ENCEFALITE (dal gr. ἐγκέϕαλος "cervello" e il suffisso ite delle infiammazioni)
Infiammazione a focolaio o diffusa del parenchima cerebrale, dovuta a traumi, a intossicazioni (alcool, avvelenamenti per ossido di carbonio, acido solforico, ecc.), a tossinfezioni. Tra le encefaliti dovute a quest'ultima causa deve essere ricordata soprattutto l'encefalite epidemica o letargica. Nelle forme non epidemiche la sintomatologia è poco definita, e corrisponde in genere a quella di una grave infezione. Le forme epidemiche (acute) sono, invece, contraddistinte da disturbi del sonno (letargo, insonnia, sonno inverso), delirî, paresi lievi e transitorie dei muscoli della faccia e degli arti, movimenti involontarî, disturbi del tono. Le forme croniche si rivelano con quel complesso sintomatico particolare che va sotto il nome di parkinsonismo encefalitico. Dal punto di vista anatomopatologico le lesioni sono molteplici e varie. Macroscopicamente la sostanza cerebrale appare tumida e può presentare emorragie puntiformi più o meno estese (encefalite emorragica); in altri casi si nota la comparsa di focolai purulenti (encefalite purulenta), o di vere e proprie cavità ascessuali (ascesso cerebrale). Microscopicamente si nota nei focolai infiammatorî infiltrazione di cellule negli spazî perivascolari (manicotti perivascolari tipici dell'encefalite epidemica), degenerazione di fibre e cellule nervose. Le encefaliti sono sempre malattie gravi, spesso mortali e i cui postumi gravemente debilitano il malato (paralisi, parkinsonismo, deficit mentale). La prognosi è spesso infausta tanto quoad vitam, quanto quoad sanationem. La cura è quella della malattia originaria nelle forme d'infezione; in quelle purulente (ascesso cerebrale) s'impone l'intervento chirurgico; nell'encefalite epidemica, infine, s'ottiene qualche risultato dalla somministrazione di ioduri ad alte dosi, d'urotropina, di metalli colloidali.