ENCRATITI
. Questo nome designa per sé soltanto coloro (cristiani) che praticano la continenza (gr. ἐγκράτεια); Ireneo parla infatti di "continenti) (ἐγκρατεῖς) ma Clemente Alessandrino, Ippolito Romano ed Eusebio di "encratiti" (ἐγρατηταί o ἐγκρατίται) come di una setta; la quale sarebbe stata fondata da Taziano (v.), e continuata da Giulio Cassiano e da Severo (onde il nome di "severiani"). In realtà, più che d'una setta, si dovrebbe parlare di una dottrina la quale condannava l'uso di cibi animali e del vino, nonché le nozze e la procreazione: dottrine già combattute in I Timoteo, IV,1-5 (cfr. V, 23). L'insegnamento di Taziano è collegato da Ireneo con quello di Saturnino e di Marcione, mentre Cassiano è accusato, da S. Girolamo e da Clemente, di docetismo (v.); quest'ultimo si accorda bene con i presupposti dualistici di quell'ascetismo che vede nella materia il male e nella creazione l'opera di potenze avverse a Dio. Sotto questo aspetto, l'encratismo, che si diffuse abbastanza largamente nel sec. II, specie in Oriente, e che si manifesta in parecchi scritti apocrifi (dal Vangelo secondo gli Egiziani agli Atti di Paolo) può essere ricollegato allo gnosticismo, come le dottrine affini, condannate nel sec. IV dal sinodo di Gangra, all'influsso del manicheismo.
Fonti Principali: Ireneo, Adv. haer., I, xxv111 (greco in Eusebio, Hist. Eccl., IV, 29); Ippolito, Philosoph., VIII, vii, 20; Clemente Al., Strom., I, 15; II, 5, 6, 9-18; Eusebio, l. c.; Epifanio, Panar., h. 45-47; Girolamo, In Gal., III, v1, 8.
Bibl.: G. Bareille, in Dict. de théol. cath., V, I, col. 4 segg.; T. Zahn, Gesch. des neutestam. Kanons, II, Lipsia 1890, p. 628 segg.; H. Strathmann, Geschichte der frühchristliche Askese, I, Lipsia 1914; M. Zappalà, Taziano e lo gnosticismo, in Riv. trim. di studi filos. e relig., III (1922), p. 307 segg.; id., L'encratismo di Giulio Cassiano ecc., ibid., p. 414; E. Buonaiuti, Le origini dell'ascetismo cristiano, Pinerolo 1928, p. 93 segg.