ENCELADO (᾿Εγκέλαδος)
Uno dei Giganti (v.) che presero parte al combattimento contro gli dèi. Figlio di Tartaros e Ghe, nella tradizione letteraria e figurativa più comune appare come avversario di Atena (meno spesso di Zeus) che lo atterra con la lancia, anche afferrandolo per la cresta dell'elmo. Una tradizione locale dell'Arcadia, riportata da Pausania (viii, 47, 1), narrava che Atena si era lanciata col carro contro E., tanto da assumere presso i Tegeati l'attributo di Ippia. Un'altra tradizione, che si sviluppa solo dopo l'ellenismo, narra di E. che giace sotto l'Etna, scagliatagli addosso da Atena.
Nell'arte figurativa, a partire dalla metà del VI sec. a. C. si hanno numerose rappresentazioni del combattimento di Atena ed E., talora in scena isolata, più spesso come gruppo nell'ampia composizione della gigantomachia. Quando le figure sono accompagnate dall'iscrizione, l'identificazione con E. del gigante abbattuto dalla dea è sicura; quando il nome iscritto manca, l'identificazione è sempre solo probabile: E. infatti non è contraddistinto da nessun attributo speciale, e talvolta figure di giganti iconograficamente simili ad E. sono distinte da un diverso nome, come è il caso di Berektas, gigante per altro ignoto che è avversario di Atena sul fregio N del Tesoro dei Sifni a Delfi. Sicuramente appare E. su un'anfora a figure nere da Caere, ora al Louvre, E. 732, di fabbricazione ceretana (l'iscrizione indica il gigante come ΗΕΚΗΕΛΑΔΟΣ); su un'òlpe a figure nere della Collezione Castellani 538 al Museo di Villa Giulia, del 530-520 circa; su un'anfora al museo di Rouen della fine del VI sec.; su un'oinochòe della Collezione Durand; su una kölix attica a Berlino F. 2531, opera di Aristophanes ed Erginos del 420-400; su un cratere frammentario a Napoli (inv. 2045, H 2883) della maniera del Pittore di Pronomos, della fine del V sec.; e infine su un frammento pure della fine del V sec. a Napoli (H 2664) dove la figura del gigante contrassegnata dall'iscrizione EN(κελαδος) è ora perduta, mentre appare sul frammento la figura di Atena armata, che rende certa l'integrazione. Inoltre dalle fonti è ricordata una rappresentazione di Atena ed E. su una metopa del tempio di Apollo a Delfi (Eurip., Ion, 209-210) e a ricamo sul peplo di Atena (Schol. Aristoph., Eq., 566).
La tradizione letteraria ci informa che la lotta contro E. fu una delle maggiori gesta di Atena (in Euripide, Ciclope, 5-9, un sileno millantatore si vanta di essere l'uccisore di E. e questo prova la grandezza di tale azione) e ci presenta, insieme all'iconografia certa del gigante, E. non provvisto di alcun attributo caratterizzante: per questa ragione vanno eliminati dalla serie delle rappresentazioni di E. tutti i monumenti che presentano Atena in lotta con un gigante alato e con terminazioni anguiformi, come, ad esempio, il coperchio di specchio (che appare invece nell'elenco dello Escher in Pauly-Wissowa), il gruppo sul fregio del tempio di Atena Priene, il rilievo del teatro di Catania, il rilievo perduto da Afrodisiade e il frammento da una fontana pure da Afrodisiade. I monumenti con raffigurazione probabile di E. sono numerosi: tra le opere di scultura ricorderemo il gruppo centrale del frontone orientale dell'Hekatompedon pisistrateo dell'acropoli di Atene; il frontone frammentario del tesoro dei Megaresi ad Olimpia, del 520 circa; un rilievo frammentario dell'Acropoli (inv. 121) dell'inizio del V sec.; una metopa del tempio E di Selinunte, al museo di Palermo; il gruppo del fregio del tempio di Posidone a Capo Sunio; la quarta metopa del lato E del Partenone; un rilievo frammentario dal Laurion, ora ad Atene (per la cui discussa datazione si rimanda a W. H. Schuchhardt, in Charites, Bonn 1957, p. 59 ss.); una metopa del tempio di Atena a Troia della fine del IV sec.; il gruppo del fregio del grande altare di Zeus a Pergamo; un rilievo da Sagalasso e infine il rilievo scolpito sul peplo dell'Atena Chigi a Dresda. Uno schema iconografico insolito appare nella statuetta ellenistica in avorio recentemente rinvenuta a Paestum insieme a una statuetta di Atena. E. è anche riconoscibile con probabilità in alcuni rilievi di placche bronzee, provenienti da diversi centri etruschi di fabbricazione locale, ora nei musei di Boston, Vaticano e Parigi, Louvre e, su vasi, in una kölix di Brygos, su una lèkythos attica a figure nere del Pittore di Atena (490-80) al Metropolitan Museum di New York; su uno stàmnos del Pittore di Altamura a Orvieto (Collezione Faina) e su un cratere attico da Spina, del 430 circa.
Bibl.: Per le fonti, l'elenco completo è dato dallo Escher, in Pauly-Wissowa, V, 1905, c. 2578, s. v.; F. Vian, Répertoire des gigantomachies figurées dans l'art grece et romain, Parigi 1951, con bibl. prec.; id., La guerre des géants (le mythe avant l'époque héllénistique), Parigi 1952, p. 201 ss.; H. Walter, in Ath. Mitt., LXIX-LXX, 1954-5, p. 103.