EMPORIO (ἐμπόριον, emporium)
L'emporio per i Greci è in linea generale il luogo ove si commercia all'ingrosso, sia che tal luogo stia in vicinanza di una città, sia che si trovi invece in località disabitata, dove stranieri e indigeni convengano in giorni determinati per scambiare le loro merci. Poiché d'altro lato il commercio è per i Greci e per gli altri popoli del Mediterraneo soprattutto un commercio marittimo, così l'emporio è di solito una località situata sulla costa, là dove particolari condizioni naturali permettano un facile e sicuro approdo.
Più tardi, quando il commercio si accentra nelle città che molto spesso sono nate dal primitivo emporio, e conservano tal nome, l'emporio è quella parte della città stessa che si stende in immediata vicinanza del porto, e forma tutt'uno con questo. Infatti sovente l'emporio è diviso e lontano dalla città, se questa è un po' distante dal mare, o è lasciato fuori delle mura, come a Calcide di Eubea, a Taso, a Nasso di Sicilia, o, se pure è compreso entro le mura, è considerato come un'unità separata dalla città. Un confine segnato da cippi o da altra chiusura continua ne indica i limiti, i quali hanno particolarmente un valore fiscale, in quanto l'emporio è considerato, almeno secondo le ipotesi più attendibili, porto franco. Entro di esso vigono norme speciali, la cui osservanza spetta a magistrati appositi, gli ἐπιμεληταὶ τοῦ ἐμπορίον.
Di tutti gli emporî dell'antichità il più importante e meglio conosciuto, anche nella sua disposizione topografica, è quello del Pireo. Esso si stendeva nella parte più interna del porto: lungo di questa correva una banchina; altre banchine trasversali dividevano il bacino in tante sezioni, destinate ai varî generi di navi. Una piazza era riservata allo scarico delle merci (ἐξαίρεσις). All'intorno si allineavano cinque portici a colonne per l'esposizione e la vendita delle merci: uno di tali portici era il digma (v.), un altro era adibito al commercio dei cereali (ἀλϕιτόπωλις). A Roma l'emporio era ai piedi dell'Aventino, fra questo e la riva sinistra del Tevere, dove si fermavano le navi che risalivano il fiume da Ostia. Esso fu stabilito dagli edili curuli M. Emilio Lepido e L. Emilio Paolo nel 193 a. C. (Livio, XXXV, 10, 12), e fu probabilmente in origine nulla più che un'area libera con banchine e botteghe. Nel 174 l'area fu lastricata e recinta. Più tardi non si ha più memoria di esso come di un'unità distinta; esso dovette divenire parte di tutto il vasto sistema di banchine, magazzini, ecc., che costituiva il porto tiberino di Roma.
Bibl.: K. Lehmann-Hartleben, Die antiken Hafenanlagen des Mittelmeeres, Lipsia 1923, p. 28 segg.; p. 120 segg.; C. Wachsmuth, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. 2532 segg. Per il Pireo: id., Die Stadt Athen im Altertum, II, Lipsia 1890, p. 96 segg.; per l'emporio di Roma: S. B. Platner-Th. Ashby, Topogr. Diction. of Rom., Oxford 1929.