empirismo
empirismo [Der. di empirico] [FAF] Atteggiamento epistemologico che pone nell'esperienza la fonte della conoscenza. Si oppone a innatismo e a razionalismo, le quali concezioni fanno derivare la conoscenza per deduzione da principi razionali a priori evidenti. Nella storia del pensiero filosofico e scientifico l'e. è rappresentato, per l'antichità, in modo particolare dagli epicurei e dagli stoici; per l'età moderna, spec. da R. Bacone, J. Locke e D. Hume. Quest'ultimo portò l'e. allo scetticismo, suscitando la reazione di I. Kant, che con il suo "criticismo", operò una sintesi delle ragioni vitali dell'e. e del suo opposto, il razionalismo. ◆ [ALG] [ANM] Nella matematica, l'e. è caratterizzato dalla preferenza o dall'accettazione esclusiva delle dimostrazioni aventi carattere costruttivo, dal rifiuto dell'infinito attuale in ogni sua forma e da una rigorosa cautela nell'uso dell'infinito, anche potenziale. Secondo E. Borel (che è stato il più insigne esponente dell'e. matematico moderno) e la sua scuola, non si possono considerare, per es., come dotati di effettiva esistenza i numeri trascendenti, giacché essi sfuggono, in generale, alla possibilità di una concreta costruzione; così pure, non ha senso parlare di un insieme costruito mediante infinite scelte arbitrarie, ossia facendo uso del postulato di Zermelo. ◆ [FAF] E. logico: movimento neopositivista nato intorno al 1929 come Circolo di Vienna: v. epistemologia: II 435 e.