empatia
empatìa s. f. – Termine che traduce il tedesco Einfühlung, usato in estetica e in psicologia, a partire dalla seconda metà del 19° secolo, per indicare la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona con nessuna o scarsa partecipazione emotiva (quest’ultima è invece presente nel sentimento di simpatia). Il tema della comprensione empatica, ripreso in chiave fenomenologica durante il 20° secolo relativamente al problema degli altri e dell’intersoggettività (E. Stein, M. Merleau-Ponty), a partire dagli anni Novanta è stato rielaborato nell’ambito delle scienze cognitive, nella filosofia della psicologia e nella filosofia della mente, a partire da alcune tesi della filosofia analitica, in partic. di W. V. Quine e, successivamente, con l’identificazione dei neuroni specchio, nelle neuroscienze relativamente alla possibilità di individuarne le basi neurobiologiche. Quine ritiene che l’attribuzione dei cosiddetti atteggiamenti proposizionali o stati intenzionali, mediante i quali nella psicologia del senso comune viene spiegato il comportamento dei propri simili secondo il modello mezzi-scopi, si basi essenzialmente su una simulazione di tipo empatico. Le attribuzioni di credenza e desiderio sarebbero fondate sull’ipotesi che il soggetto da interpretare proferisca enunciati e abbia percezioni, credenze, desideri e in genere atteggiamenti proposizionali simili a quelli che avremmo noi se ci trovassimo al suo posto; tale simulazione costituirebbe una modalità epistemica naturale. Utilizzata e sviluppata sin dai primi anni Ottanta da S. Stich per l’analisi semantica degli enunciati di credenza, tale impostazione è alla base della ripresa del concetto di simulazione empatica nella filosofia della mente in opposizione al modello delle attribuzioni di atteggiamenti proposizionali difeso dai filosofi della mente di orientamento funzionalista (D.K. Lewis, J. Fodor), ossia del modello denominato teoria della teoria (theory theory; per un’ampia panoramica delle posizioni si veda A. Rainone, La riscoperta dell’empatia, 2005), secondo cui tali attribuzioni, intese come descrizioni di antecedenti causali (ragioni, motivi) di un comportamento già osservato o anche di un comportamento imminente (e quindi predicibile), si baserebbero su un insieme di generalizzazioni o leggi di senso comune, che pongono in correlazione stati mentali con altri stati mentali o con comportamenti. Con l’apprendimento e la socializzazione ciascun individuo acquisirebbe questa teoria (detta folk psychology), imparando a usare le sue leggi come regole di inferenza sia per spiegare sia per predire il comportamento dei suoi simili. Diversamente, i sostenitori della simulation theory (fra i quali, R. Gordon, A.I. Goldman e J. Heil) ritengono che le nostre capacità esplicative e predittive del comportamento umano siano in larga misura basate su un’attività di simulazione immaginativa (di solito espressa controfattualmente) degli stati mentali altrui e delle azioni, verbali e non verbali, che ne conseguono. Con la scoperta dei neuroni specchio, a opera di G. Rizzolatti, la teoria della simulazione empatica è stata integrata nella ricerca neurobiologica, esplorando le possibilità di fornire basi neurologiche all’e., e alla teoria del mindreading, ossia della lettura della mente di altri volta a spiegare e comprendere il comportamento finalizzato dei propri simili. Negli scenari attuali accanto alla ripresa di temi evoluzionistici, nei quali l’e. viene studiata in termini naturalistici in relazione alla sua utilità per l’adattamento e per la sopravvivenza, sul versante delle neuroscienze si è insistito sia sulla possibilità di studiare i processi empatici in chiave neurobiologica sia nella direzione di un’integrazione fra fenomenologia e acquisizioni delle neuroscienze, in cui l’e. rientra nella questione della percezione degli altri, del corpo vitale, proprio e altrui, e dell’intersoggettività. In tale ambito rientrano, pur secondo diverse prospettive, sia le ricerche sulla naturalizzazione della fenomenologia, in dialogo con le prospettive del nuovo cognitivismo (Naturalizing phenomenology. Issues in contemporary phenomenology and cognitive science, ed. J. Petitot, F.J. Varela, B. Pachoud et al., 1999) sia le ricerche che, a partire dallo studio del funzionamento dei neuroni specchio elaborano simulazioni incarnate (emobodied simulation), integrando fenomenologia, neurobiologia e teoria della mente incarnata.