia Il parco. In seguito fu nel corpo dei granatieri (1859) e nel 35º reggimento di fanteria (1861); terminato il servizio militare il 30 apr. 1865, diresse dapprima come soldato, poi come ufficiale la banda musicale della guardia nazionale di Firenze.
Fin dagli anni giovanili il B. fu pure variamente attivo: nel 1842 aveva fondato, infatti, insieme con G. Niccolai, la casa musicale "Brizzi e Niccolai", che mantenne questo nome anche quando il B., per dissesti economici, si ritirò. Miglior sorte ebbe, invece, la Società orchestrale Orfeo, da lui fondata e diretta, con la quale viaggiò molto per tutte le principali città d'Italia, ottenendo ovunque grandi successi. Come suonatore di tromba fu assai ricercato nelle orchestre per il suo suono forte ed espressivo e il suo "fraseggiare più che da strumentista da cantante perfetto" (Cianchi).
Secondo il Billé, il B. sarebbe stato chiamato "la tromba del Giudizio universale" dal direttore d'orchestra A. Mariani in occasione dell'esecuzione, insieme con i più grandi solisti italiani, dello Stabat Mater di Rossini diretto da Donizetti nei giorni 18-20 marzo 1842 nella sala dell'Archiginnasio a Bologna, ma l'aneddoto va riferito a un altro insigne suonatore di tromba, il bolognese Gaetano Brizzi, al quale tale appellativo fu dato da Donizetti e non dal Mariani. Dei numerosi concerti di cui è, invece, accertata la partecipazione del B., si ricordano quello del 3 luglio 1844 nel salone del Palazzo Vecchio di Firenze, come tromba maggiore dei carabinieri, il Concertone di T. Mabellini alla Filarmonica fiorentina il 29 nov. 1846, in cui ottenne larghi consensi nei suoi a solo di corno e di tromba, quelli in occasione delle feste per il SS. Crocifisso della Buona Morte, dal 24 al 26 ag. 1852, a Rimini, dove eseguì dei pezzi a parte, oltre al concerto scritto da G. Pacini e quelli in convegni privati a Parigi nel novembre 1856, accolti con grande favore. Quando Poi Pio IX andò in visita a Firenze (20 ag. 1857) e in suo onore nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio furono eseguiti tre oratori di P. Raimondi, il B. "col solo di tromba ed il Bimboni col clarinetto" ressero la seconda parte del terzo oratorio, Il Giacobbe, ottenendo grande successo (cfr. Gazz. musicale di Milano).Per le sue qualità, il 2 sett. 1846 il B. era stato eletto professore strumentista dell'Accademia fiorentina di belle arti e, alla soppressione di questa, il 21 dic. 1860 venne aggregato come socio corrispondente con titolo onorifico all'Accademia musicale fiorentina. Fu anche prima tromba di camera e di cappella della corte granducale di Toscana ed ebbe poi le onorificenze degli ordini dei SS. Maurizio e Lazzaro, della Corona d'Italia e di quello del Cristo del Portogallo. Negli ultimi anni della sua vita il B. condusse anche un'impresa al Teatro La Pergola di Firenze (carnevale 1879-1880) e diresse alcune opere al Teatro Niccolini (1881-1882) e al Teatro Pagliano (1885). Pur continuando, inoltre, a istruire e a dirigere bande, si ritirò a Barberino di Mugello, dove morì il 31 maggio 1886 e poiché era "popolarissimo" in Toscana, un comitato, formato da società musicali e culturali, ne fece trasportare la salma a Firenze, dove fu sepolto il 7 giugno 1886.
Concertista e direttore d'orchestra di notevole fama, il B. ebbe, secondo lo Schmidi, "sentimento musicale squisitissimo" e grande bravura "nell'interpretare a meraviglia le intenzioni dei compositori", ma fu presto dimenticato, essendo andate perdute quasi tutte le sue composizioni, le cui copie, conservate dalla casa Ricordi che le aveva pubblicate, furono distrutte in un incendio del 1943. Nel giornale fiorentino Il Sabatino dell'11 sett. 1847 (n. 21, p. 94) è citato, fra le musiche edite da G. G. Guidi, un Gran valzer del B., scritto per orchestra o fanfara e ridotto per pianoforte da C. Fortini, ma anche di questa composizione non si ha più la musica.
Fonti e Bibl.: Notizie, in Gazzetta musicale di Milano, III (1844), n. 28, p. 21; V (1846), n. 51, pp. 405 s.; X (1852), n. 32, p. 143; XIV (1856), n. 46, p. 367; XV (1857), n. 36, p. 286; necrologio, ibid., XLI (1886), n. 24, p. 187; E. Cianchi, Cenni necrol. dell'accad. corr. E. B., in Atti dell'Acc. del R. Istituto musicale di Firenze, XXV (1887), pp. 14-17; E. Carozzi, E. B., in Almanacco teatrale italiano per l'annata 1887, Milano 1887, pp. 817-819; G. Monaldi, Orchestre e direttori del sec. XIX, in Rivista musicale italiana, XVI(1909), pp. 137, 534 ss.; Id., Imiei ricordi musicali, Roma 1921, pp. 55 s.; U.Morini, La R. Acc. degli Immobili ed il suo Teatro "La Pergola" (1649-1925), Pisa 1926, pp. 243 s.; I. Billé, Gli strumenti ad arco e i suoi cultori, Roma 1928, p. 196; C. Schmidl, Diz.universale dei Musicisti, I, p. 249; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 324.