EMMENIDI ('Εμμενίδαι)
Potente famiglia di Agrigento, che giunse al massimo splendore nel primo trentennio del secolo V a. C. coi due figli di Enesidemo, Terone e Senocrate, l'uno padre di Trasideo, l'altro di Trasibulo (v. agrigento). Pindaro, che ebbe occasione di conoscere quest'ultimo in Grecia, nel 490, cantò le glorie della famiglia. Secondo il poeta, essa era d'origine tebana: aveva come capostipite Edipo figlio di Laio, da cui discendeva per la linea di Polinice e del successore Tersandro. Ma Pindaro accenna ancora, un po' oscuramente, alla discendenza degli Emmenidi da Cadmo. Si vennero pertanto a formare, sotto la penna degli antichi eruditi, due genealogie degli Emmenidi: una cominciava da Laio, e per il ramo di Polinice correva per 12 o 13 generazioni sino a Terone: l'altra si rifaceva a Cadmo, passando per Edipo ed Eteocle, e contava 27 generazioni, vale a dire 900 anni. Le ricostruzioni dei moderni restano necessariamente problematiche. È certo che nella prima genealogia deve esserci un'ampia lacuna. Quel che più importa, è di sapere qual è il posto che in esse spetta ad Emmenida, che sarebbe veramente il primo personaggio storico della famiglia. La versione più sicura è quella che lo dà come padre di Enesidemo. Ci sono ricordati, come parenti di Terone, Ippocrate e Capi, figli di Senodico; ma sembra non appartenessero al ramo degli Emmenidi. Questa famiglia sarebbe venuta ad Agrigento da Rodi, o, secondo un'altra versione, da Tera. Per primo sarebbe giunto Telemaco, il quale rovesciò la tirannia di Falaride. Gli Emmenidi professavano in particolare il culto dei Dioscuri.
Bibl.: A. Holm, Stor. d. Sic. nell'antich., trad. italiana, I, Torino 1896, p. 391; E. Freeman, Hist. of Sicily, II, pp. 28, 144 segg. 278 segg.; H. Swoboda, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. 2498 segg.