ENDERTA
ENDERTÀ. - Fra le regioni del Tigrè (A. O. I.) questa è una delle più importanti, soprattutto dal punto di vista politico, giacché vi si trova uno dei centri abitati maggiori, Macallè. Si estende nella parte sud-occidentale del Tigrè, lungo il margine dell'altipiano che guarda il bassopiano e la depressione dancala, tra le regioni Aulalò e Gheraltà a nord, il Tembien a occidente e il Seloà a Sud.
Due carovaniere importanti attraversavano la regione prima della conquista italiana: una più orientale proveniente da Adigrat e da Guna Guna al confine eritreo e l'altra a occidente, che da Adua raggiunge Macallè, per congiungersi alla prima nella zona meridionale dell'Endertà, presso Adi Aderà. Oltre a Macallè, altre località notevoli sono Antalò, Scelicot e Bina.
Attualmente la regione fa parte del governo dell'Eritrea, appartenendo in parte al commissariato di Adigrat e in parte a quello di Macallè.
Azioni militari. - In questa regione si svolse nel febbraio 1936 una grande battaglia, che costituisce la prima fase della battaglia strategica combattutasi nello scacchiere settentrionale durante la guerra italo-etiopica. Assicurata con la prima battaglia del Tembien (v. App.) la destra dello schieramento italiano nel Tigrè, ultimata la riorganizzazione logistica e giunti rinforzi dall'Italia, il maresciallo Badoglio decise ai primi di febbraio 1936 di muovere contro la massa principale avversaria. Questa, forte di circa 80.000 uomini al comando di ras Mulughietà, si era ammassata nella regione dell'Endertà dove si era sistemata a difesa su una linea il cui centro era costituito dall'Amba Aradam, imponente bastione di circa 2750 m. lungo 8 km. in direzione est-ovest e largo 3 km. in direzione nord-sud. Tatticamente l'Amba rappresentava una posizione che non poteva essere attaccata direttamente senza pagare un troppo forte contributo di sangue. Pertanto il Comando superiore decise di condurre un'azione offensiva manovrando per doppio aggiramento, col I corpo d'armata a est e il III corpo a ovest; in riserva la 1ª divisione eritrea, il VI gruppo Camicie Nere e la divisione "Assietta". Al centro del nostro schieramento era concentrata, alle dirette dipendenze del Comando superiore, una forte massa di artiglierie.
La mattina del 10 i due corpi d'armata iniziarono il movimento attestandosi sulla sponda destra del Gabat, dal Passo Dogheà ad Auzebà. L'11, mentre il III corpo sostava sulle posizioni, il I si portava oltre il Gabat occupando le posizioni di Taga Taga-M. Addimara-Merè Miti. Il 12 l'avanzata veniva ripresa su tutta la linea e i due corpi d'armata, malgrado violenti ritorni offensivi dell'avversario, raggiungevano la linea Dansà-Enda Gaber-Adi Gul Negus-Adi Mai Ciaà-Adi Serghem che doveva servire di base di partenza per la manovra avvolgente. Dopo due giorni di sosta impiegati per dar riposo alle truppe, riorganizzare i servizî e spostare le artiglierie, il 15 aveva inizio la seconda fase dell'attacco: i due corpi d'armata aggirato il massiccio da est e da ovest alla fine della stessa giornata si ricongiungevano a sud di esso sulla linea M. Boerà-Antalò-Belesat-Adi Mai Ciaà, mentre reparti di Camicie Nere al comando del duca di Pistoia issavano il tricolore sulla sommità dell'Amba Aradam. Il nemico si ritirava in disordine verso sud e sud-ovest.
Le perdite subite dagli Abissini ammontarono a oltre 20.000 uomini tra morti e feriti. Perdite italiane: 36 ufficiali, 621 nazionali e 145 eritrei tra morti e feriti.