EMPEDOCLE ('Εμπεδοκλής, Empedocles)
Filosofo greco naturalista, politico oratore, poeta, nato ad Agrigento verso il 490 a.C., visse c.a sessant'anni (Diog. Laert.,VIII 52,74). Sebbene aristocratico di nascita, appartenne al partito democratico. Il nonno, suo omonimo, aveva vinto nel 496 a.C. a Olimpia con una quadriga, mentre il padre Metone aveva avuto un ruolo politico nella cacciata del figlio di Terone (Diod. Sic.,XI 53; Diog. Laert.,VIII 72). Dopo la morte di Metone, E. avrebbe rifiutato la dignità regale che gli veniva offerta e si sarebbe mantenuto saldo nel suo sentimento democratico nei confronti di velleità oligarchiche (Diog. Laert., VIII, 63 ss., 72). Successivamente, quando Agrigento era in balìa delle contese civili, dall'ostilità dei discendenti dei suoi nemici fu costretto all'esilio nel Peloponneso ove morì (Diog. Laert., VIII, 67). Sulle circostanze della sua morte, ci sono state tramandate contrastanti versioni. I seguaci di E. raccontavano di una prodigiosa scomparsa del maestro dopo un convito sacrificale e della sua improvvisa apparizione a Selinunte (Diog. Laert., VIII, 67-68, 70). Una diversa leggenda relativa alla sua morte e alla sua apoteosi fu divulgata dai detrattori, i quali favoleggiarono che E. si sarebbe gettato nell'Etna, per far credere, con la sua scomparsa, di essere stato assunto in cielo come un eroe, ma il vulcano avrebbe eruttato i suoi sandali di bronzo rivelando l'inganno (Diog. Laert., VIII, 67, 74; Strab., VI, 274; Hor., Ars, 464). E. fu celebrato anche come taumaturgo e mago (Diog. Laert., VIII, 59-62, 67, 70). Per molti versi egli ricorda la personalità di Pitagora, suo maestro (Diog. Laert., VIII, 54, 55).
Diogene Laerzio (VIII, 72) tramanda l'esistenza di statue di E. ad Agrigento e a Roma, affermando che ancora ai suoi tempi, e cioè alla metà del III sec. d.C., si vedevano immagini dipinte del filosofo. Lo stesso autore (VIII, 73) ne ricorda la folta chioma, il volto serio e grave e il contegno regale.
Su tali basi recentemente il nome di E. è stato associato al ritratto in bronzo di un personaggio con folta capigliatura e un'espressione piuttosto seria, al Museo Archeologico di Napoli, collocato originariamente nel piccolo peristilio della Villa dei Papiri di Ercolano (precedentemente identificato col filosofo Eraclito). Oltre alla collocazione del ritratto in esame di fronte a quello di Pitagora, suo maestro, si sono volute includere in tali argomentazioni le notizie sulle capacità magiche di detto personaggio, del resto comuni alla scuola pitagorica, nell'ambito di un tentativo di reinterpretazione globale del programma decorativo del piccolo peristilio (e conseguentemente delle varie identificazioni), in chiave, appunto, neopitagorica (Wojcik, 1986).
Bibl.: D. Comparetti, G. De Petra, La Villa dei Pisoni a Ercolano. I suoi monumenti e la sua biblioteca, Torino 1883 (ristampa con nota di A. de Franciscis, Napoli 1972), p. 262, n. 9, tav. XIII, 4; E. Wellmann, in RE, V, 1905, cc. 2507-2512, s.v., n. 3; M. R. Wojcik, La Villa dei Papiri a Ercolano. Contributo alla ricostruzione dell'ideologia della «nobilitas» tardorepubblicana (Soprintendenza archeologica di Pompei, Monografie, 1), Roma 1986, pp. 117 s., 195 s.